MESSAGGIO DEL S.·.G.·.M.·. GIOVANNI CECCONI: L’ORTODOSSIA MASSONICA

 RITO SIMBOLICO ITALIANO 

 

 

MESSAGGIO

del


GRAN MAESTRO DEGLI ARCHITETTI

del


RITO SIMBOLICO ITALIANO

L’ORTODOSSIA MASSONICA

“Per quanto il termine ortodossia sembri estraneo alla Massoneria, per essere servito, soprattutto, ad indicare le posizioni dogmatiche della Chiesa Romana e, sebbene il solo accennarvi possa costituire motivo di scandalo per coloro che amano professarsi seguaci del “libero pensiero” non resta meno che il suo uso, sul piano massonico, risulti corretto, se non essenziale.

Poiché, infatti, l’etimologia del termine indica che l’opinione (doxa) intorno ad una dottrina deve essere retta (ortè), ossia corrispondente a quelle che ne sono le caratteristiche intrinseche, nessuna obiezione appare valida, quando esso venga adoperato per indicare non tanto l’esigenza di una unità interpretativa, quanto la rispondenza delle interpretazioni al significato di principi qualificati dal Rituale come “immutabili e perfetti”.

Sotto questo profilo, allora, si può ben dire che l’ortodossia massonica consiste, prima di tutto, nel seguire fedelmente la Tradizione, nel conservare con cura i simboli e le forme rituali che esprimono la Tradizione stessa e ne sono come l’abito, nel respingere qualsiasi innovazione sospetta di modernismo e definire quest’ultimo come l’abuso della critica, il rifiuto del simbolismo, la negazione di tutto ciò che costituisce la scienza esoterica e tradizionale.

In una parola, nell’assumere una posizione che non faccia mai dimenticare
il carattere iniziatico della Massoneria, che non è e non può
essere, né un club, né un’associazione di mutuo soccorso.

Ma se l’ortodossia massonica ha il suo fondamento nel riconoscere nella massoneria, una società iniziatica perfetta, (l’unica nel mondo occidentale in possesso di una filiazione tradizionale autentica..al di fuori della quale non si potrebbe parlare che di pseudoiniziazione ) essa non può significare che il continuo confronto tra ciò che è stato trasmesso ed il modo in cui viene ricevuto, sia che ciò riguardi l’essenzialità del simbolismo, che il significato della tolleranza o la validità del G.A.D.U., tre punti cogenti, in un’epoca nella quale troppi fratelli vivono, ancora, oggi nell’ ignoranza completa del simbolismo e della sua interpretazione esoterica” ed abbandonano o trascurano gli studio iniziatici, senza i quali il la ritualità non è altro che un insieme di cerimonie vuote di significato, come nelle religioni esoteriche.

Ridotti a semplici ornamenti, i simboli perdono, interamente, la loro efficacia, mentre il rituale diventa una recitazione monotona di cui si tende a liberarsi il prima possibile, tanto che non manca chi sollecita riunioni, nelle quali si discutano argomenti sociali o politici e si costituiscono gruppi contrapposti, dimenticando il valore trasmutativo dell’eggregora.

Se l’ortodossia massonica richiede una rigorosa e libera rispondenza al significato iniziatico dei simboli, postula l’abbandono non di approfondimenti rituali che si fondino sulla Tradizione, ma di atteggiamenti e posizioni che da essa si distacchino e respinge reintegrazioni che costituiscano il portato di eventi storici, contingenti, rispetto alla sua immutabilità.

Esempio tipico è l’accentuazione delle condizioni che hanno punteggiato il passaggio dalla libera muratoria operativa, a quella speculativa ed in forza della quale si è compiuto un rovesciamento dei termini che ha dato, talvolta, l’illusione che speculare fosse più elevato di operare e che quest’ultimo significasse non la trasmutazione della Grande Opera, quanto agire nel mondo profano in relazione ad un concetto di progresso estraneo ai fini di una società iniziatica, dove la possibilità della “liberazione” è condizionata dalla “caduta”.

Più controversa e, perciò, implicante una continua verifica è l’esatta delimitazione del significato della TOLLERANZA, virtù iniziatica che nulla ha in comune con quella sorta di indifferenza alla verità ed all’errore che si designa comunemente con lo stesso nome e che evoca, piuttosto, l’idea di sopportare, con una sorta di accondiscendenza alle opinioni che non si accettano e che neppure consiste nell’intelligenza, ossia nel cercare di comprendere i motivi di una qualsiasi azione.

La tolleranza, invece, sul piano dell’ortodossia massonica supera il fair play della vita civile, proprio per gli aspetti negativi che ne possono derivare.

Essa, in altre parole, esprime il principio di “ammettere come egualmente valide tutte le espressioni differenti della Verità Una, cioè, in definitiva, di riconoscere l’unità fondamentale di tutte le tradizioni e con esso il dovere di porsi a tutte quelle posizioni che ostacolino il processo reintegrativo dell’individuo e dell’umanità.

Questa impostazione chiarisce, anche, perché il G.A.D.U., simbolo massonico fondamentale non possa essere inteso rettamente al di fuori di quanto indica il primo Landmark, l’essenziale ed il più nevralgico di tutti, in quanto riguarda la presenza del principio spirituale al centro stesso della pratica massonica.

Di qui, la validità della norma che sia “formalmente proibito avere, su Dio e sui problemi metafisici connessi, il più piccolo dettaglio e quindi, in partenza, per esempio, di domandare ai bussanti un commento sulla loro credenza, in quanto “essi la esprimono senz’altro e dicono di credere senza professione di fede”.

Nella sua generalità ed in ciascuno dei punti considerati, l’Ortodossia massonica non esprime altro, quindi, che l’esigenza di un intimo accordo e di una verifica fra l’azione della massoneria, quale Ordine Iniziatico ed i principi, immutabili e perfetti che lo regolano e che trovano il loro punto di partenza nell’Iniziazione, quale atto avente per scopo di illuminare gli uomini, perché apprendano a lavorare utilmente in piena conformità con le finalità stesse della loro esistenza, fino a raggiungere, anche se si ignori di quanto ciascuno vi si sia avvicinato, la conoscenza integrale, la Gnosi perfetta.

Come tale, l’ortodossia massonica costituisce la regola della libera muratoria che, se lascia libero ognuno di scegliere la via per la realizzazione della Grande Opera non impone meno a coloro che ne fanno parte per l’approfondimento dei principi che la costituiscono.

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Giovanni
Cecconi

Gran
Maestro degli Architetti

del
Rito Simbolico Italiano