Il Massone e l’operazione “Mare Nostrum”

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Dai un pesce a un uomo e lo nutrirai per un giorno,

Insegnagli a pescare e lo nutrirai per tutta la vita.

Confucio (V sec. a.C.)

Ser:.mo Presidente, Car:.mi e Ser:.mi MM:. AA:. di questo Collegio. Nell’accingermi a tracciare questo lavoro architettonico non vi nascondo una qualche difficoltà; non tanto per la tematica in quanto tale, certamente non strettamente attinente alle mie specifiche competenze, quanto, piuttosto, per le riflessioni e per le considerazioni più generali che essa mi ha portato a fare. Prima fra tutte, il rapporto fra il mio essere massone, e quindi fermamente convinto dei capisaldi etici e filosofici del nostro Ordine e le situazioni drammatiche e tragiche collegate a tale operazione umanitaria; situazioni che coinvolgono popolazioni sia italiane, sia di altre nazioni.

In altri termini, come poter coniugare o, meglio, che accezione e significato è possibile dare a concetti quali quelli di Libertà, Uguaglianza e Fratellanza, fondamento della nostra Istituzione Massonica fin dalle sue origini, di fronte a fenomeni quali quelli di una grande immigrazione di massa, difficilmente controllabile, dalle potenziali e dirompenti conseguenze, che investono la nostra Penisola, in vero prima fra tutte le nazioni europee?

L’operazione umanitaria e militare denominata “Mare Nostrum” fu decisa dal governo italiano il 18 ottobre 2013, dopo l’incremento del fenomeno migratorio registrato dalla seconda metà di quell’anno ed anche a seguito dei tragici naufragi del 3 e 11 ottobre 2013, naufragi che si verificarono a largo di Lampedusa. Dopo un anno, a fine ottobre 2014, “Mare Nostrum” si è chiusa, almeno formalmente, ed è stata sostituita dall’operazione denominata “Triton”. Operazione, quest’ultima, di controllo delle frontiere europee, alla quale partecipano 20 Paesi e che ha preso il via il 1 novembre dello scorso anno. Dopo 365 giorni di attività della precedente operazione “Mare Nostrum”, condotta 24 ore su 24, sono stati oltre 150.000 tra uomini, donne e bambini, i migranti assistiti dai mezzi impegnati nel dispositivo dell’operazione umanitaria. Più di 94.000 quelli recuperati dalle navi della Marina Militare; 330 i trafficanti di esseri umani assicurati alla giustizia, grazie anche alla cooperazione con le Procure interessate; cinque le “navi madre” sequestrate. Risultati raggiunti grazie all’utilizzo di 32 navi militari, 2 sommergibili, elicotteri ed aerei che si sono avvicendati, dall’inizio dell’operazione, con l’impiego di 900 militari al giorno; quasi 60 i trasporti sanitari con elicottero effettuati in emergenza; tredici i boarding su navi sospette da parte dei team di fucilieri della Brigata Marina San Marco.

Gil Arias Fernandez, direttore esecutivo di Frontex, l’agenzia per la tutela delle frontiere di Unione europea, con sede a Varsavia, a metà ottobre 2014 ha ribadito come “Mare Nostrum” e Triton non siano la stessa cosa. Secondo Fernandez:
“[…] le agenzia dell’Ue non possono sostituire gli stati membri nella responsabilità di controllare le loro frontiere, ma solo offrire supporto […]”.

Fernandez ha anche spiegato come l’operazione Triton, che è partita all’inizio di novembre dello scorso anno, abbia, come scopo principale, il controllo della frontiera e non la “ricerca e il soccorso” che caratterizzavano, invece, l’operazione italiana. Fernandez ha però anche sottolineato come, ogni volta che vi sia bisogno, le missioni di controllo della Frontex debbano diventare quelle di soccorso, perché sempre “salvare la vita è la priorità assoluta”. [Da “Il Fatto Quotidiano”, 18 ottobre 2014]

A queste dichiarazioni, molte organizzazioni umanitarie internazionali hanno espresso le loro contrarietà. In una nota, Manu Moncada, coordinatore delle operazioni di “Medici senza Frontiere” in Italia ha commentato come:

“[…] in un momento in cui le persone cercano in modo sempre più disperato di fuggire le guerre in Libia, Siria o Iraq, siamo scioccati e delusi nel sentire che Mare Nostrum chiuderà e che il soccorso nel Mediterraneo avrà da ora in poi una finalità limitata. L’annuncio del ministro degli interni Alfano è in diretta contraddizione con l’impegno dichiarato dal premier Renzi solo poche settimane fa. […] Oggi il governo italiano, che detiene anche la presidenza del Consiglio europeo, sta ritirando una decisione politica volta a salvare vite umane […]”.

