LA REPUBBLICA ROMANA – Riflessioni

Un pensiero e un ricordo per tutti coloro che sacrificarono la loro vita per l’affermazione degli ideali di libertà, uguaglianza e fratellanza, nella ricorrenza della Repubblica Romana.

Il 9 Febbraio 1849, a Roma, con il Papa scappato, in quel di Gaeta, travestito carnevalescamente e rifugiato nella carrozza dell’ambasciatore olandese, viene proclamata la REPUBBLICA ROMANA, con il primo atto fondante di quella Repubblica, che, poi ha elaborato una Costituzione, che è, tuttora, un modello  insuperabile.

Ebbene, nell’imminenza della sua proclamazione, Aurelio Saffi, personaggio autorevole nell’ambito culturale internazionale ( in esilio era diventato professore ad Oxford ed esserlo, poi, dopo l’unificazione italiana,  anche, all’Università di Bologna), diceva che la Repubblica doveva sostituire il governo della legge e della ragione, a quello delle passioni e dell’arbitrio: “ Bisognava fare della Repubblica una grande scuola di doveri e di diritti”.

Se guardiamo il quadro politico, culturale e morale di oggi, noi dovremmo, ancora, riscoprire queste parole e “ sostituire, con la scuola del diritto e del dovere, del governo della legge e della ragione, contro quello dell’arbitrio e delle passioni”.

Un’altra figura molto emblematica è quella di Quirico Filopanti , il cui vero nome e cognome  era  Giuseppe Barilli  – Quirico Fiolopanti era uno pseudonimo : QUIRICO  vuol dire Cittadino, secondo la terminologia latina e FILOPAQNTI:, amante di tutti, di colui che ama il cosmo –

Ebbene,  alla vigilia della proclamazione della R.Romana, Quirico Filopanti diceva che Roma aveva già conosciuto due svolte storiche straordinarie e doveva, con la Repubblica Romana averne una terza; la prima, con i Tarquini  fu quella della libertà e la seconda, con la Repubblica Giacobina del 1798,  fu quella dell’ uguaglianza

La liberazione di Roma dal governo papalino doveva essere la terza svolta, quella all’insegna della Fratellanza.

Questo trinomio, di chiara impronta francese ha avuto le sue radici nella libera muratoria universale.

I caratteri della novità della Repubblica Romana sono essenzialmente tre:

la laicità dello stato;

la separazione tra chiesa e stato

la separazione fra legge religiosa e leggi civili.

Queste novità hanno, di fatto, comportato il riconoscimento dei diritti civili e politici per tutte le minoranze religiose, indistintamente; sono stati, quindi, aboliti i tribunali ecclesiastici in materia mista e in quella civile; è stato riconosciuto il libero accesso alle cariche politiche – amministrative nello stato romano, che, prima, invece, erano, sempre, monopolio delle persone che portavano la tonaca…(cardinali..monsignori…) e ricoperte, pertanto, solo da ecclesiastici.

Ebbene, nel decreto fondamentale del 9 Febbraio 1849, venne inserito un articolo semplice, ma di una chiarezza trasparente: “il papato è decaduto di fatto e di diritto dal governo temporale dello Stato Romano”.

Ciò, però, nella R. Romana non ha mai significato nè provocato alcun fenomeno di violenza antireligiosa non essendosi verificati né massacri, ne’ uccisioni ; vi fu, invece, l’affermazione dei diritti civili e politici di tutti, infatti, l’art.7 dei Principi Fondamentali della Costituzione della R.R. recita che“ dalla credenza religiosa non dipende l’esercizio dei diritti civili e politici”.

Non si faceva, però, lotta dichiarata antireligiosa e si riconoscevano, al capo della Chiesa Cattolica, tutte le guarentigie necessarie per l’esercizio indipendente del potere spirituale.

Questa formulazione è ben più avanzata di quella che troveremo nelle carte costituzionali quarantottesche e superiore, anche, a quella dello Statuto Albertino, perché, nella R.Romana, lo Stato non volle alcuna inframmettenza nel campo spirituale, ma, d’altra parte, l’Autorità Spirituale non potè, a sua volta, averne nel campo degli affari politici.

Da queste poche citazioni, si può constatare, subito,  che l’estrema chiarezza e semplicità , nella formulazioni dei dettami costituzionali è un altro elemento positivo della costituzione della R.Romana.

“ Poche e caute leggi, ma inflessibili nelle applicazioni “ – diceva  Giuseppe Mazzini –

Ebbene, intendendo il senso vero di quegli articoli si è in grado di capire, fino in fondo, il quadro istituzionale che si venne a delineare; se noi, poi, paragonassimo la qualità del linguaggio legislativo di allora e quello corrente…. si capirebbe quanto, oggi, si è lontani  da tale chiarezza e trasparenza.

