SPIRITUALITA’ ALTERNATIVA E LA NUOVA INTOLLERANZA

Dio come Architetto del Mondo nella miniatura della Bible moralisée, 1250 ca.
Dio come Architetto del Mondo nella miniatura della Bible moralisée, 1250 ca.

Questo articolo è comparso per la prima volta su “Politica Romana”. Crediamo di non errare se affermiamo che la rivista propugna una spiritualità “romana” contrapposta sia a quella nordico-germanica che al cattolicesimo, con uno spirito risorgimentale che la mette spesso in contrasto con ambienti di estrema destra.

La cultura che questa rivista rappresenta non ci pare tuttavia molto lontana dalla “via aperta all’Iniziazione Massonica al modo come la Tradizione si è presentata in Italia nell’insegnamento di Pitagora” cui si richiama il nostro Serenissimo Rito, e, non a caso, l’autore, il dott. Lloyd Thomas, è un ricercatore storico di indubbia capacità che è stato ospite alla VI Accademia del Rito Simbolico Italiano. Ringraziamo l’autore per averci permesso di ripresentare qui il suo articolo.

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Nonostante il consolidarsi della “società aperta” e le garanzie della libertà di pensiero e di culto stabilite dalla Costituzione italiana del 1948, vi sono alcuni segni che fanno pensare ad un inquietante risveglio del connubio tra nostalgie autoritarie e la critica della libera scelta in campo spirituale. Nell’Italia “alle soglie del 2000”, come si suol dire, per sottintendere che ci dovremmo trovare alla vigilia di un’epoca nuova e magari migliore, si ventilano invece ipotesi di provvedimenti contro la libertà religiosa allo scopo di difendere la società da presunti pericoli provenienti da correnti spirituali diverse da quella cattolica.

Come abbiamo ampiamente analizzato (1), si svolse effettivamente nel periodo fascista una campagna antiesoterica, condotta in base a giustificazioni dottrinali fornite soprattutto da alcune correnti dell’intransigentismo cattolico che si erano avvicinate al regime autoritario.  Nell’applicazione delle norme repressive del 1925-1926, i dossier della Polizia riportarono, come elemento a carico di singoli e di gruppi, l’accusa di coltivare idee ritenute contrarie agli insegnamenti cattolici, nel quadro del “teorema” politico-teologico secondo cui il fatto di proporre concetti ritenuti diverse dall’ortodossia religiosa, poteva comportare per gli interessati sospetti e persecuzioni per “sovversione” antifascista (29), questo ente impalpabile a lungo invocato dalla retorica democristiana. Inoltre, il sentimento di solidarietà universale o “compassione” – criticato, forse non del tutto senza ragione, per le molteplici contraddizioni tipiche anche della cultura “progressista” – viene condannato anche dal punto di vista teologico: “la solidarietà universale nasconde spesso una visione del mondo di tipo panteista”  (2)  .

Con il crollo del fascismo, venne meno la funzione di “braccio secolare” esercitata dal regime contro numerosi gruppi di tipo filosofico, esoterico, religioso ed affini. Avrebbe dovuto sparire dalla scena anche il clerico-fascismo, ossia quell’area di convergenza tra fascisti ed esponenti del cattolicesimo politicizzato, i quali accettarono, per opportunismo o per convinzione, le ragioni delle rispettive politiche.

Ciò nonostante, la lunga convivenza tra Chiesa e fascismo influì inevitabilmente sul clima politico-culturale del dopoguerra, caratterizzato al livello politico dall’alleanza – nata anch’essa, come tutte le alleanze, in parte per opportunismo ed in parte per convinzione – tra Stati Uniti, Vaticano e Democrazia Cristiana, nel contesto mondiale della divisione in due blocchi contrapposti. Gli aspetti squisitamente italiani di quella fase storica rispecchiavano l’eredità del lungo processo che si era già manifestato nel Novecento italiano con il Patto Gentiloni, il Partito Popolare, la prima Democrazia Cristiana, l’Azione Cattolica e la convivenza conciliare con il fascismo. Si tratta dell’eredità del  clericalismo, espressione con la quale si intende non tanto l’impegno in politica da parte del clero (prassi che in tempi recenti la Chiesa stessa ha dichiarato più volte di voler frenare), quanto l’azione da parte dei laici a favore di politiche presentate di volta in volta come “cattoliche”.

Negli anni Novanta, anche per il crollo dell’Unione Sovietica, è venuta meno la lunga ipoteca del Partito democratico cristiano sulla politica italiana, anche se la storia di quel periodo, e soprattutto la storia del condizionamento culturale, esercitato congiuntamente da cattolici e marxisti negli atenei, nei mezzi di comunicazione e nell’editoria, è ancora tutta da scrivere.

Oggi, constatiamo che alle condanne dirette in passato contro varie manifestazioni della spiritualità indipendente (già stigmatizzate dal clerico-fascismo come “occultismo”, “teosofismo”, “sovversione giudaico-massonica” ecc.), si sono sostituite nuove tematiche, come la critica alle “sette” o al New Age. Ma in realtà le “eresie” denunciate sono sempre le stesse: il fatto di agire al di fuori delle Chiese tradizionali, la diffusione di credenze “orientali” o considerate tali, come la reincarnazione, il rispetto per gli animali e via discorrendo.

Contemporaneamente, è in atto un processo di revisionismo storico  (3) che si ricollega in maniera trasparente al vecchio intransigentismo: dalla condanna del Rinascimento e del Risorgimento si arriva fino all’anacronistica rivalutazione della “Santa” Inquisizione, della teocrazia feudale e del Sacro Romano Impero. Sono rivisitazioni storiche che di per sé significano poco o nulla, ma con la carica ideale conferita da una visione “teologica” della storia – anche nel contesto dalle nostalgie per il medioevo catto-germanico idealizzato nel pensiero politico di Julius Evola – queste interferenze tra intolleranza religiosa e politica rischiano di diffondersi in una società già indebolita dalla mancanza di valori e suscettibile, quindi, di prestare orecchio alle varie “crociate” contro il presunto nemico “eretico” del momento.