Dello stesso avviso “Amnesty International”:

“[…] La proposta italiana di porre fine all’Operazione Mare Nostrum di ricerca e soccorso nel Mediterraneo pone a rischio le vite di migliaia di migranti e rifugiati che tentano di raggiungere l’Europa […]”.

“Save the Children”, infine, pone l’accento sul dramma dei bambini migranti. Raffaella Milano, direttrice del programma Italia-Europa, ha spiegato come:

“[…] L’operazione “Mare Nostrum” ha consentito, nell’ultimo anno, di salvare decine di migliaia di persone, tra le quali moltissimi bambini. Riteniamo necessario mantenere inalterato, e semmai rafforzare lo sforzo volto a trarre in salvo i profughi, in fuga da scenari di conflitto internazionale purtroppo sempre più cupi. Sono 22.700 i bambini e gli adolescenti giunti in Italia via mare da gennaio sino a oggi, prevalentemente dalla Siria, Eritrea ed Egitto […]”.

Queste dichiarazioni stigmatizzano, per molti versi, la situazione drammatica delle popolazioni coinvolte e le difficoltà delle nazioni europee, prime fra tutti l’Italia, coinvolte in questo fenomeno di massa. Difficoltà logistiche e di governo, con conseguenze rilevanti sia di ordine pubblico, sia sanitarie, che pongono tutti noi e, in primo luogo, noi massoni, di fronte a varie considerazioni, di natura etica e morale. E’, infatti, evidente, Car:.mi FFr:., come non si possa e non si debba assolutamente rimanere insensibili a tragedie come quelle dei profughi delle guerre in Libia, Siria ed Iraq. Questo è un fatto incontrovertibile, un dovere morale di tutti i cittadini. Ma, a mio modesto avviso, è anche necessario superare questo primo stadio di valutazione e spingersi a svolgere ulteriori e più approfondite considerazioni:

Innanzitutto, queste guerre, che tanta devastazione e dolore portano alle popolazioni coinvolte che poi si riversano sulle nostre coste, sono una conseguenza inevitabile – ed, alle volte, forse, anche voluta – di politiche dissennate e, in molti casi, ciniche perseguite negli anni passati da molti governi occidentali. I quali, in un’ottica di controllo di territori strategicamente importanti, hanno appoggiato e finanziato, a seconda dei casi e dei differenti scenari politico-stategici, governi antidemocratici o gruppi dissidenti minoritari, nella prospettiva di vantaggi politico-economici di effimera o breve prospettiva. Tali miopi visioni strategiche hanno portato a tensioni e conflitti che, almeno secondo le intenzioni di gran parte dei paesi occidentali, dovevano configurarsi e rimane confinati nei lontani paesi africani od asiatici, in quello che è stato definito “uno scenario di guerra esportata e di conflitto asimmetrico”.

Vale a dire, un conflitto che si sviluppi in territori lontani e con un minimo di coinvolgimento e di perdite umane da parte di uno dei belligeranti; il quale, per altro, per mantenere la dissimmetria di perdite umane fra i due fronti, deve investire considerevolmente in sviluppo tecnologico ed in tecnologie militari, mantenendo, così, in moto quella che, a buona ragione, può venir classificata, a tutti gli effetti, come un’economia di guerra.

Ma a far data dai tragici eventi dell’11 settembre 2001, la teoria della “”guerra asimmetrica esportata” è venuta meno e tutti le maggiori potenze occidentali si sono trovate a dover fronteggiare un conflitto riportato, drammaticamente, all’interno dei propri territori nazionali; o per gli atti terroristici condotti da cellule “silenti” di fondamentalisti disposti a tutto ed infiltrate nel tessuto sociale delle diverse nazioni, o per gli effetti di quella che, a buon ragione, può essere definita come una “bomba immigratoria” dalle notevoli conseguenze per la sicurezza interna (e non solo) delle nazioni coinvolte.