Chiarezza di linguaggio, anche, laddove, veniva riconosciuto che la base della sovranità era, eternamente, insita nel popolo, perché solo con il suffragio universale – altra svolta non da poco e di grande antiveggenza rispetto ai tempi – si poteva conseguire una situazione in cui, senza ledere alcun diritto, vi era la consacrazione di tutti i diritti.

Vi era, inoltre, un altro articolo che va sottolineato, il due, secondo il quale, il regime democratico aveva, per regola, l’Uguaglianza la Libertà e la Fraternità”.

E’ la ripetizione di Quirico Filopanti ed è la sottolineatura della solidarietà massonica.

Rusconi, Ministro degli Esteri della R.Romana – massone – dava un contenuto preciso a questa solidarietà massonica: “una libertà che non migliora e solleva le classi numerose è “libertà bastarda” – parole testuali –

A ben vedere, la chiarezza di linguaggio,a  volte, non si sottraeva anche ad una certa rudezza del medesimo, che, però, a volte, rende bene l’idea..

Il quadro della solidarietà veniva, poi, precisato con progetti di riforma agraria; all’art. 3, infatti, si diceva che “la Repubblica con le leggi e con le istituzioni promuove il miglioramento delle condizioni morali e materiali di tutti i cittadini”

La solidarietà e quindi il miglioramento delle condizioni di tutti non era vista in una visione di beneficenza o di futura lotta di classe, perché il miglioramento riguardava tutti.

Per Mazzini, il miglioramento dell’individuo deriva dal lavoro di levigazione della pietra che ognuno compie su se stesso, nel proprio intimo, per poi metterlo in pratica nella società civile.

Il terzo vantaggio, o pregio, della R.Romana. è la partecipazione e la coralità del popolo.

Recita l’art.1 che “la sovranità è per diritto eterno nel popolo” e un  riscontro  a quanto testè detto lo si ricava anche dall’altissima percentuale dei votanti per l’elezione dell’Assemblea Costituente, organo che, poi, ha redatto la Costituzione.

Ebbene, l’Assemblea Costituente ha una varietà di posizioni che vanno da quelle dei democratici, rappresentati da Aurelio Saffi, a quelle dei moderati, con il filosofo cattolico Terenzio Mamiani Della Rovere, ma anche di ecclesiastici come Ugo Bassi, massone, poi, giustiziato, oppure come Monsignor Mozzarelli, che era il Presidente della Giunta – tale monsignore era un funzionario della curia papalina, prima che Pio IX pensasse di travestirsi da.. attrice.. e fuggire a Gaeta -.

La partecipazione popolare è sottolineata, anche, dal fatto che tutto il popolo romano partecipò alla difesa di Roma; gli uomini combattendo; le donne rimanendo sulle mura, sugli spalti e partecipando ai dibattiti politici.

Il ruolo delle donne, nella R.Romana è anche molto significativo, poiché è dalla Repubblica Romana che si possono vedere i germi di futuri sviluppi.

Vi furono donne che svolsero attività di cura, di attenzione per i feriti (Cristina Trivulzio, principessa lombarda, Giulia Modena, aristocratica svizzere, sposata con un attore repubblicano, l’inglese Margareth Fuller e la stessa Anita Garibaldi)

Di fronte a quest’opera d’ assistenza, i “gazzettieri” dicevano che “queste donne facevano proselitismo col mezzo della voluttà…,  ma  peggiore fu la dichiarazione di Pio IX, il quale diceva che “ queste infermiere, queste donne dal ciglio asciutto, ma dal grande coraggio, curavano i feriti che morivano sotto le turpi carezze di laide meretrici.

…Si può ben notare la..prurigine del pregiudizio cattolico, del tempo……

Ma è dalla figura di assistenza eroica di queste donne che verrà, poi, l’esempio delle donne di Castiglion delle Stiviere, di San Martino e di Solferino, che ispirarono al fratello Henry Duran la fondazione della Croce Rossa.

Infine l’ultima citazione di Aurelio Saffi : “ Libertà, Repubblica e Fratellanza devono essere inseparabilmente congiunte e noi dobbiamo dare l’esempio all’ Europa”

La Repubblica Romana è stata un esempio per l’Europa e per l’Italia; esempio che sta sempre più sfumando nel nostro orizzonte; sta, ora, a noi riviverlo, rivitalizzarlo e ridargli calore.

Il Presidente del R.S.I.

Fr.Maestro Architetto Giovanni Cecconi