La Pasqua – Riflessioni

Le origini della Pasqua sono rintracciabili in una festa che i pastori nomadi israeliti, già alcuni millenni prima della nascita del Cristo, celebravano al ritorno della Primavera, in relazione ad un particolare avvenimento cosmico: l’Equinozio di Primavera, il passaggio,cioè, del sole dall’emisfero meridionale a quello settentrionale, dal regno dell’oscurità e del freddo, a quello della luce, del calore, della vita e della gioia.

Successivamente, ad una festa che adombra una realtà astronomica, si sovrappose la commemorazione di un avvenimento della storia ed i rituali ed i simboli della Primavera si trasmisero, inalterati e validi nella seconda.

Come i pastori, all’equinozio di primavera, sacrificavano un agnello in ringraziamento del ritorno della bella stagione, così, al tempo, in ogni famiglia ebraica immolò l’agnello in ricordo di una notte memorabile in cui, nell’Egitto, dove gli ebrei erano venuti in schiavitù, si abbattè la cosidetta decima piaga.

Tornando all’episodio dell’uccisione dell’agnello, il sangue della vittima, così come, in un certo senso, è il prezzo che si paga per garantirsi la fertilità dei campi o la ricchezza degli armenti, nella Pasqua diviene quello del riscatto, della salvezza, della conservazione della vita, pertanto, il passaggio del sole dal mondo inferiore a quello superiore, che consente alla vegetazione di rinascere, si trasforma, sfumando, nel passaggio.

Il concetto della necessità della morte per la supremazia della vita ed una certa accentuazione dell’aspetto negativo della sofferenza, che accompagna la trasformazione, si riscontra nell’accostamento della parola Pasqua al termine “patire”.

D’altronde è un’esperienza quotidiana dell’uomo, quella di abbandonare alcune idee, desideri, sogni, nel corso della sua maturazione ed evoluzione e di lasciar morire una parte di sé, per ricondurre la vita alla sua personalità più vera o più reale e adattarla all’esistenza quotidiana.

Cogliendo tutti gli aspetti e le sfumature delle precedenti tradizioni, la Pasqua cristiana riassume in sé il simbolismo della sofferenza, della morte e della vita; essa unisce quello delle precedenti tradizioni, essendo legata alla Primavera ed alla posizione celeste del sole e della luna, comprendendo le immagini del sangue e dell’agnello ed esprimendo il significato di passaggio dal mondo dei morti a quello dei viventi.

Essa è una festa mobile, celebrata nell’odierno calendario, la prima domenica successiva al primo plenilunio di Primavera.
Infatti, essendo subordinata al passaggio del sole al di sopra dell’equatore celeste ed alla successiva prima luna piena, la domenica di Pasqua può situarsi entro limiti ben precisi (tra il 22Marzo ed il 25 Aprile) e poiché l’equinozio avviene il 21 Marzo, il primo plenilunio successivo può verificarsi a partire dal 22 Marzo, fino a ventotto giorni dopo e non oltre il 19 Aprile; nell’ipotesi che tale giorno fosse un lunedì, la prima domenica dopo il plenilunio si presenterebbe sei gg. dopo, cioè il 25 Aprile.
Analogamente alla natura, che riprende, dopo il lungo sonno invernale, tutti i suoi colori, i profumi, il movimento, la nascita, la vita, la Pasqua riporta nel cuore degli uomini la speranza nel futuro e la gioia, ammonendo, però, l’essere umano, col ricordargli che essi sono il risultato ottenuto dopo il superamento del freddo, dell’oscurità, della morte e della sofferenza, sottolineando l’immagine di soglia da oltrepassare, per riconquistare la vita.

Come nelle iniziazioni o in riti – per esempio, del tipo battesimale – si tratta di cambiamento di stato, di un passaggio da una condizione all’altra, che nell’antichità veniva realizzata nei misteri: l’iniziando si identificata con un Dio che veniva ucciso e risorgeva, del quale viveva spiritualmente la morte e la successiva rinascita.

I Misteri, questa nuova forma di religiosità, proveniente dall’Oriente si ricollegano ad antichi culti agrari, rivolti a una divinità identificata con la vegetazione, che muore e rinasce, annualmente.

Al primitivo elemento rituale si sovrappose, poi, un elemento mistico, nato quasi per giustificare l’origine del sacrificio, fino a mettere in relazione il Dio che si immola con la salvezza universale.

Gli adepti condividono spiritualmente le sofferenze la morte, nonché la resurrezione del Dio e, già, sin dall’iniziazione, come lui, conquistano la salvezza e l’immortalità.

Riservati ad una ristretta schiera di persone, i misteri hanno il loro “clou” nel sacrificio del Dio Platone.

Nella religione cristiana, il Cristo Gesù nasce, vive e muore a Gerusalemme circa 2.00 anni fa.

Anche noi, del pari, dobbiamo tener conto del significato più profondo dell’Equinozio di Primavera, per dare ancor più luce alla nostra esistenza, fatta di vita, morte e rinascita.

Il Ser. Presidente del R.S.I.
Fr. M.A. Giovanni Cecconi