La Costituente del 1949

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LA COSTITUENTE DEL 1949

RIASSUME E CONCLUDE IL PERCORSO DELLA RIFORMA TORRIGIANI

Logo03Può risultare di utile soccorso alla memoria dei FF. meno giovani e sarà senza dubbio di rilevante valore istruttivo per FF. più giovani riprodurre qua di seguito il testo completo della parte generale della relazione che fu redatta dalla commissione incaricata di formulare il progetto di Costituzione destinato ad essere, e nella sua fisionomia finale determinata dalla dialettica della Assemblea, approvato dalla Gran Loggia del 1949.

Il documento, datato il 25 agosto 1948, reca le seguenti firme: Umberto Cipollone presidente (poi Gran Maestro), Gino Bernabò, Rafaele Finizia, Ugo Lenzi (poi Gran Maestro), Ottorino Maggiore (poi Gran Maestro Aggiunto), Ciro Nuti, Guido Sartorelli e Gino Valori, segretario.

Se ne ricava la rappresentazione di alcuni punti fermi del cinquantennio che sta compiendosi: il cinquantennio della presa di coscienza, da parte dei Massoni Italiani, di una universalità soltanto labiale.
Sia pur con ogni riguardo per le probabilmente indurite orecchie di molti destinatari del messaggio, quegli autorevoli fratelli dovettero affrontare un argomento ancora più importante della stessa ricostruzione organizzativa della nostra Comunione: il problema della sua qualità e della sua validità avvenire. E, affrontando il problema sui documenti e sulle testimonianze invece che sugli echi remoti dei discorsi trionfalistici che usavano ancora in principio di secolo, si convinsero onestamente che l’antichità di una tradizione che non riposa sul vero altro non può essere che l’antichità dell’errore. E dall’errore vollero per sempre allontanata la Massoneria Italiana.

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La Commissione ha compiuto il suo lavoro in approfondito esame in piena concordia di animi e di risoluzioni, come è costume massonico, e l’ha compiuto nel più breve tempo possibile per dare modo di far coincidere la convocazione dell’Assemblea Costituente con la celebrazione del centenario della proclamazione della Repubblica Romana, secondo un voto espresso nell’ultima Assemblea. Deve con compiacimento mettere in evidenza che, anche nei punti più dibattuti e dove il pensiero dei suoi Componenti pareva in sulle prime contrastante, si riuscì, dopo la trattazione più ampia degli argomenti, a trovare la giusta soluzione, per cui il progetto delle nuove Costituzioni viene presentato quale elaborato concorde. Si sono tenute presenti tutte le osservazioni delle Officine che, lodevolmente, in gran numero hanno portato largo contributo di rilievi degni di ogni considerazione. Per alcuni articoli, vi sono state, da parte di esse, proposte disparatissime, in gran numero: la Commissione ha dovuto decidersi per una soluzione, ma non ha la pretesa di avere fatto opera perfetta, né ha inteso disconoscere la importanza delle proposte, che non sono state accolte.

INDIPENDENZA DELL’«ORDINE» DAL «RITO»

La Massoneria Italiana, raggiunte la unità e la indipendenza della Patria (cui dette grande contributo), riuscì a costituire la sua Unità nazionale, ed ebbe Gran Maestro, nella Unità raggiunta, Giuseppe Garibaldi, costituendosi il Grande Oriente d’Italia. Dal 1887 si profilò e si fece sempre più intensa l’azione di questo per costituire la propria indipendenza dai cosi detti Corpi Rituali; e dalla forma primitiva, per cui ogni potere si ripeteva dall’alto, si giunse, consono ai tempi, al potere rappresentativo con la più larga partecipazione delle Loggie alla direzione dell’Istituto. La loro Assemblea è sovrana; e – tra l’una e l’altra Assemblea – i poteri sono delegati ad organi rappresentativi che hanno il solo compito di amministrare e di porre in atto le decisioni dell’Assemblea, nei limiti delle “Costituzioni votate”. Il Gran Maestro e gli altri Dignitari depongono ad essa i loro poteri.

Secondo l’antica tradizione (come, del resto, conseguenza della concezione gerarchica dello Scozzesismo), e in omaggio alla funzione di elevazione progressiva dei Fratelli, il Sovrano Gran Commendatore era il Capo effettivo di tutta la Massoneria, Loggie e Camere superiori: Adriano Lemmi fu contemporaneamente Gran Commendatore e Gran Maestro.

