Perché L’Alchimia

di Rodolfo Barbagli

Nei nostri rituali dei tre gradi sono fortemente presenti termini ed azioni alchemiche: perché?

La paternità degli attuali rituali massonici è attribuita all’inglese Elias Ashmole: alchimista, astrologo, filosofo, storico. Era un Rosa+croce e “massone accettato” nella loggia di Warrington, membro della Royal Society dal 1661, quindi vi figura fra i soci fondatori.

Di rilievo fu l’attività di Ashmole nella formazione della Massoneria speculativa alla quale aderì nel 1646 e fu allora che scrisse i primi rituali massonici ed in particolare il “Simbolismo Ermetico-Alchemico”.

Il Farina afferma:

Ashmole fu iniziato nella loggia di mestiere “Warrington” del colonnello Mainwarring nel 1646. Nello stesso anno, poiché il numero degli iscritti d’Onore era maggiore di quello degli operai, preparò nuove formule riallacciandosi agli antichi misteri Egizi e greci” e che alcuni storici della massoneria speculativa fanno risalire questo 4° grado del Rito scozzese antico e accettato al Rosacroce Ashmole. Appare probabile anche che i gradi della Massoneria “azzurra” – 1°, 2°, 3° grado – ed il 4° grado del Rito Scozzese Antico ed Accettato derivano dal Rito primitivo e dal Rito di Herèdom, o di Perfezione, già esistenti nel 1640 circa, successivamente elaborati, fino alla stesura attuale, in particolare con la leggenda di Hiram.

Elias Ashmole

Il contributo di Ashmole si evidenzia nel Simbolismo Ermetico-Alchemico, nella allegoria della Morte-Rinascita, ricorrente in molte opere Rosacrociane, come le Nozze Chimiche di Cristian Rosenkreutz di Andrae.

Ma che cosa è l’Alchimia o meglio Al-Kemia?

Termine di derivazione araba, significa “arte sacra” e indica un’arte con la quale si credeva di poter trasformare in oro qualsiasi metallo.

Secondo la leggenda essa risalirebbe ai tempi della creazione e avrebbe avuto il suo primo laboratorio nell’Officina di Tubalcain, il fabbro della Scrittura; per altri ne sarebbe stato fondatore Ermete Trismegisto, il tre volte grande, il quale regnò anticamente sugli egiziani e fu innalzato a rango di divinità dal suo popolo per aver scoperto tutte le Arti utili nonché le lettere e i numeri.

Ritratto ideale di Ermete Trismegisto

L’Alchimia è detta anche “Grande Opera” o “Arte Regia” e si basa sul principio che ogni corpo è costituito da una parte materiale ed una sottile ed ha quattro leggi principali:

  1. l’uno compreso nel tutto;
  2. Il visibile è la manifestazione dell’invisibile;
  3. Ciò che sta in basso è identico a ciò che si trova in alto;
  4. La Natura viene rinnovata integralmente dal Fuoco.

I tre elementi fondamentali delle operazioni alchemiche sono:

  1. Il Sale, simbolo del corpo umano;
  2. Lo Zolfo (sulfur), simbolo dello spirito;
  3. Mercurio, simbolo dell’anima. Il sale e lo zolfo sono presenti nel Gabinetto di riflessione; manca ovviamente il mercurio. Perché ovviamente?

Per realizzare la sostanza” sottile” dalla quale a sua volta, nascerà la “Pietra Filosofale” o “Polvere di proiezione” o “Elisir di lunga vita” occorre un processo attuato dal fuoco in tre fasi:

  1. Distillazione;
  2. Coagulazione o Fissazione;
  3. Sublimazione;

Le tre fasi sono dette anche: Opera al nero (nigredo), opera al bianco (albedo), opera al rosso (rubedo).

E da quattro operazioni:

  1. Calcinazione;
  2. Putrefazione;
  3. Soluzione;
  4. Unione.

Tre fasi e quattro operazioni: Distillazione, Coagulazione, Sublimazione, Calcinazione, Putrefazione, Soluzione, Unione.