Si impone quindi una sintetica rassegna delle correnti di pensiero, la cui ostilità nei confronti dell’esercizio del libero arbitrio in campo spirituale più si accosta al modello clerico-fascista, a favore cioè di una simbiosi tra l’intransigentismo dottrinale ed un assetto politico aperto ad ipotesi repressive, palesi o implicite, il tutto condito dalla negazione delle radici storiche dell’unità e dell’indipendenza italiana. Dal momento che queste correnti stentino ad invocare apertamente misure contro le altre religioni (anche se non mancano strali contro l’ebraismo ed il protestantesimo), esse hanno rivolto la loro attenzione principalmente ai gruppi che potrebbero in qualche modo rientrare in certe categorie, tra cui quelli di tipo esoterico, orientale, massonico ecc., stigmatizzate come “sette” oppure “nuovi movimenti religiosi e magici”.

Va premesso comunque che in campo dottrinale, le posizioni elaborate dai nostalgici del clerico-fascismo sono affermate in qualche modo anche in sede ufficiosa ed ufficiale. Autori del genere “complottista” come Maurizio Blondet, nello scorgere alle radici dei mali moderni un “inquietante” gnosticismo, sono confortati anche da noti organi di stampa. Nello spiritualismo acattolico persisterebbe il problema della gnosi moderna, la quale “affonda le sue radici nel terreno dell’illuminismo e dell’esoterismo […]. Spogliata com’è dall’aggressività e della rozzezza del vecchio anticlericalismo, rivestita a nuovo con gli abiti per essa preparati dal razionalismo illuministico e progressista, la gnosi si presenta, senza passioni ideologiche, avvolta nella neutralità del neoilluminismo tecnocratico e scientifico come sapere superiore, definitivo, moderno” (4).

Si pone inoltre la questione dell’importanza del cattolicesimo come “religione positiva”, tema già sollevato nella pubblicistica degli anni Venti e Trenta; la Massoneria si baserebbe, invece, sui presupposti teorici della religione naturale “che non ha bisogno di alcuna autorità o tradizione di Chiesa e viene opposta alle religioni positive” (5).

Già bersagliata nel periodo fascista da una vasta mobilitazione poliziesca e culturale, la Massoneria italiana non ricopre più quel ruolo sociale e politico di “partito della borghesia illuminata” svolto in qualche modo fino alla fine della Prima Guerra Mondiale; ciò nonostante, prosegue oggi una campagna antimassonica caratterizzata in genere dal tenore più politico-scandalistico che teologico, anche se la Massoneria viene ancora presa di mira dall’intransigentismo come la “madre di tutte le sette”. La polemica è stata anche agevolata anche dalla semantica, visto che, nel lessico della pubblicistica antimassonica italiana, i termini “setta” e “settario” si riferiscono proprio alla Massoneria, considerata una temibile “anti-Chiesa” dalla polemica cattolica di fine Ottocento. Successivamente però, l’accusa di massonismo ha costituito essenzialmente una mossa strumentale, a prescindere dall’affiliazione effettiva degli accusati (6).

D’altra parte, non esiste ormai nessun “monopolio” confessionale in Italia. Secondo una ricerca del 1991, ritenuta attendibile da «La Civiltà Cattolica», mentre l’Italia contava il 74% di cattolici nominali, i praticanti erano solo una piccola minoranza della popolazione (18%); persiste inoltre quel curioso fenomeno italiano del “cattolico non credente” (7).

Intanto, dagli anni Sessanta in poi, il mondo occidentale ha assistito alla proliferazione di una variegata schiera di gruppi di tipo esoterico, religioso ed occultistico, i quale hanno come unico denominatore comune il fatto alquanto generico di coltivare credenze o pratiche al di fuori delle principali Chiese dei Paesi occidentali.

Queste ed altre tendenze culturali e religiose degli ultimi decenni sembrano aver conferito nuova linfa alla lotta antiesoterica.

Dai tempi del Concilio Vaticano II, l’atteggiamento ufficiale della Chiesa nei confronti degli acattolici tende ad evolversi, passando dalla censura tout court al tema del dialogo. Ciò nonostante, il secolare spirito di intolleranza ha lasciato inevitabilmente profondi segni, attualmente evidenziati da alcune organizzazioni di area cattolica, apparentemente di carattere periferico o addirittura scismatico (come, per esempio, i fondamentalisti lefevriani).

Attualmente, l’intolleranza cattolica viene assecondata anche dalla duplice tendenza nei mezzi di comunicazione di massa in Italia, con la loro azione spesso ben più subdola rispetto alla propaganda dell’epoca fascista. Da una parte, le innumerevoli “inchieste sull’occulto” si soffermano prevalentemente sugli aspetti deteriori dei servizi a pagamento resi dai “maghi” e, negli anni più recenti, sul “diabolico” fascino del sesso proibito e del satanismo. Si tratta evidentemente di operazioni svolte prevalentemente allo scopo di fare uno scoop giornalistico; ciò nonostante, traspare anche uno sfondo ideologico che fa leva sulla mentalità pronta a sospettare della natura “peccaminosa” di qualsiasi corrente non ortodossa. D’altra parte, molti degli attuali “esperti sulle sette” condividono questa impostazione, pur proclamando il proprio rigore scientifico. Forse non si accorgono che insistere sul presupposto della malafede di tutti quanti gli “occultisti”, sarebbe come voler esaurire lo studio della religione cristiana parlando solo di preti spretati, del commercio delle reliquie e di altri manifestazioni storiche di natura  poco edificante che non incidono necessariamente sugli aspetti spirituali  (8).