Più tardi si venne – e non in Italia soltanto allo sdoppiamento delle funzioni, con una specie di transazione, per la quale il Gran Maestro era il Capo effettivo di tutte le Loggie per delegazione del Gran Commendatore ed il Capo visibile di tutto l’Ordine di fronte al mondo esterno. Questa norma fu presente nello storico congresso dei Supremi Consigli, tenutosi a Losanna nel settembre del 1875.

Da allora, in un movimento lento, ponderato, riflessivo, prudente e progressivo, le idee moderne intorno alla indipendenza e alla sovranità temperata dalla uguaglianza, alla divisione del lavoro e al senso di responsabilità di ciascun ufficio, fecero si che quasi per tutto venisse operata una profonda distinzione tra Massoneria Simbolica e Massoneria degli Alti Gradi, con conseguente netta distinzione tra Gran Maestro e Sovrano Gran Commendatore, entrambi sovrani ed indipendenti, l’uno sulle Loggie e l’altro sulle Camere Superiori, fermi, per le une e per le altre, i principi generali dello Scozzesismo e le norme cogenti del Supremo Consiglio in materia rituale e liturgica. La stessa cosa dicasi in rapporto alla Gran Loggia Nazionale Simbolica (Rito Simbolico). Ciò sino alle Costituzioni del 1920.

Nel 1922 avvenne uno dei fatti più importanti della storia Massonica in Italia, e cioè, sotto la spinta di nuove prementi contingenze, si accentrarono tutti i poteri nel Grande Oriente.
Il Grande Oriente, in Italia come in quasi tutte le altre Nazioni del Mondo, diventò – per effetto di questo concentramento – Autorità indipendente, assoluta e sovrana per il Governo e la rappresentanza di tutte le Loggie. In tal modo, la Massoneria Italiana (Palazzo Giustiniani) si mise, con tale fatto, in quella condizione che molte Grandi Loggie (segnatamente quelle degli Stati Uniti d’America) desideravano per stringere più intimi ed ufficiali rapporti, e scambiare reciproci rappresentanti con il Grande Oriente d’Italia.

In detto anno 1922 le due Supreme Autorità del Rito Scozzese e del Rito Simbolico rinunziarono a tutte le prerogative e i privilegi, e, per ciò, con la ristampa delle Costituzioni del 1920 del Grande Oriente d’Italia, effettuata nel 1922, le norme relative a tali privilegi e prerogative furono riprodotte tra parentesi. Queste rinunzie evitarono la convocazione di un’Assemblea Costituente straordinaria delle Logge, la quale – ove tali rinunzie non fossero avvenute – si sarebbe resa indispensabile per la discussione e la soluzione del grave argomento, imposto anche dalla necessità della ripresa in pieno dei rapporti internazionali.
Si mette in rilievo che l’Assemblea Ordinaria delle Loggie sarebbe dovuta avvenire entro il 1922; e il Gran Maestro Domizio Torrigiani – nel convocarla per il 28 gennaio 1923 – spiego il breve ritardo sia per le contingenze del Paese (nell’ottobre 1922 vi era stata la così detta e deprecata “marcia su Roma”), e sia (come leggesi nella circolare del 18 dicembre 1922) per ragioni d’indole “interna della nostra Famiglia”.
“In questi ultimi mesi (si legge nella circolare del Gran Maestro) gli Alti Corpi Rituali hanno elaborato una rinunzia ai privilegi già goduti da loro nel Grande Oriente; e tale elaborazione è proceduta con una lentezza, che la delicatezza della materia e la importanza dell’atto valgono a spiegare e giustificare. Anche di questo avvenimento vi giungerà a parte la comunicazione formale
“L’Assemblea non poteva essere convocata prima che siffatto problema fosse comunque risolto, inquantoché l’ordine del giorno dei suoi lavori, naturalmente indispensabile nella convocazione, si sarebbe dovuto compilare in modo diverso, in rapporto alla soluzione adottata. Infatti, o l’Assemblea sarebbe stata chiamata a prendere notizia delle rinunzie, che, con giudizio sovrano e da essa non sindacabile, gli Alti Corpi Rituali avessero creduto di fare a proposito dei privilegi loro propri, ovvero – poiché era nei voti del Governo dell’Ordine che la separazione del Governo dei Riti dal Governo dell’Ordine avvenisse – l’Assemblea avrebbe dovuto essere adunata in sede di Costituente per deliberare” .

