Simbolici Famosi :: Roberto Assagioli (1888-1974)

Medico psichiatra e psicoterapeuta italiano, fondatore delia Psicosintesi. Padre di una disciplina, la psicosintesi, più conosciuta all’estero che in Italia, dove comunque ci sono molti psicologi all’avanguardia che la praticano.

Roberto Assagioli
Roberto Assagioli

Nato Roberto Marco Grego (cognome originario di Assagioli) a Venezia il 27 febbraio 1888 da genitori ebrei, rimasto orfano di padre a soli due anni, fu adottato dal dottor Alessandro Emanuele Assagioli. Visse nella città lagunare fino al 1904, anno in cui conseguì la maturità al liceo Foscarini. Si dimostrò subito dotato di capacità di apprendimento straordinarie e imparò contemporaneamente, oltre all’italiano, l’inglese e il francese e, in seguito, anche il tedesco. Trasferitosi a Firenze con la famiglia, Roberto Assagioli s’iscrisse alla sezione di Medicina e Chirurgia del locale Istituto di Studi Superiori, all’epoca una delle università più qualificate del Regno d’Italia. La scelta di uno studio di tipo scientifico non limitò, però, i suoi interessi culturali, che furono e restarono vastissimi: letterari, filosofici, spirituali, tutti ad orientamento transculturale. A soli quindici anni cominciò a pubblicare scritti: del 1903 sono due articoli apparsi sul “Giornale di Venezia”. Dal 1906 al 1908 fu bibliotecario della Sezione Psicologica, inserita nell’insegnamento di Filosofia Teoretica dell’Università di Firenze. Negli stessi anni collaborò alla redazione della rivista “Leonardo”, con il celebre scrittore e intellettuale italiano Giovanni Papini, con cui strinse amicizia e insieme al quale coltivò un forte interesse per l’occultismo e lo spiritismo. Fu in relazione con T. Flournoy, con E. Claparede – che pubblicò suoi articoli sulla rivista “Archives de Psychologie” – e conobbe a Firenze nel celebre caffè “Giubbe Rosse” Giuseppe Prezzolini e Arturo Reghini. Nel 1907 presentò alcuni di quelli che saranno aspetti fondamentali della psicosintesi e, due anni dopo, in un articolo intitolato “Per una moderna psicagogia” ne delineò tutta la traccia anche se sarebbe passato ancora qualche anno prima che la psicosintesi prendesse tale nome. Sempre in quegli anni frequentò in Svizzera l’Ospedale Psichiatrico Burghölzli, una celebre clinica psichiatrica di Zurigo, dove conobbe Jung col quale restò in amichevole rapporto per tutta la vita. I due studiosi, tra l’altro, erano uniti da un comune interesse per le culture orientali, i fenomeni paranormali, l’alchimia e l’astrologia. In Svizzera cominciò a occuparsi, tra i primi due o tre italiani, della psicanalisi freudiana, che suscitava grande interesse ma anche tante polemiche.

Lapide del padre di Roberto Assagioli al Cimitero Ebraico di Lido di Venezia
Lapide del padre di Roberto Assagioli al Cimitero Ebraico di Lido di Venezia

Si laureò il 1° luglio del 1910. Conclusi gli studi di medicina, a Firenze nel 1910, con una tesi sulla psicoanalisi preparata al Burghölzli di Zurigo, si dedicò alla psicologia e alla pratica della psicoterapia nel cui ambito sviluppò un proprio metodo: la psicosintesi.