Si è quindi diffuso un concetto assai vago di “setta”; nella categoria di “nuovi movimenti religiosi e magici” è compresa una schiera di elementi che spaziano dal sublime filosofico alla più fantasiosa inventiva, da prendersi spesso con generose dosi di sale. Non è questa la sede per esprimere giudizi sulle singole correnti, che vanno dalla ripresa, con opportuni aggiornamenti, di manifestazioni tipiche anche dell’occultismo ottocentesco (spiritismo, lettura dei tarocchi) a vere e proprie religioni nuove, cristiane e non; dalle antiche tradizioni ermetiche, rosacruciane e yogiche ai nuovi sincretismi; da tecniche di tipo psicologico per la “deprogrammazione” all’apertura ad altre credenze particolari, come l’ufologia. In questo universo si evidenziano tuttavia tendenze che non sentiamo affatto di poter condividere: soggettivismo occultistico, atti di intolleranza nei confronti di altri raggruppamenti, un aggressivo proselitismo, atteggiamenti totalizzanti (da cui le accuse di plagio) e, dulcis in fundo, una assiduità nella raccolta di fondi. Sono senz’altro prassi ed atteggiamenti estranei ad ogni corrente di spiritualità autentica. In ogni caso, vi è un abisso tra la critica equilibrata di determinati comportamenti, che presuppone una certa comprensione nei confronti del prossimo, e la censura teologale delle dottrine “eretiche” coltivata negli ambienti dell’intransigentismo.

Anche in vista della diffusione di varie forme di spiritualità alternativa, è nato il “movimento anti-sette” allo scopo dichiarato di contrastare l’opera di plagio che si sarebbe verificato in alcuni gruppi ai danni degli adepti, i quali sarebbero stati spesso indotti anche a pagare forti somme di danaro  (9).

In Italia, organizzazioni cattoliche come il Gruppo di Ricerca e di Informazione sulle Sette (Gris) si propongono di combattere abusi di questo genere. A tale proposito, però, sarebbe opportuno ricordare alle Chiese cristiane i loro trascorsi storici non indifferenti in tema di plagio  (10).

Mentre all’estero, per “setta” si intende solitamente una vasta gamma di correnti e di gruppi al di fuori delle tradizionali Chiese cristiane, in Italia, invece, si tende ad inculcare nell’opinione pubblica l’idea dell’identità tra “setta” e anticattolicesimo. D’altronde, dopo l’iniziale entusiasmo per il movimento anti-setta, si è verificato, per l’intransigentismo, un grave inconveniente: nei Paesi di tradizione protestante e laica, anche alcuni organismi di ambito cattolico, dai nostalgici del feudalesimo di Tradizione Famiglia Proprietà (TFP) alla “tecnocratica” Opus Dei (11) , sono stati elencati tra le “sette” , e si è dovuto procedere ad una nuova definizione del problema.

Dalla parte degli intransigenti, alcuni hanno continuato a rivolgersi direttamente al passato, ispirandosi alla linea del mons. Umberto Benigni  (12) , il quale, fino alla sua morte nel 1934, si era adoperato per propagandare la tesi di una lotta manichea tra la Chiesa cattolica, da una parte, e massoni liberali ebrei eretici occultisti modernisti ecc. – il resto del mondo, insomma – dall’altra. Viene addirittura auspicata una “crociata” anti israeliana  (13) .

Per questa corrente, inoltre, è di vitale importanza la lotta contro le “sette”.

Altri integralisti, invece, hanno voluto rinnovare, seppure in maniera parziale, la terminologia adoperata: è il caso degli esponenti di Alleanza Cattolica (AC). Bando, quindi, all’antiebraismo, e lo stesso antimassonismo assume toni meno veementi. Secondo l’approccio di questa organizzazione, il nemico da combattere non si trova più tanto (o perlomeno esclusivamente) nelle logge massoniche, quanto nei  “nuovi movimenti religiosi” e nei “nuovi movimenti magici”. E’ finita l’indiscriminata “caccia alle sette” già propagandata dalla rivista di AC, «Cristianità» e da altri: anzi, viene criticata la linea “anti-setta”, come quella francese e belga, che hanno “osato” annoverare tra le “sette” alcuni gruppi cattolici intransigenti. Oggi, l’integralista “politicamente corretto” ed impegnato dalla parte conservatrice in politica si autodefinisce “controrivoluzionario” o “tradizionalista cattolico”. I suoi punti di riferimento si individuano in certi aspetti, talvolta contraddittori, dell’Europa monarchica, feudale e della Controriforma: in altri termini, nella “società chiusa”, l’antitesi della popperiana “società aperta” del libero flusso delle idee. La nuova intolleranza coltiva legami con alcune correnti politiche ritenute di destra in senso generico, alcune delle quali, però, sarebbe più esatto definire clericali nel senso specifico già accennato sopra, dal momento che esse coltivano una visione teocratica della società nella quale il concetto di patria viene severamente circoscritto se non del tutto accantonato  (14) .

Tra i primi bersagli dell’intransigentismo troviamo il New Age, che non è un movimento vero e proprio ma piuttosto un insieme di correnti culturali di “spiritualità alternativa” che spaziano tra “aggiornamenti” di tradizioni già esistenti come la Teosofia, correnti “nuove” come lo sciamanismo, una particolare attenzione per la medicina alternativa e l’ambiente, e via discorrendo. L’impostazione di fondo è quello di “scoprire se stessi” senza eccessivi vincoli di tipo ideologico e religioso; si tratta di un grande fiorire di ricerche e di esperienze in un clima di libertà di scelta, in antitesi allo spirito di intolleranza. Per gli integralisti, il “Next Age”, nato negli anni Novanta, non rappresenterebbe miglioramenti di sostanza, essendo caratterizzato, tra l’altro, dal “millenarismo progressista” e dalla divulgazione dell’alchimia interna del “tantrismo tardivo”; di conseguenza, si afferma che “per i cattolici non è certamente giunto il momento di abbassare la guardia”  (15).

Tornando invece ai nostalgici del mons. Benigni ed alle loro visioni apocalittiche, “Il problema della New Age è essenzialmente teologale: infatti la Contro-chiesa (cioè l’insieme delle sette segrete massoniche sotto l’abile regia dell’ebraismo internazionale) vuole distruggere la società cristiana per costruire sulle sue ceneri una società neo-pagana, una società dove non rimanga traccia della fede sovrannaturale”  (16) .

Altri aspetti “teologali” vengono individuati nel parallelismo tra le “eresie” del New Age e quelle già attribuite al modernismo cattolico dagli avversari: immanentismo, relativismo, ecologismo, salutismo, “occultismo e magia”  (17) .