L’Assemblea delle Loggie ebbe luogo il 28 gennaio 1923. Stralciamo dal discorso del Gran Maestro Domizio Torrigiani:

“Anche non sarà discaro all’Assemblea ch’io faccia un cenno della riforma attuata col trattato corso tra il Grande Oriente e i due Riti, comunicato regolarmente ad ogni Officina.
“Questa riforma deve essere apparsa ben chiara nel suo concetto informatore e nei particolari a chiunque abbia letto il breve testo della convenzione. Non m’indugerò a commentarla. Dirò ch’era un’aspirazione antica d’alcuni tra i più devoti seguaci così dell’uno come dell’altro Rito, e che il Grande Oriente ebbe a un certo momento a giudicare utile e necessaria non solamente a sé ma alla vita dell’Ordine, la quale deve essere sempre concepita integralmente, in una valutazione superiore. Era tempo che la Massoneria Italiana, che gode tra i Grandi Orienti e le Grandi Loggie di tutto il Mondo di un prestigio impareggiabile, provvedesse a perfezionare la struttura della propria organizzazione, alquanto singolare per ragioni storiche, secondo lo stile delle Comunioni meglio sviluppate. Cosi si rendono possibili cooperazioni e contatti che sarebbero destinati, altrimenti, a perdurare frammentari o nulli. Poiché l’Ordine attinge dal suo carattere di universalità una gran parte del suo vigore e del suo valore, e poiché nella Massoneria Universale la Comunione Italiana può cogliere vantaggi incalcolabili in quanto cerchi svolgere degnamente il suo dovere patriottico e umano, la cura dei rapporti internazionali deve essere ravvivata. Anche dobbiamo adoperarci a sbarrare il passo a quei soliti nemici nostri, che vivono, e trovano di che durare in vita, perché ci combattono su ogni terreno, e su quello internazionale più accanitamente che su ogni altro.
“Ho vivo desiderio di aggiungere che, per tutto quanto è possibile, il Grande Oriente curerà in ogni occasione e con ogni mezzo, di dar parola, all’uno e all’altro Rito, della deferenza più sincera, e di buona volontà, al fine di rimuovere ogni inconveniente o turbamento, pur tenue, che nella prima pratica della riforma si potesse suscitare”.

Nell’aprile del 1923 il Gran Maestro partì per l’Inghilterra e per l’America, dove trovo opportuno trattenersi ben circa quattro mesi (dolente che le condizioni interne della nostra Patria non gli avessero consentito di rimanervi ancora per completarvi il lavoro); e riceve accoglienze clamorosamente fraterne dalle Grandi Logge, che ebbe a visitare. Stralciamo dal discorso da lui pronunciato – tra consensi ed acclamazioni – il 3 maggio 1923 nella Gran Loggia di New York:

“Poche cose sono belle nella vita per coloro che hanno una fede come quella di scoprire un vero fratello in colui che forse aveva immaginato lontano spiritualmente da sé. Noi avemmo la gioia di riconoscerci fratelli.
“Perché la nostra fede è comune. Vivemmo lontani, per entro le vicende delle nostre Nazioni, ma lo spirito che parlava in noi era lo stesso. Era uno, sebbene noi fossimo disuniti e lontani gli uni dagli altri sulla superficie della terra. Esso parlava la stessa parola al grande cuore di Giorgio Washington e al grande cuore di Giuseppe Garibaldi.
“I principi non sono discordi.
“L’idealità, alta fra tutte, del Grande Architetto dell’Universo non fu negata mai dalla Massoneria Italiana. Chi ha letto i nostri rituali sa com’essa sia in quelli continuamente e solennemente affermata.
“Il Massone italiano mai apre o chiude i lavori della Loggia senza l’invocazione del Grande Architetto dell’Universo.
“Alla Gloria del Grande Architetto dell’Universo” è scritto in ogni Tempio massonico, come in testa ad ogni scritto massonico, anche di lieve importanza”. “Alla Gloria del Grande Architetto dell’Universo” son pronunciati i giuramenti, inaugurati i Templi, aperte e chiuse le Assemblee e le adunanze di ogni specie. “Al Grande Architetto dell’Universo” il Massone italiano si rivolge nella cerimonia di commemorazione dei fratelli defunti, secondo il testo del Ri¬tuale, sempre rigorosamente osservato, per dire: “Immutabile origine di ogni trasformazione, fa’ che il nostro Fratello possa vivere eternamente con Te come ha vissuto con noi”; e dice ancora: “la speranza che il nostro Fratello defunto riposi nel grembo del Grande Architetto dell’Universo dissipa ogni nostro dolore e cambia in giubilo il nostro sconforto”; e ancora: “La morte non è che la iniziazione ai misteri di una vita seconda, il cominciamento di una seconda vita”.
“Tra noi stanno in perfetta fraternità uomini di qualsiasi partito politico; come tra voi la Massoneria vive al disopra e al di fuori dei partiti. Solamente se ne allontanarono quelli che rinnegano la Patria e che, seguendo i loro sogni, considerano la fedeltà alla Patria come una concezione tramontata. Noi invece intendiamo che la Patria sia cosa e idea sacra e che ogni cittadino debba essere pronto a immolarle, occorrendo, la vita. Nemmeno stanno tra noi quelli che negano la libertà in quanto noi crediamo che la devozione alla libertà sia un dovere essenziale di ogni buon cittadino, in qualunque partito politico egli si trovi a militare”.