Tra i primi divulgatori scientifici del pensiero di Freud in Italia (Le idee di Freud sulla sessualità, “La Voce”, 1910), tuttavia Assagioli si discostò ben presto da Freud, perché riteneva che desse troppa importanza al lato più basso ed istintivo della sessualità umana, e soprattutto alle sue aberrazioni. A queste ultime egli contrapponeva le “manifestazioni superiori dell’amore”, e invece della celebre “rimozione” freudiana (la tendenza a mantenere fuori dalla coscienza pensieri, immagini o ricordi condannati dal Super-Io, ossia la parte della nostra psiche in cui si attua la censura esercitata dalla coscienza morale), preferiva sottolineare il processo di “sublimazione”, che permette di trasformare le “cieche forze istintive in elevate energie emozionali e spirituali”. Proprio attraverso la sublimazione, Assagioli propugnava il risveglio interiore dell’uomo. E infatti nel 1910 a Firenze, durante il primo Convegno Italiano sulla Questione Sessuale, suscitò lo stupore dei presenti parlando di superamento dei vincoli materiali “per esplorare le vette più luminose della propria anima e studiare i più alti misteri della vita umana”. Insomma, il giovane e brillante scienziato sentiva ormai la necessità di crearsi un cammino di ricerca personale. Fondò, nel 1912, insieme a un gruppo di studiosi fiorentini gravitanti attorno a Francesco De Sarlo, la rivista “Psiche” di cui fu il redattore capo e l’animatore; il secondo numero (marzo-aprile 1912) venne interamente dedicato alla psicoanalisi. Attraverso le pagine di questa rivista si attuò il passaggio dalla psicanalisi alla psicosintesi. A differenza di Freud e dei suoi seguaci più ortodossi, Assaggioli riteneva che nella psiche umana non albergassero soltanto conflitti e complessi, ma anche potenzialità sane e creative. Su questo si basava la sua “psicologia della salute”, che anticipò molti temi caratteristici della psicologia transpersonale. Infatti, essa si occupava anche di stati di coscienza che vanno al di là di una percezione limitata dell’io, come, per esempio, le esperienze di tipo spirituale, religioso, intuitivo, estatico, così importanti per l’evoluzione umana. Di qui, dunque, l’importanza dello studio approfondito delle religioni e delle filosofie orientali, nonché l’apertura alla dimensione spirituale. Tutti questi elementi confluiscono nella psicosintesi; il termine “sintesi”, naturalmente, viene inteso, in senso alchemico, come trasformazione, armonizzazione, sublimazione a livello individuale e collettivo, ma anche, a livello culturale, come fusione di Oriente e Occidente. Sempre a Firenze, nel 1913, fondò il “Circolo di Studi Psicologici”. Nel 1926 pubblicò l’opuscolo Psychosynthesis – A new method of healing e fondò a Roma dove si era trasferito l'”Istituto di cultura psichica”, che nel 1933 prese il nome attuale di “Istituto di Psicosintesi”. Ma nello stesso anno dovette chiudere i battenti, poiché Assaggioli, essendo ebreo ed avendo molti contatti con la comunità scientifica internazionale, non era ben visto dal regime fascista. Riaprì dopo la fine della seconda guerra mondiale a Firenze (dove ha sede ancora oggi, in Via San Domenico 16, esattamente in quella che era l’abitazione del grande scienziato) e fu eretto in Ente Morale dello Stato con Decreto n. 1721 del Presidente della Repubblica il 1° agosto 1965 e diretto dallo stesso Assagioli fino al 1974, anno della sua morte.

Pagella del Liceo Foscarini di Venezia di Roberto Assagioli col nome di Roberto Marco Grego
Pagella del Liceo Foscarini di Venezia di Roberto Assagioli col nome di Roberto Marco Grego

Viaggiò molto all’estero, frequentando i migliori psichiatri e psicologi del mondo e partecipando a numerosi congressi internazionali. Contemporaneamente, si dedicò all’approfondimento dei suoi interessi “alternativi”, ossia lo studio del pensiero orientale in genere e della grande tradizione spirituale indiana in particolare (soprattutto attraverso un testo sacro fondamentale come la Bhagavad-Gita), nonché delle discipline esoteriche e delle varie forme di spiritualità e misticismo. La sua intenzione, sin dall’inizio, era quella di fondere elementi della tradizione orientale con i principi più fecondi della cultura occidentale. Si interessò anche di fenomeni medianici, ma prese subito le distanze da essi, poiché considerava la medianità qualcosa di passivo, di incontrollato, mentre il suo interesse verteva sullo sviluppo di poteri spirituali che l’individuo fosse in grado di controllare e di utilizzare.

L’anno prima di morire favorì la costituzione di una associazione finalizzata alla preparazione di psicoterapeuti: la “Società Italiana di Psicosintesi Terapeutica” (S.I.P.T.) fondata dai suoi più stretti collaboratori. Più noto all’estero che in Italia diversi istituti, centri e fondazioni continuano a sviluppare il suo lavoro, insegnando e usando la psicosintesi: negli Stati Uniti d’America – ove promosse la creazione della “Psychosyntesis Research Foundation ” con sede a New York -, nel Canada, in Inghilterra, in Svizzera, in Francia, in Grecia, in Argentina e in India.

Il 23 agosto 1974 è quietamente morto a Capolona d’Arezzo.