Dietro queste dottrine “eretiche” ci sarebbe il tentativo di instaurare un governo mondiale; si delinea una “genealogia del male”, una versione aggiornata delle idee del fautore ante litteram della teoria del complotto, l’Abbé Barruel, e del mistificatore antimassonico Taxil, che partendo dagli Illuminati di Baviera arriva fino alle Nazioni Unite  (18) ed a tutti quegli organismi (come la Commissione Trilaterale ed altre emanazioni dell’establishment statunitense), già bersagliati da altri come elementi di una congiura mondiale. Insieme ai tre punti fondamentali di questa azione politico-teologica –  antimassonismo, antiebraismo ed antiesoterismo – sembrerebbe esistere ancora un altro punto in comune con la linea di Umberto Benigni: l’antigesuitismo e l’avversione contro i teologi “progressisti”. Infatti, si afferma che “Il panteismo, attraverso Teilhard de Chardin e il democratismo di Maritain, è penetrato nella Chiesa cristallizzandosi nei documenti qualificanti dell’ultimo concilio”  (19).

In una situazione in cui la Chiesa sarebbe ormai affetta dal “panteismo”, una soluzione viene paradossalmente individuata nell’Islam, definito “vero ostacolo al governo mondiale” (20).

Anche altri rami dell’intransigentismo cattolico odierno come Alleanza Cattolica sarebbero “rei” di massonismo, come lo erano stati, per Benigni, i gesuiti  (21).

D’altra parte, mentre per gli esponenti di Alleanza Cattolica, le diverse manifestazioni di spiritualità acattolica sarebbero da condannare senz’altro dal punto di vista teologico e politico, viene in pratica utilizzato un linguaggio più “moderato”, in maniera da creare l’impressione di maggiore scientificità e di “correttezza politica”. Resta comunque inalterata l’ideologia dell’intransigentismo e la diffidenza nei confronti del Rinascimento e della rinascita della cultura grecoromana, che avevano generato un lungo processo storico di risveglio civile maturato nel Risorgimento e nell’unità d’Italia. Un documento di AC ribadisce che “particolare attenzione è riservata alle forze che mirano all’instaurazione dell’antidecalogo e della menzogna dottrinale e morale, con specifico riferimento al processo storico che va dalla crisi rinascimentale e protestantica al socialcomunismo e oltre, cioè la Rivoluzione che si vuole intronizzare al posto di Dio e della sua legge” (22).

Il “percorso eretico” ricalca fedelmente la linea in cui, sul messaggio di amore evangelico, trionfa la militanza tipica delle condanne politico-teologiche del Sillabo, aggiornata al “socialcomunismo”. Nonostante la pretesa tolleranza religiosa, riaffiora, tra l’altro, un pesante attacco contro il protestantesimo.

Mentre “in senso proprio, non esiste nessun «complotto» unitario che regoli, guidi e diriga con mano ferrea le manifestazioni” del New Age  (23), la diffusione delle arti marziali, della medicina olistica e delle dottrine metafisiche orientali “nascono da una precisa visione del mondo”  (24).

L’attenzione per il sacro al di fuori di determinate confessioni religiose, ossia l’affermazione che nessuna religione possiede la verità in senso assoluto ed esclusivo, porterebbe a travisare il “vero” senso della religione, intesa ovviamente in senso esclusivamente dogmatico  (25).

Il New Age è “intriso di fascino e pericoli” (26) ; il relativismo rappresenterebbe un pericolo per il dogma della fede sostenuto dalle “religioni del Libro”. Si coltiverebbero idee errate su Dio, la religione, l’uomo e il mondo; certe correnti ecologiste sarebbero basati su premesse “di tipo  panteistico e gnostico”. Con tutte queste gravi colpe, il dialogo con i cattolici risulta difficile in quanto il New Age “si rivela un interlocutore insidioso e difficile da afferrare”  (27) (non trattandosi, infatti, di un movimento “unitario”). E nel programma editoriale di AC non mancano opere contro la reincarnazione  (28), altro tema già affrontato un secolo fa nella pubblicistica cattolica contro la Teosofia.

Il New Age rappresenterebbe inoltre un pericolo politico per la società in quanto nemico della “famiglia tradizionale” (29), questo ente impalpabile a lungo invocato dalla retorica democristiana. Inoltre, il sentimento di solidarietà universale o “compassione” – criticato, forse non del tutto senza ragione, per le molteplici contraddizioni tipiche anche della cultura “progressista” – viene condannato anche dal punto di vista teologico: “la solidarietà universale nasconde spesso una visione del mondo di tipo panteista”  (30) .

Una critica, questa, che ci ricorda la condanna politico-teologica lanciata dal catto-fascismo contro l’universalismo massonico (ossia universalismo “cattivo”), in contrasto con  l’universalismo cattolico (quello “buono”).

Le ribadite dichiarazioni di tolleranza religiosa non tolgono nulla alla condanna teologale emessa dall’intransigentismo: “o con noi o contro di noi”. I “nuovi movimenti magici” rappresenterebbero un pericolo per la società, anche in quanto discendono dalla “corrente calda della massoneria” dalla quale sono “emersi i fenomeni più importanti del milieu dei nuovi movimenti magici”  (31) .

Nonostante il fatto ormai assodato che la campagna di Léo Taxil, tesa a provare che i massoni adorassero il diavolo, fu effettivamente un clamoroso caso di disinformazione  (32), l’istituzione già definita “Sinagoga di Satana” da Pio IX viene preso di mira, insieme ad una serie di gruppi esoterici, allo scopo di dimostrare ad ogni costo un qualche collegamento “satanico”; infatti, “occorre sempre chiedersi di quale massoneria e di quale satanismo si stia parlando” (33) .

Insomma, secondo Massimo Introvigne, la questione dei “massoni satanisti” non sarebbe per niente chiusa.

Il Rinascimento fu la “primavera dell’occultismo”, anche se i nostalgici del Medioevo sono avvertiti che in quell’epoca si era già manifestato “un settarismo inquietante di matrice gnostica”. Si sottolineano i legami tra un’altra “eresia”, il giansenismo, e l’illuminismo “tra le fonti, tra l’altro, del liberalismo risorgimentale italiano”. Esiste un “lato oscuro e occulto” di adepti che “tremano e si rotolano nel clima macabro del cimitero parigino di Saint-Médard”  (34).