Sette azioni in sette giorni; ecco che si compie la settimana alchemica.
Raffigurata simbolicamente dal Sigillo di Salomone: due triangoli con i vertici uno rivolto in alto e l’altro in basso, con un punto al centro che simboleggia la Quintessenza; cioè la sostanza che tiene uniti gli astri e i pianeti fra loro.

Sigillo di Salomone di Abraham von Franckenberg – 1639

L’alchimia non fu all’origine, una scienza empirica, quasi una chimica in embrione; lo divenne soltanto più tardi, quando, cioè il suo specifico universo mentale ebbe perduto, per la maggior parte degli sperimentatori, la propria validità e la propria ragione d’essere.

La storia delle scienze non riconosce una rottura fra alchimia e chimica; l’una e l’altra lavorano sulle stesse sostanze minerali, utilizzano gli stessi strumenti e generalmente, si dedicano agli stessi esperimenti.

Nella misura in cui si riconosce la validità delle ricerche sull’origine delle tecniche e delle scienze, la prospettiva dello storico della chimica è perfettamente sostenibile: la chimica è nata dall’alchimia; più esattamente: essa è nata dal tramonto della ideologia alchimistica.

Ma, dal punto di vista di una storia dello spirito, il processo si presenta diverso; l’alchimia si affermò come scienza sacra, mentre la chimica si è costituita soltanto dopo che le sostanze furono svuotate della loro sacralità. Ebbene, esiste, necessariamente, una soluzione di continuità fra il piano del sacro e il piano dell’esperienza profana.

L’Alchimia in fondo è semplicemente la chimica, trattata però, come un’arte, addirittura come un esercizio spirituale. Detto con maggiore precisione: è una chimica nella quale le sostanze appaiono come simbolo.

Che l’Alchimia dia nomi di uccelli ai vari olii volatili non è dovuto soltanto all’uso di un codice linguistico fantasioso, che basti tradurre in quello chimico comune, ma comporta una diversa percezione della realtà… I simboli delle sostanze usati dalla chimica moderna sono dei semplici contrassegni mentre quelli alchemici sono simboli in senso pieno, basati cioè su una rigorosa analogia fra simboleggiato e simboleggiante, incardinata in una griglia di corrispondenze fra macro e microcosmo e la mente coglie questo incardinamento con una meraviglia e una partecipazione che è parte integrante dell’operazione chimica.

Torniamo ai rituali: poiché la tradizione ermetico-alchemica è presente nel nostro rituale e nel nostro simbolismo per una parte cospicua, forse è utile soffermarsi sul significato dei termini ricorrenti.

Gli ermetisti ritenevano che l’origine del macrocosmo non potesse essere sondata dall’intelletto dell’uomo, i cui mezzi non gli consentono di indagare sulla natura del Dio in veste di Demiurgo, creatore di ogni cosa.

Ma quando il Dio crea l’Universo visibile e recepibile dai sensi, esso si manifesta in processi di energia, di equilibri e di armonia, riscontrabili nella materia, allora è possibile teorizzarne l’esistenza, schematizzando le sue qualità e funzioni. Il Demiurgo della libera muratoria, o G.A.D.U. è caratterizzato da tre qualità energetiche: Sapienza – Armonia – Energia; da queste tre qualità discendono le successive funzioni rituali di orientamento,  delimitazione, apertura e chiusura dei lavori di Loggia.

Al Demiurgo degli ermetici vengono attribuiti invece quattro qualità elementari, tre principi filosofici, due metalli nobili, e la Pietra Filosofale – in tutto 9+1 – inseriti nella Tetractys che campeggia ad Oriente nell’Occhio di Horus.

Va da sè che la tetractys può essere considerata sia sotto la tradizione pitagorica che quella alchemico-ermetica. Non vi è alcuna contraddizione fra le varie fonti che ispirano il nostro simbolismo e il nostro rituale.
Se accettiamo la concezione della Loggia come rappresentazione del Microcosmo, possiamo ritenere le diverse fonti come tappe successive dell’espansione della conoscenza.

E’ questo il punto essenziale: mettersi sulla strada della comprensione dei simboli significa attivare tutta la nostra sfera sensoriale, e in particolare quella parte che rimane in ombra inoperosa: la parte
inconscia, intuitiva e fantastica.