I suoi lavori, che ammontano a più di 300 titoli, sono stati pubblicati in nove lingue. Tra essi vanno menzionati : Psicosintesi – armonia della vita (1991); L’atto di volontà (1977); Lo sviluppo transpersonale (1988); Principi e metodi della psicosintesi terapeutica (1973); Comprendere la psicosintesi – Guida alla lettura dei termini psicosintetici (1991).

Oltre che scienziato di livello internazionale – studiò con Sigmund Freud e fu amico fraterno di Carl Gustav Jung, fu in stretti rapporti con Maslow e Tagore, ebbe incontri con Einstein, con lo scrittore James Joyce, il maestro zen Suzuki, il Lama Govinda – Assagioli fu anche un maestro di vita molto aperto nei confronti di tutte le discipline spirituali. In effetti, la sua visione integrale della psiche umana è particolarmente ricca e appassionante, e può aiutare l’uomo a sviluppare le proprie potenzialità inespresse in modo positivo, creativo. Proprio per questo, insieme ad altri grandi psicologi “illuminati” suoi contemporanei come Milton Erikson, ispiratore della programmazione neurolinguistica, e Abraham Maslow, il fondatore della psicologia umanistica, si può dire che Assagioli abbia contribuito a gettare le basi su cui in seguito si è sviluppata buona parte della filosofia New Age.

Come si è visto, la psicosintesi s’interessa non soltanto delle persone “malate”, ma anche e soprattutto di quelle considerate “normali”, poiché Assagioli sosteneva che in ognuno di noi coesistono una parte sana ed una malata. Pertanto, la terapia psicosintetica deve aiutare l’individuo a sviluppare la prima, guarendo così la seconda, in base al presupposto che molte persone soffrono e si ammalano soprattutto perché non riescono a realizzare le proprie aspirazioni. Assagioli stesso definiva la sua disciplina “un metodo di auto-formazione e realizzazione psico-spirituale per tutti coloro che non vogliono accettare di restare schiavi dei loro fantasmi interiori e degli influssi esterni, di subire passivamente il gioco delle forze psicologiche che si svolge in loro, ma vogliono diventare padroni del proprio regno interiore… Un metodo di cura per le malattie e i disturbi psicologici e psicosomatici particolarmente efficace quando la causa profonda di quei mali sta in una lotta particolarmente aspra tra le forze psichiche coscienti e inconsce, oppure in una di quelle crisi complesse e tormentose che spesso precedono il risveglio o un altro passo importante nello sviluppo spirituale”. Insomma, la psicoterapia messa a punto da Assagioli mira a sollecitare la parte attiva, creativa della personalità, per rimuovere quei blocchi che si creano quando un individuo non riesce ad esprimersi, a realizzare le proprie potenzialità creative. Tra le tecniche utilizzate a questo scopo figurano l’ascolto della musica, il disegno, il diario psicologico personale (consistente nel riportare su carta, ogni giorno, i propri pensieri e le proprie emozioni), nonché degli ottimi esercizi di rilassamento (o meditazione) e di visualizzazione. Questi ultimi, in particolare, hanno precorso analoghi esercizi molto usati oggi dai “terapisti New Age” e tuttora considerati molto efficaci. La capacità di Assagioli di creare delle immagini particolarmente vivide ed efficaci si riflette anche nel modo che egli usò per descrivere la psiche umana: un perfetto uovo cosmico, il cui nucleo è costituito dall’io o sé cosciente.

L'Uovo Cosmico (Roberto Assagioli)
L’Uovo Cosmico
(Roberto Assagioli)

Quest’uovo è diviso in tre settori: rispettivamente, dal basso verso l’alto, l’inconscio inferiore (la “cantina”, sede delle attività psichiche che governano la vita organica, le funzioni fisiologiche, gli istinti primitivi, ecc.), l’inconscio medio (in cui si verifica l’elaborazione delle esperienze compiute, la progettazione delle attività future e l’archiviazione dei ricordi) e l’inconscio transpersonale (l'”attico”, da dove provengono le intuizioni, le ispirazioni artistiche e creative in genere, gli slanci altruistici, gli stati di illuminazione o estasi, i poteri paranormali). Su tutto questo risplende una “stella”: il Sé della psicologia moderna, ovvero l’anima, la nostra identità più profonda e autentica. Nella psicosintesi, dunque, il terapeuta cerca di guidare il “paziente” proprio verso questi piani superiori dell’essere, stimolando una trasformazione interiore, un’impostazione della propria vita più sull’essere che sull’avere. L’obiettivo da raggiungere è naturalmente, come in tutte le autentiche discipline iniziatiche, quello universale della “conoscenza di sé”, che permette di superare i conflitti tra individui e popoli e di evolversi armonicamente.

