Testamento di un uomo libero

Lascio ai cuori neri, ai falsi padri nobili, ai giudici immemori di essere stati furfanti, ai profeti di verità dogmatiche, alle volpi che disprezzano l’uva, agli indignati di professione ed agli accidiosi compulsivi il veleno dell’invettiva. Che si macerino nella loro rabbia come cetriolini nell’aceto.

Io preferisco il sorriso disteso che brilla negli occhi, allo sguardo accigliato e torvo.

Il mio futuro, ovunque esso sia, lo voglio pulito, limpido, com’è il mio passato.

Voglio poter guardare chiunque con la serena consapevolezza che il mio cuore e la mia mente hanno sempre parlato all’unisono e con schiettezza, e che lo faranno nel futuro qualunque cosa accada.

Si confezionino dunque le loro teorie, i loro complotti, i loro conventi di sussurri. Vivano nelle loro segrete, si raccolgano negli oscuri e remoti salotti a concertare strategie, a concordare agguati.

I loro veleni scorreranno come acque reflue fuori dalle mura del mio Tempio, dove il cielo resta azzurro e stellato, l’aria profumata e pulita.

Per quel che mi riguarda, con gioiosa letizia accoglierò ogni giorno nuovo che mi resta e lascerò che a riempirmi sia lo splendore del creato, consentendomi così di fluire, libero, nell’Uno.

Enrico Franceschetti