In base alla frase della Tavola di Smeraldo: “Tanto in alto quanto in basso” lo schema utilizzato per la descrizione del Demiurgo è lo stesso utilizzato per la comprensione della costituzione dell’uomo. Le potenzialità
del Demiurgo sono in sostanza le stesse dell’uomo. Ciò che il Grande Architetto ha progettato e costruito anche l’uomo può costruire (o clonare) in se stesso nelle proprie proporzioni e nelle proprie dimensioni.

Si adombra così una Grande Opera cosmica che si rispecchia nella Piccola Opera all’interno dell’uomo. La Piccola, come la Grande Opera, si basa, come già accennato più sopra, su 4 elementi, caratterizzati da 4 Qualità Elementari;3 principi Filosofici; 2 Metalli Nobili elementari e la Pietra Filosofale, o Crisopea, a coronamento dell’Opera. Questi dieci fattori trovano collocazione nella Tetractys alchemica, che può essere rappresentata come un triangolo rovescio:

Terra+Acqua+Aria+Fuoco

Zolfo+Mercurio+Sale

Argento+Oro

Pietra Filosofale

La teoria ermetica degli elementi presuppone che la materia sia in sostanza composta da vibrazioni energetiche di particelle infinitesime.

Si completa così il quadro dei 9+1 principi elementari della tradizione ermetico-alchemica, che si unisce alle enneadi iniziatiche di altre tradizioni:

  • L’enneade muratoria = i nove strumenti
  • L’enneade cabalistica = i nove sefiroti
  • L’enneade della gnosi cristiana = i nove eoni
  • L’enneade greca = le nove muse
  • L’enneade dantesca = i nove cori angelici

Fra tutte queste tradizioni, la ermetico-alchemica è quella che ha maggior peso nei nostri rituali (e nel simbolismo) nei quali è stata diffusa ad opera degli iscritti alla Confraternita dei Rosa+Croce che alla fine del XVII sec. si inserirono in numero sempre crescente nelle Logge di tutta Europa trasmettendovi parte dei loro insegnamenti di fonte egizia, talmudica, essenica.

A completamento di questa introduzione ai Vostri prossimi lavori, su questo affascinante tema, Vi enuncio alcuni mirabili esempi di alchimia in campi totalmente diversi fra loro, a conferma che l’alchimia è intorno a noi, è parte di noi.

Ricetta di Pellegrino Artusi: Cappone arrosto tartufato.

Ammesso che il cappone col suo busto, cioè vuoto, senza il collo e le zampe, ucciso il giorno innanzi, sia del peso di grammi 800 circa, lo riempirei nella maniera seguente:

Tartufi neri o bianchi che siano poco importa, purché odorosi, grammi 250.

Burro, grammi 80.

Marsala, cucchiaiate n. 5.

I tartufi, che terrete grossi come noci, sbucciateli leggermente e la buccia gettatela così cruda dentro al cappone; anche qualche fettina di tartufo crudo si può inserire sotto la pelle. Mettete il burro al fuoco e quando è sciolto buttateci i tartufi con la marsala, sale e pepe per condimento e, a fuoco ardente, fateli bollire per due soli minuti rimovendoli sempre. Levati dalla cazzeruola, lasciateli diacciare finchè l’unto sia rappreso e poi versate il tutto nel cappone, per cucirlo tanto nella parte inferiore che nell’anteriore dove è stato levato il collo.

Così sigillato serbatelo in luogo fresco, per cuocerlo dopo 24 ore dandogli così tre giorni di frollatura. D’inverno è bene conservarlo ripieno tre o quattro giorni prima di cuocerlo, anzi è bene aspettare i primi accenni della putrefazione, chè allora la carne acquista quel profumo speciale che la distingue e meglio si stacca dalle ossa.

Charles Baudelaire poeta francese (Parigi 1821 – 1867)

Da “I fiori del male”:

“Alla svolta di un sentiero, una carogna infame, su un letto di sassi, con le gambe in aria come una femmina oscena ardente e sudante veleni, apriva in modo cinico e indifferente il suo ventre pieno di esalazioni. 