Come nel caso dei “massoni satanisti”, laddove manca il collegamento storico o per lo meno logico, si ricorre a frasi suggestive che “dicono e non dicono”; nel frattempo, però, il lettore rimane con la netta impressione che vi sarebbe stato un qualche legame tra il Risorgimento italiano e riti negromantici….

Inoltre, questa associazione costituisce un elemento basilare delle categorie enunciate ne Il cappello del mago, che confonde Giuliano Kremmerz – l’ermetista che dedicò la vita al bene spirituale e fisico del prossimo – con Aleister Crowley, uomo di segno opposto, in base alla collocazione dei due personaggi nella categoria di “maghi cerimoniali”. Anche un collaboratore di Introvigne al Cesnur (Centro Studi sulle Nuove Religioni), Pier Luigi Zoccatelli, nelle sue “Storie”, rincara la dose antikremmerziana, definendo Ciro Formisano “mago divulgatore di tecniche sessuali”  (35) . Si tratta, insomma, di una strumentale confusione tra religio e goetia, tra una tensione verso il sacro e forme deteriori  (36) .

Ora, ci si potrebbe rassegnare con filosofia al fatto che per ogni grande uomo sorgono mille detrattori. In ogni caso, la definizione di Zoccateli, di tutte le possibili definizioni riduttive, ci sembra quella meno adatta ad illuminare il lettore sull’opera complessiva del grande ermetista. Tra l’altro, con buona pace alla pretesa e neutra scientificità, si torna a riproporre la già citata politica di stuzzicare la curiosità morbosa di un certo pubblico, stigmatizzando le “pratiche sessuali” dei cosiddetti “eretici”.

Attraverso il Cesnur, organizzazione i cui rappresentanti in Italia sono anche esponenti di Alleanza Cattolica o comunque vicini ad essa – si prosegue l’attacco contro la “spiritualità alternativa” in tutte le sue forme  (37) . Tra gli ultimi aggiornamenti, citiamo l’adeguamento di Introvigne alla corrente degli psichiatri americani che avrebbero screditato la tesi del “lavaggio del cervello” nell’ambito delle “sette”; a tale proposito è avvenuto un “battibecco telematico” tra il Cesnur ed i “colleghi” del Gris e di altri gruppi cattolici, restii a lasciar cadere l’accusa che le “sette” cercherebbero di plagiare i propri adepti  (38).

La ragione di tale scelta, però, non va ricercata tra gli psichiatri d’oltreoceano, ma piuttosto nei meandri del pensiero oltranzista. In una dura requisitoria contro un libro di Gordon Urquhart, critico nei confronti di movimenti come Comunione e Liberazione, Opus Dei ed i Focolarini, Introvigne afferma che “la ricetta per pubblicare un libro di successo dove un movimento o una realtà cattolica viene additata al pubblico ludibrio come «setta» è semplice; si prendono due o più «ex» del movimento in questione, a cui si offre una splendida occasione per regolare vecchi conti […] avendo cura di impiegare termini come «setta distruttiva», «lavaggio del cervello», «violazione dei diritti della persona»”  (39) .

Urquhart, quindi, non sarebbe solo un autore oltremodo opportunista, alla ricerca del “libro di successo”, ma anche poco scientifico, dal momento che non sarebbe valida la sola testimonianza degli “apostati” intenti esclusivamente alla vendetta, almeno nel giudicare una “realtà cattolica”. D’altra parte, AC non esita a condannare un’altra “realtà”, il protestantesimo, come “menzogna dottrinale e morale”.

Negli elenchi dei “nuovi movimenti magici” è d’obbligo citare i satanisti, una minoranza  (40) la cui esiguità numerica viene controbilanciata, si direbbe quasi ad arte, dai fari delle “inchieste” mediatiche.

Gli esponenti di AC non si impegnano soltanto nella critica in senso generico, ma si pronunciano anche contro determinate organizzazioni di tipo religioso ed esoterico, come il Soka Gakkai ed i neo-rosacroce  (41).

AC vanta dei collegamenti politico-culturali ben precisi. Nel sito Internet dell’organizzazione leggiamo che  “Militanti di Alleanza Cattolica sono all’origine – con altri – del Cesnur, il Centro Studi sulle Nuove Religioni, dell’IDIS, l’Istituto per la Dottrina e l’Informazione Sociale, e dell’ISIN, l’Istituto per la Storia delle Insorgenze”, organizzazioni che propongono dottrine secondo cui tutto il percorso sociopolitico del mondo occidentale e dell’Italia in particolare durante gli ultimi duecento anni sarebbe in fondo non solo “sovversivo” ma anche intriso del “male metafisico” in quanto ritenuto contrario all’insegnamento della Chiesa cattolica.

Ma a differenza di coloro che si sono autoproclamati eredi del Sodalitium Pianum, gli esponenti di AC non si scagliano in maniera diretta contro il sistema democratico ed i diritti dell’uomo; anche se, vista la consueta associazione di tali istituzioni con la Rivoluzione francese, così duramente condannata dagli intransigenti, queste “innovazioni” non potrebbero essere viste di buon occhio. Si è scelto invece di proseguire la via più insidiosa del “revisionismo storico”.

Le voci di quello che viene intitolato, senza ironia, “Dizionario del pensiero forte”, una raccolta diretta da Marco Invernizzi, dirigente nazionale di Alleanza Cattolica,  nella quale si sostengono tesi di carattere spiccatamente intransigente, sono apparse sul «Secolo d’Italia», il quotidiano di Alleanza Nazionale, prima ancora di essere pubblicate in un raccolta delle edizioni di «Cristianità». Tra i contributi leggiamo una apologia dell’Inquisizione, scritta da Francesco Pappalardo (42) . Secondo questo autore, “gli inquisitori erano, in genere, persone dotte, oneste e di costumi irreprensibili, poco inclini a decidere in fretta e arbitrariamente la sorte dell’imputato, volti invece ad accordare il perdono al reo e a farlo rientrare in seno alla Chiesa”; si legge ancora che l’eresia insidiava anche l’assetto politico, e queste “persone dotte” erano state costrette ad affidarsi al boia del potere secolare per punire i “colpevoli”. In un altro articolo, Invernizzi presenta una agiografia del p. Paolo de Töth, polemista intransigente ed antiebraico sulle linee dell’intolleranza religiosa tracciate da Umberto Benigni. Invernizzi esalta inoltre l’opera di mons. Pietro Balan, sostenitore della tesi secondo cui “tutti i fautori del bene comune della nazione italiana sono stati alleati dei Papi, mentre i nemici della Santa Sede sono stati anche nemici della patria”; non sorprende il fatto che secondo l’autore di AC il Balan fosse avversato dalle “consorterie liberali” e dall’immancabile, “sulfurea” Massoneria.