Conoscere se stessi, possedere se stessi e trasformare se stessi sono i tre momenti fondamentali del “processo psicosintetico”, attraverso il quale l’individuo impara progressivamente a conoscersi, a capirsi, ad accettarsi, a scoprire le proprie potenzialità, a vivere con la totalità del proprio essere, diventando sempre più consapevole della sua fondamentale libertà e possibilità di gestione creativa e responsabile dell’esistenza.

L’elemento innovativo della Psicosintesi è dato da una concezione dell’uomo in cui oltre all’inconscio viene riconosciuto un superconscio, la sfera più alta della psiche, in cui hanno sede gli aspetti cosiddetti “superiori” dell’uomo, che vengono qui riconosciuti come potenzialità proprie della natura umana: l’intuizione, l’ispirazione, lo slancio altruistico, la percezione di una realtà superiore, il senso di compartecipazione con una realtà che trascende la dimensione individuale. L’esplorazione e il riconoscimento di questi elementi ancora poco conosciuti integra e completa la conoscenza delle componenti istintuali, emotive e razionali dell’essere umano, favorendo una maggior comunicazione, integrazione e quindi collaborazione tra tutte.

L’individuo scopre così di possedere una molteplicità di aspetti, ma di essere sostanzialmente “uno”, e si sperimenta in quanto tale nell’attivare la propria libertà interna, nell’imparare ad usare la volontà. E’ questo il punto in cui da oggetto, in balia di eventi e circostanze, l’uomo si rivela soggetto, “direttore d’orchestra” della sua esistenza, e impara a coordinare funzionalmente le diverse sfumature del proprio essere, inserendosi a sua volta in un contesto più vasto, in cui ogni individuo rappresenta una singola nota, unica e insostituibile. Realtà spirituale e realtà materiale si incontrano quindi nell’essere umano, che si realizza nella ricerca di un equilibrio tra queste due dimensioni, tra l’essere e il divenire, tra le possibilità potenziali e le condizioni oggettive, cercando le modalità più adatte per esprimere la propria più profonda natura in ogni ambito dell’esistenza. Il ricercatore spirituale che si avvicina alla psicosintesi trova in questa corrente psicologica il soddisfacimento di un bisogno: quello di vedere espresse e proposte, in un linguaggio scientifico, le Leggi, le “Verità” ed i metodi che erano sempre appartenuti soltanto all’ambito esoterico e misterico. Il grande merito di Assagioli è, infatti, quello di aver cercato, e spesso trovato, una sintesi viva e creativa dei vari contenuti di correnti diverse, in taluni casi decodificando e traducendo nel linguaggio della psicologia concetti e teorie che si è soliti riservare al campo della religione e della filosofia. Ha arricchito e completato, in questo modo, l’immagine dell’uomo, che viene delineandosi da un approccio olistico e pluridimensionale. Tutto ciò ha rappresentato una vera e propria “missione”, che Assagioli portava avanti, un servizio all’umanità, un compito assegnatogli dai Maestri. “Una grande anima tornata qui per insegnare”, così è stato definito.