Il sole raggiava su quella putredine, come per cuocerla a perfezione, e per restituire centuplicato alla Natura tutto ciò che essa aveva unito in sé.. E il sole guardava quella carcassa stupenda schiudersi come un fiore; ronzavano le mosche su quel putrido ventre da cui uscivano nere schiere di larve, colanti come liquido denso lungo quei vivi brandelli. Eppure Voi sarete simile a quella sozzura, a quell’orribile infezione. Sì tale sarete Voi o regina, quando entrerete sotto le erbe e le grasse infiorescenze, a imputridire fra gli ossami. A me resteranno la forma e l’essenza divina del mio amore putrefatto“.

Di tutt’altro tono ma dallo stesso significato ecco il trattato sulla Pietra Filosofale scritto da Paracelso:

“Se tu vuoi fare Pietra, non devi partire dal Regno Minerale, ma in questo stesso devi cercare il tuo principio e lascia in pace tutti i Metalli.

La nostra materia è “electrum minerale immaturum” nel quale vi è infuso lo “spiritus mundi” in forma minerale e vi si mantiene, e dove esso, in forma libera e spirituale putrefazione, diventerà metallo, ma non lo è ancora; non è né metallo né minerale, benché abbia già assunto la forma minerale. Solo la perseveranza, la consapevolezza, la coscienza di compiere il proprio dovere ci permetterà di ricevere dal Padre delle Luci, la vera conoscenza del micro e macro cosmo”.

Paracelso

Per ultimo ecco il trattato sulla birra scritto dal suo inventore, (parlo naturalmente della birra fabbricata a livello industriale cioè pastorizzata) l’alchimista rosacrociano Basilio Valentino l’autore di: “Visita interiora terrae rectificando inveniens occultum lapidem”.

Ascoltatelo attentamente; si passa dalla iniziazione, attraverso i tre gradi, fino alla perfezione iniziatica del grado di Maestro:

“Quando qualcuno vuol fare da orzo o frumento della birra egli deve osservare la Perfezione dei gradi della natura. Dapprima il cereale deve essere posto a macerazione in luogo chiuso, al buio, per il tempo necessario affinché possa venire aperto. Ciò non è altro che la “Putrefazione”. (profano nel Gabinetto di Riflessione).


Eseguita questa chiave si toglie l’acqua di macerazione e l’orzo viene ammucchiato e lo si lascia in un posto protetto il tempo necessario finchè esso da se stesso si infiamma a causa del proprio calore interiore e comincia a germogliare. Questa è la “Digestione” (Apprendista).


Il cereale così preparato viene spezzettato ed essiccato all’aria oppure con il calore di fuoco. Questa è la “Coagulazione”.


L’orzo così essiccato viene macinato abbastanza fine, ciò che corrisponde alla “Calcinazione” vegetale. E’ solo dopo questi preparativi che può avvenire la cottura nell’Athanòr, con la quale dal frutto viene estratto con il fuoco il nobile spitiro che si combina con l’acqua di cottura alla base della Fornace, formando in tal modo la Birra (Compagno d’Arte).

Questa è la “Distillazione” nella sua forma più grande. Il luppolo che viene aggiunto alla birra, è il suo “Sale Vegetabile” e serve da preservatore affinché la Birra sia protetta da altri nemici e si conservi fino alla nuova “Putrefazione” (leggenda di Hiram).


Quando tutti questi preparativi sono stati eseguiti, con la “Chiarificazione” avviene una nuova separazione col mettere nella Birra appena cotta un po’ di lievito che procura alla Birra una infiammazione “Interiore” così che essa comincia a fermentare. La Birra ottiene così il potere di penetrare e di poter svolgere il suo compito predestinato; ciò che lo spirito agente della Birra prima di questa separazione non poteva fare a causa delle impunità che disturbavano ed impedivano il suo operato. (Grado di Maestro).

Vorrei terminare con un aforisma del grande Paracelso alias Philipp Theophrast Von Hohenheim, farmacista svizzero, alchimista, rosacrociano. 1493 –  1541.

Alla domanda: “a cosa serve l’alchimia?” soleva rispondere:


“L’alchimia serve a separare il vero dal falso”
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