Nel 1924 gli eventi politici della Patria nostra precipitarono, e – combattuta e soppressa la Massoneria – non fu possibile la continuazione dei rapporti con le Potenze Massoniche Estere; ma – debellato il fascismo – prima a riprendere contatto con noi – all’epoca del Comitato della Grande Maestranza – fu nel 1944 la Gran Loggia di New York; e seguì felicemente l’inizio della corrispondenza con le altre Grandi Loggie.

Tutto ciò poté avvenire perché oramai, sin dal 1922, il Grande Oriente d’Italia aveva sovranità ed indipendenza.

Nel novembre del 1945 avvenne la fusione della così detta Massoneria di Palazzo Giustiniani, e della Massoneria così detta Unificata. In tale occasione venne stabilito di indire, appena possibile, un’Assemblea Costituente per l’aggiornamento delle Costituzioni del 1922 del Grande Oriente, rimaste in vigore.

Per la migliore formulazione del nuovo progetto vi fu anche attivo scambio di corrispondenza con esponenti illustri della Massoneria Americana.
Scriveva Fr.°. Melvin M. Johnson (Sovrano Gran Commendatore del Supremo Consiglio del 33°.°. Grado del Rito Scozzese Antico ed Accettato per la giurisdizione Nord degli U.S.A.) il 21 febbraio 1947:

“Richiamo la vostra attenzione sul paragrafo 3° dell’articolo 712 delle Costituzioni della G.°. L.°. del Massachussets (“riconoscimento fraterno può essere accordato a Grandi Loggie Straniere quando – su relazione di apposita Commissione – si acquisisce la convinzione che sia un’organizzazione indipendente, che si autogoverna, e che gode di sovranità massonica nella sua giurisdizione”); e ciò poiché il Sovrano Gran Commendatore Cowles asserisce che il Grande Oriente d’Italia non è dipendente dal Supremo Consiglio Scozzese.
“Le Grandi Loggie esistevano prima dei Supremi Consigli e di altri Corpi Massonici.
“E’ nostra opinione che una Gran Loggia non debba essere controllata o soggetta all’autorità di qualsiasi altro corpo.
“Se, nella forma costitutiva del vostro Grande Oriente, la Gran Loggia cedesse la più piccola parte della sua autorità a qualsiasi altro Corpo, la Gran Loggia del Massachussets non potrebbe riconoscervi. Limito il mio giudizio al Massachussets, non perché vi siano differenti punti di vista in ogni altra Grande Loggia d’America, ma solo perché io non ho autorità per parlare in nome delle altre Grandi Logge”.

E ciò confermava con lettere in data 11 e 28 marzo, 28 aprile, 24 giugno, 26 luglio 1947 e con telegramma 8 aprile 1947.

Questi principi sono quelli delle Costituzione del Grande Oriente d’Italia del 1922.

Nel progetto, che la Commissione ha ora elaborato, viene mantenuto il principio dell’indipendenza dell’Ordine dal Riti; né oramai potrebbe essere altrimenti perché il Rito Simbolico ha confermato la rinunzia del 1922, e il Supremo Collegio attuale, nella tornata del 3 marzo 1947, ebbe “a riaffermare ancora una volta – richiamandosi al proprio ordine del giorno 27 gennaio 1947 – che il Grande Oriente d’Italia (Gran Loggia Nazionale) è organo sovrano, il quale deve restare completamente separato dal Supremo Consiglio, giusta la prassi vigente nelle Comunioni Massoniche del Rito Scozzese Antico ed Accettato delle varie Nazioni”; e nell’ordine del giorno 26 aprile 1946 ritenne “che l’esame del progetto di Costituzione sottoposto alla prossima Costituente deve essere ovviamente lasciato alla Costituente stessa”; “che le Loggie della Comunione Italiana sono e restano libere di darsi quella Costituzione che esse ritengano di deliberare, e che l’Assemblea Costituente è investita di tutti i poteri necessari per statuire in merito alla nuova legislazione, che dovrà regolare le Loggie stesse”

NOTA: Hiram, Rivista Massonica, n.04 – maggio-giugno 1973, Editrice Erasmo, Roma.