Chi ha conosciuto Roberto Assagioli lo descrive come una figura eccezionale, una persona spiritualmente molto evoluta, un Maestro, dotato di semplicità e di volontà, di saggezza e di infinito rispetto dell’essere, a tutti i livelli, di senso dell’umorismo e di disponibilità a parlare di tutto senza far pesare la sua cultura, di eccezionale equilibrio e di quella profonda bontà che lo portava a non giudicare mai. Gioia e serenità sono le qualità che più di ogni altra vengono attribuite ad Assagioli dalle persone che lo hanno frequentato a lungo. La sua lunga vita non fu facile e priva di dolore, anche se il suo modo di affrontare la sofferenza è testimonianza concreta del suo insegnamento: il raggiungimento di quella disidentificazione che porta ad elevarsi al di sopra delle emozioni. Due furono i momenti particolarmente duri nella sua vita: la persecuzione e l’imprigionamento come ebreo e pacifista e la morte del figlio Ilario all’età di 28 anni. Dal primo evento, un mese di carcere, scaturì il breve scritto “Libertà in prigione”, di cui si riporta il seguente brano: “Mi resi conto che ero libero di assumere un atteggiamento o un altro nei confronti della situazione, di darle un valore o un altro, di utilizzarla o meno in un senso o nell’altro. Potevo ribellarmi, oppure sottomettermi passivamente, vegetando; oppure potevo indulgere nel piacere dell’autocommiserazione e assumere il ruolo di martire oppure, potevo prendere la situazione in maniera sportiva e con senso dell’humor, considerandola come una nuova e interessante esperienza. Potevo farne un periodo di cura, di riposo, o di pensiero intenso su questioni personali, riflettendo sulla mia vita passata o su problemi scientifici e filosofici; oppure potevo approfittare della situazione per sottopormi a un training delle facoltà psicologiche e fare esperimenti psicologici su me stesso; o, infine, come un ritiro spirituale. Compresi che dipendeva solo da me capire che ero libero di scegliere una o più di queste attività o atteggiamenti; che questa scelta avrebbe avuto effetti precisi e inevitabili, che potevo prevedere e dei quali ero pienamente responsabile. Nella mia mente non c’era dubbio alcuno circa questa libertà essenziale…”. In queste parole sono racchiusi alcuni dei più importanti punti focali della prassi psicosintetica: la disidentificazione ed auto-identificazione, la volontà e l’accettazione. Esiste un grande principio della vita psichica, secondo il quale noi siamo dominati da qualunque cosa con cui il nostro io si identifica, mentre possiamo dominare, dirigere e utilizzare tutto ciò da cui ci disidentifichiamo. In questo principio sta il segreto della nostra schiavitù e della nostra libertà. Se la struttura e la dinamica della personalità, in psicosintesi, si presentano con caratteri innovativi, ciò che vi è di veramente rivoluzionario è il modello di sviluppo dell’uomo, che prevede un percorso dall’autoconoscenza alla trasformazione di sé, attraverso gli stadi dell’accettazione e dell’autodominio. Si tratta di un percorso dalla molteplicità all’unità, durante il quale si avvicendano, alla guida della personalità, dapprima strutture parziali denominate subpersonalità, poi l’io personale (che mette in azione la volontà personale: forte, saggia e buona), infine il Sé (e la volontà transpersonale). Siamo cosi giunti a parlare del Sé transpersonale (termine più “scientifico” per designare lo Spirito). La psicosintesi è stata la prima psicologia occidentale ad affermare ed includere nel proprio corpo dottrinario la realtà dello Spirito. Il Sé, la sua affermazione, il riferimento ad esso, è veramente il cardine di tutto il sistema psicosintetico e ne designa il processo evolutivo. La psicosintesi distingue in maniera chiara tra realizzazione di sé (meta comune a tutte le psicologie umanistiche), e realizzazione del Sé. Importante è il contributo di Assagioli, in campo psicopatologico e psichiatrico, sui disturbi psichici causati dalla “realizzazione del Sé”. Assagioli ha messo a punto più di quaranta tecniche ed esercizi volti a favorire la psicosintesi personale e la psicosintesi transpersonale. Per il primo traguardo si può qui ricordare – a parte le iniziali tecniche di tipo psicoanalitico ed alcune per altro già accennate: l’autobiografia e il diario, il rispondere a determinati questionari, l’inventario della propria personalità, l’accettazione, la biblioterapia (intesa come sana alimentazione psicologica), la catarsi, l’analisi critica, la disidentificazione, la musicoterapia, la cromoterapia; l’attivazione e l’uso della volontà, la tecnica della semantica (il potere nascosto e antico delle parole), il modello ideale, la trasformazione delle energie (soprattutto di quelle aggressive e sessuali). Per la seconda meta, la psicosintesi transpersonale, Assaggioli ha proposto: le tecniche meditative (in particolare la meditazione riflessiva, quella recettiva e quella creativa), lo sviluppo dell’intuizione, l’esercizio basato sulla Divina Commedia di Dante, l’esercizio sulla leggenda del Graal, l’esercizio della montagna, quello dello sbocciare di una rosa ed altre varie tecniche di utilizzazione dei simboli.

Pur essendo poco noto Roberto Assagioli fu Massone, probabilmente iniziato nella celebre Loggia “Lucifero” di Firenze di Rito Simbolico Italiano, e molto vicino alla Società Teosofica. Lo stesso libro di Francesco Brunelli, che ne fu fervido discepolo, Principi e metodi di Massoneria operativa – una guida ai lavori in loggia è così profondamente e talora esplicitamente permeato della dottrina di Roberto Assagioli da dare la netta impressione di essere una raccolta di insegnamenti, tecniche e metodiche impartite in lezioni di psicosintesi tenute dallo stesso Assagioli.

Moreno Neri

SimboliciFamosi