Come valutare il senso di questa iniziativa editoriale? A prima vista è difficile spiegare perché viene dedicato tanto spazio a posizioni ideologiche anacronistiche ed antinazionali, proprio nel quotidiano di un partito politico considerato l’erede di ciò che restava della tradizione nazionalista in Italia. Sarà stato concepito come un gesto di “apertura ai cattolici”, una delle parole d’ordine dello schieramento politico di centrodestra? Ma per questa apertura occorreva proprio fare una apologia dell’Inquisizione? A nostro modesto parere, comunque, a guadagnare dall’operazione è stata solo ed esclusivamente l’esigua schiera dei fondamentalisti più retrogradi, che avranno forse convinto qualcuno, alla ricerca di voti, di rappresentare “l’opinione cattolica”….

In quanto all’attività politica vera e propria, la rivista «Cristianità» cita regolarmente iniziative in cui appaiono nomi di circoli e esponenti di Alleanza Nazionale e organizzazioni affini. Ora, in politica vale il principio ubi major, minor cessat; quindi potrebbe giovare alle organizzazioni minori accreditarsi presso l’opinione pubblica, facendo in modo che il loro nome sia associato alla sigla di un importante movimento politico nazionale. Non mancano in questo senso iniziative di sapore intollerante, come manifestazioni  definite antimassoniche  (43) . Le numerosissime riunioni citate nell’organo di AC sembrano veri e propri bollettini di partito, con la meticolosa elencazione dei nomi e cognomi, titoli e cariche pubbliche e politiche di esponenti locali e nazionali di Alleanza Nazionale presenti alle riunioni alle quali è intervenuto un qualche esponente di AC  (44). Inoltre, si è anche voluto segnalare la presenza di un rappresentante di AN insieme a quelli del TFP e dell’antirisorgimentale IDIS  (45), quasi a voler accomunare tutti quanti in una unica compagine clericale.

Possiamo ragionevolmente supporre che almeno i dirigenti di AC abbiano sottoscritto le dichiarazioni di principio dell’organizzazione: ad esempio, il giudizio sul Rinascimento e sulla corrente protestante, visti come “menzogna dottrinale e morale”. Ora, ognuno ha il diritto alle proprie opinioni; ammettiamo pure la deplorevole e paradossale realtà del “partito trasversale” di destra, di sinistra e di centro che nega le radici rinascimentali e risorgimentali dell’Italia moderna. Abbiamo visto inoltre i tentativi del fondamentalismo cattolico di sostituire al principio di unità nazionale il mito, costruito ad arte, delle “insorgenze” dei “popoli” d’Italia in epoca napoleonica (con i relativi risvolti “leghisti”). Potremmo chiederci che cosa risponderebbe un deputato al Parlamento e dirigente nazionale di Alleanza Nazionale (e di Alleanza Cattolica) come l’on. Alfredo Mantovano, di fronte alle perplessità di un cittadino di fede protestante che vede definire la propria religione “menzogna dottrinale e morale”, affermazione che presumibilmente condivisa da tutti i dirigenti di AC, ma difficilmente proponibile in un partito politico. Comunque sia, è assai preoccupante l’atteggiamento che suggerisce agli intransigenti la natura “menzognera” delle convinzioni altrui in quanto suscettibili di contrasto con la dottrina cattolica.

Infine, è significativo il giudizio di Introvigne sul “Rapporto sulle sette” del 1998, inviato dal Ministero dell’Interno alla Commissione Affari Costituzionali della Camera. Per il direttore del Cesnur sembrerebbe del tutto normale il fatto che in un Paese come l’Italia, in cui la criminalità organizzata rappresenta un pesante macigno che frena lo sviluppo sociale ed economico anche nel contesto europeo, si dedichino risorse pubbliche alle indagini sui “nuovi movimenti magici e religiosi”: “Il rapporto è dunque un documento predisposto nel corso della normale attività di intelligence interna, ed è stato preceduto da studi simili sulle minoranze religiose potenzialmente pericolose o sulle «sette»”  (46). Al di là delle critiche di tipo metodologico – è evidente che l’impostazione del “Rapporto” non è di tipo scientifico-accademico – per il dirigente di AC sarebbe del tutto “normale” che le forze dell’ordine si occupino del mondo dell’esoterismo; immaginiamo, invece, il finimondo che scoppierebbe per un analogo rapporto, diciamo, sul mondo del giornalismo o del volontariato.

Nell’Italia dalla memoria corta, e dalle condanne ideologiche pronunciate con aria di sufficienza, non potrebbe forse costituire un precedente preoccupante il fatto di elencare questa serie di organizzazioni, probabilmente innocue, in un rapporto di polizia? A prescindere degli altri aspetti del “Rapporto”, ve ne è uno che costituisce indubbiamente una vittoria per la metodologia seguita dalla nuova intolleranza: che il satanismo sia fatto rientrare nel “mucchio” insieme a numerose organizzazioni religiose ed esoteriche, molte delle quali vantano una storia lunga e degna di rispetto (basti pensare, ad esempio, al buddismo  (47)).

Tale associazione risulta non solo impropria, ma rischia di creare, per molti gruppi che non hanno il benché minimo tratto “satanico”, una immagine alquanto negativa di fronte all’opinione pubblica, la quale trae le sue informazioni dal tipo di pubblicistica superficiale di cui abbiamo già parlato, più che dallo studio più o meno approfondito della storia o della sociologia della religioni.

* * *

A fine millennio, quindi, vediamo riproporsi posizioni politico-religiose integraliste non solo nel mondo islamico, tanto criticato dai media occidentali, ma anche nel cuore stesso della civile Europa. Alcune organizzazioni estremiste di area cattolica, nel lanciare aspre azioni di retroguardia contro i giacobini del Settecento, allo scopo di denigrare il Risorgimento italiano, si presentano a loro volta in panni “giacobini” per combattere contro ogni corrente spirituale al di fuori del modello che essi propongono.

Non siamo in grado di dire se la corrente intollerante a cui si è accennato in questa breve rassegna potrebbe effettivamente influire sull’assetto istituzionale in senso repressivo; il carattere irreversibile della corsa verso la “società aperta” sembrerebbe escludere un tale scenario, o perlomeno renderlo improbabile. D’altra parte, non bisogna abbassare la guardia, dal momento che esistano ancora alcuni gravi anacronismi il cui tenore è in netto contrasto con le professioni di liberalismo delle maggiori formazioni politiche  (48).

Ciò che si rischia di incrinare, invece, è il rapporto con la verità, qualora questa dovesse tornare ad essere ridotta all’appannaggio esclusivo di alcuni esponenti di una confessione religiosa che tende ad arrogare a sé il ruolo di principale – se non unico – arbitro nel campo etico-religioso.

Bisogna ammettere che alcuni “tradizionalisti” abbiano pure fatto qualche sforzo per rinnovare il linguaggio roboante tipico dell’intolleranza religiosa degli ultimi cento anni e in particolare del trionfo “conciliare” del periodo fascista; ma invece di rivolgere la loro attenzione alle categorie veramente tradizionali dello studio della spiritualità (ad esempio, la valorizzazione di particolari aspetti dei culti devozionali da una parte e della “via secca” dall’altra, del bhakti e dello yoga, e lo studio della già citata differenza tra religio e goetia), hanno  preferito fin troppo spesso il tentativo di rinnovare la presa sulle coscienze con strategie e finalità sociopolitiche, creando un incongruo connubio tra analisi di stampo sociologico, e tecniche di “colpevolezza per associazione” che sfruttano ataviche paure ed diffuse insicurezze psicologiche.

Possiamo chiederci se queste ultime manifestazioni della nuova intolleranza non costituiscano forse la fase terminale di un processo secolare in cui coloro i quali si erigono a difensori dei Testi sacri della tradizione monoteista hanno troppo spesso preferito una guerra senza tregua  (49), combattuta tra di loro e contro gli altri, ai frutti della concordia, della pace e della giustizia. Lasciamo comunque al lettore il prognostico del futuro, nella convinzione che gli possa comunque giovare una maggiore consapevolezza del recente passato.

Thomas Dana Lloyd

NOTE

(1)  Il tempio assalito: introduzione allo studio della campagna antiesoterica nell’Italia fascista, pubblicato nel presente fascicolo di «Politica Romana»,

(2)    Se ne era accorto lo stesso Evola, il quale, nel 1929, l’anno della Conciliazione tra l’Italia e la Santa Sede, ebbe un brusco – e per lui quanto mai opportuno- ripensamento espresso nella sua critica al cattolicesimo.

(3)  Tra le molte opere cfr. ad esempio Angela Pellicciari, Risorgimento da riscrivere, prefazione di Rocco Buttiglione e postfazione di Franco Cardini, Ares, 1998.

(4)    Giandomenico Mucci S.I., Mito e pericolo della gnosi moderna, «La Civiltà Cattolica», 4 gennaio 1992, 19.

(5)   La Chiesa e la Massoneria oggi, «La Civiltà Cattolica», 2 novembre 1992, 219.

(6)    Mentre nell’anteguerra un rappresentante del clerico-fascismo come Umberto Benigni accusava di massonismo la non meno intransigente Compagnia di Gesù, in tempi più recenti anche l’Opus Dei, organismo sospettato di “autoritarismo clericale”, sarebbe stato bersagliato da questa accusa in seguito alle denunce da parte di infiltrati, nello stile già praticato dal Sodalitium Pianum: Cfr. Robert Hutchison, Their Kingdom Come. Inside the Secret World of Opus Dei, Corgi, London 1997, 130-131.

(7)    “L’Italia è un Paese in forte maggioranza «cattolico» (74,0%); ma il «cattolicesimo» è prevalentemente nelle donne, negli ultrasettantenni, nei pensionati, nelle persone con titolo di scuola elementare, mentre è largamente sotto la media nei maschi, nei giovani fino a 29 anni, nei liberi professionisti, negli imprenditori, nei commercianti e nei laureati; in secondo luogo, è un cattolicesimo tendenzialmente ritualistico più che fondato su una fede personale, nel senso che ci si considera cattolici perché battezzati e sposati in Chiesa, anche senza essere «credenti»”. La religiosità degli Italiani, «La Civiltà Cattolica», 7 dicembre 1991, 515.

(8)  In un emblematico articolo («Il Messaggero», 30 aprile 1998) si associano criminalità ed occultismo, i quali sarebbero legati da una comune avversione alla Chiesa cattolica, mescolando in un unico “calderone” il rischio di attentati e di “sette sataniche”. Un esponente cattolico interpellato nello stesso quotidiano precisa, comunque, che il termine “setta” acquisisce un significato deteriore solo qualora l’organizzazione in questione praticasse maltrattamenti nei confronti degli adepti.

(9)    Questa attribuzione alle “sette” di una eccessiva fame di danaro sembra alquanto paradossale quando viene pronunciata dalle Chiese cristiane, da sempre alquanto sensibili alle necessità materiali, spesso ingenti, del loro operato.

(10)    Si potrebbe citare, ad esempio, l’esercito di giovani dei due sessi reclutati nei conventi durante i secoli dal “sistema Chiesa” per motivi di carattere socioeconomico piuttosto che religioso.

(11)    Cfr. Giovanni Cantoni e M. Introvigne, Libertà religiosa, «sette» e «diritto di persecuzione», Cristianità, Piacenza 1996, 115; gli autori si soffermano sulla libertà del culto non tanto nell’ottica della libertà (e dei doveri) dei singoli, quanto in rapporto alla libertas Ecclesiae. Cfr. anche M. Introvigne, L’Opus Dei e il movimento anti-sètte, «Cristianità», maggio 1994.

(12)    Cfr. l’editoriale apparso in «Sodalitium»,  (dicembre 1993-gennaio 1994).

(13)   Marco Ferrazzoli, Cattolici, partireste in nome della fede?, «Il Borghese», 22 ottobre 1998.

(14)    La pubblicistica italiana ma forse soprattutto straniera tende ancora a privilegiare impropriamente l’aggettivo “fascista” per alcune tendenze del clericalismo conservatore, che sarebbe più esatto (ma alquanto antiestetico dal punto di vista linguistico) definire “neoclerico-fasciste”. Occorre a tale proposito ricordare l’anomalia della spiccata tendenza della destra italiana, a differenza degli altri Paesi del mondo, di attribuire una superiorità intrinseca esclusivamente ad alcuni Stati stranieri (Vaticano, Germania ecc.) oppure ad una alquanto vaga Europa, purché non si parli dell’Italia.

(15)   Massimo Introvigne, La crisi del New Age e la nascita di un nuovo fenomeno: il Next Age, Sito Internet Cesnur 1998.

(16)   AA.VV., New Age: lo strumento della piovra massonica per la distruzione dell’uomo e della società. Atti del 2° Convegno di Studi Cattolici, Rimini 28/29/30 ottobre 1994, 3.

(17)    Ibid., 70. Cfr. anche Mario Baronci, Lo spiritualismo moderno. Cosa è e cosa non è, Ernesto Coletti Libreria Edit. Ecclesiastica, Officine Grafiche Mantero, Tivoli 1934, 147 sgg; lo scrittore, nell’approvare la repressione fascista contro le “sette”, rintraccia un filo diretto tra lo spiritualismo moderno e il modernismo cattolico.
(18)    Ibid., 40.

(19)    Ibid., 107.

(20)    Ibid., 41sgg.

(21)    Cfr. Alleanza…massonica, «Sodalitium», dicembre 1997; secondo l’articolista, costituirebbe motivo di grave sospetto una recensione favorevole, apparsa sulla stampa massonica, di alcune opere di Massimo Introvigne e Pier Luigi Zoccatelli, esponenti di AC e del Cesnur.

(22)    Sito Internet Alleanza Cattolica, 1998.

(23)    Massimo Introvigne, Storia del New Age 1962-1992, Cristianità, Piacenza 1994, 27.

(24)    Ibid., 39-40.

(25)    Ibid., 92.

(26)    Ibid., 184  sgg.

(27)    Ibid., 200.

(28)   Cfr. H. L. Martensen S.I., Reincarnazione e dottrina cattolica. La Chiesa di fronte alla dottrina della reincarnazione, trad. it., Cristianità, Piacenza 1993.

(29)   Massimo Introvigne, Storia del New Age 1962-1992, cit., 101sgg.

(30)   Ibid., 191-192.

(31)   Massimo Introvigne, Il Cappello del mago, Sugarco, Milano 1990, 22 sgg.

(32)   Ibid., 29.

(33)   Ibid., 27.

(34)   Ibid., 40.

(35)   Pier Luigi Zoccatelli, L’Ordo Templi Orientis in Italia: storie e significati, Sito Internet Cesnur 1998.

(36)   “Perciò il male e la stregoneria sono l’opposto del diritto, sono la dimenticanza della ferma tradizione e del destino benigno”. Elémire Zolla, Che cos’è la tradizione, Adelphi, Milano 1998, 306.

(37)   Per uno studio sulla sostanziale identità tra il Cesnur e AC, cfr. Miguel Martinez, “Storia segreta di un apologeta dei culti”, pubblicato sul sito Internet http://xenu.com-it.net, 1998. Il lungo memoriale analizza inoltre il debito di AC al pensiero del brasiliano Plinio Corrêa de Oliveira, ammiratore dell’Inquisizione e teorico di una teocrazia di stampo medievale basato sul concetto di “proprietà diritto divino”. Secondo questa tesi, la presa di posizione da parte del Cesnur nei confronti dei seguaci di Moon e della scientologia è dettata non tanto dall’amore della libertà religiosa quanto dal fatto che tali organizzazioni sono state stigmatizzate come “sette” negli stessi termini di alcuni gruppi cattolici criticati, tra l’altro, anche nell’ambito della Chiesa. Andava quindi lanciato un mezzo di salvataggio contro l’azione del “movimento anti-setta” di derivazione laica, il quale, non essendo cattolico, deve essere per forza anticattolico, almeno secondo il punto di vista oltranzista.

(38)   Cfr. Comunicato stampa del Cesnur, 22 aprile 1998.

(39)   M. Introvigne, «Sette cattoliche»: l’equivoco continua, «Cristianità», dicembre 1996.  A proposito delle “affiliazini incrociate”, si è svolta una polemica tra due rami dell’intransigentismo, con accuse di “massonismo” lanciate contro il Cesnur.

(40)    Secondo il “Rapporto sulle sette” del 1998 i “satanisti-luciferini” in Italia sarebbero 200.

(41)   «Cristianità» marzo-aprile 1998.

(42)    Direttore dell’IDIS.

(43)    «Cristianità», marzo-aprile 1998.

(44)    Per es. Marco Invernizzi “porta il saluto dell’associazione” al congresso provinciale di AN di Napoli («Cristianità», marzo 1997).

(45)    «Cristianità», giungo-luglio 1996.

(46)   Sito Internet Cesnur, 1998.

(47)   Si ricorderà che nel periodo fascista il buddismo fu annoverato tra i movimenti “neopagani”. Cfr. D. Cantimori, “Neopaganesimo” in Dizionario di politica, a cura del P.N.F., Roma, 1940, Vol. III, 270.

(48) Citiamo ad esempio, la norma costituzionale dell’esilio dei Savoia e la persistenza nei codici del reato di opinione in forma velata.

(49) Qualcuno stenta ancora a concepire una Chiesa non più caratterizzata da “crociate” contro nemici veri o presunti, siano essi appartenenti ad altre confessioni religiosi oppure al mondo dell’esoterismo: cfr. «Il Borghese», 22 ottobre 1998, art. cit..