Che giudizio e che considerazioni possiamo fare, come cittadini e come massoni, di fronte ai drammi umani ed ai numeri che coinvolgono gli sbarchi di profughi lungo le nostre coste ed alle implicazioni che tale fenomeno comporta per la nostra Nazione, prima e praticamente unica nazione europea a dover fronteggiare tale emergenza umanitaria?

Come accennato all’inizio di questa mia Tavola, il punto fondamentale e come coniugare concetti quali “Libertà e Fratellanza Universale” con gli indiscutibili problemi che tali ingenti flussi migratori comportano. Non possiamo dimenticare, infatti, i problemi collegati agli sbarchi di clandestini sulle nostre coste in termini, ad esempio, di ordine pubblico, di assistenza ai profughi, di tutela della salute pubblica, solo per citare alcuni degli aspetti, a mio avviso, più salienti, di tale fenomeno. Solo per richiamare alcune delle possibili conseguenze e pericoli più eclatanti di tale situazione, basti sottolineare, ad esempio, i rischi connessi alla possibilità di ingresso di terroristi fondamentalisti infiltrati fra le file dei clandestini che sbarcano sulle nostre coste o quelli derivanti dalla possibile diffusione di malattie infettive più o meno mortali alle quali o non esistono ancora cure certe ed affidabili o per le quali le popolazioni occidentali, per svariati motivi, presentino scarse difese immunitarie.

Di fronte a tali drammi umani e, per converso, ai potenziali rischi interni per tutti noi, quale può essere un atteggiamento coerente con i dettami fondanti del nostro ordine universale? Personalmente, come è ovvio, non penso ASSOLUTAMENTE di avere una risposta definitiva al riguardo, ma solo alcune considerazioni che propongo a tutti voi, Ser:.mi MM:.AA:., come spunto per una ulteriore e più approfondita riflessione al riguardo.

La prima riflessione è di carattere che potremmo definire “storico” della nostra Istituzione. In tutte le situazioni che, dalla nascita istituzionale dell’Ordine, nel lontano 1717, hanno riguardato tensioni o conflitti fra nazioni o gruppi nazionali nei quali erano considerevoli i ruoli ed anche il “peso politico” delle diverse potenze massoniche (dalla guerra di indipendenza americana, a quella di secessione, al nostro Risorgimento, per arrivare ai grandi conflitti mondiali dello scorso secolo, solo per fare un esempio), là dove è nato un conflitto che ha messo a nudo possibili antinomie, difficilmente risolvibili, fra vocazioni cosmopolite-universalistiche e visioni di carattere fortemente patriottistico – nazionalistico, le potenze massoniche nazionali hanno, ogni volta, sempre privilegiato una visione prettamente patriottistica e nazionalistica, almeno nella fasi di maggiore tensione internazionale. Senza tale visione, ad esempio, non si spiegherebbero le posizioni prevalenti delle Massonerie delle diverse nazioni coinvolte nei grandi conflitti mondiali del ‘900, così come, il coinvolgimento delle diverse potenze massoniche internazionali durante il nostro Risorgimento. Posizioni nazionalistiche sempre volte alla difesa degli interessi prevalenti delle rispettive nazioni e che, una volta venuti meno o risolti, in maniera più o meno equa, i motivi di tensioni, sono passate ad auspicare ed operare per la realizzazione di organismi sovra-nazionali dedicati alla risoluzione dei futuri conflitti (si veda, ad esempio, il ruolo delle Massonerie Internazionali per la costituzione della Società della Nazioni, dell’ONU, della Croce Rossa Internazionale, solo per portare alcuni noti esempi).

In quest’ottica ed anche perché fermamente convinto dell’importanza e della necessità di preservare sempre l’integrità e la sicurezza nazionale (sotto tutte le possibili declinazioni), Car:.mi MM:.AA:., vorrei sottoporvi la seguente riflessione. Forse, la migliore, possibile, solidarietà verso i profughi che si ammassano sulle nostre coste non è quella di accoglierli indiscriminatamente nei nostri centri di assistenza per smistarli poi, nel migliore dei casi, in una o nell’altra città o nazione europea. Piuttosto, sarebbe auspicabile procedere in maniera più radicale ed articolata e, quindi, conseguentemente, anche più efficace. Vale a dire, si potrebbe ripensare, innanzitutto, alle nostre decisioni di politica estera, valutando non solo i potenziali benefici a breve termine, come avviene ora, quando forniamo l’appoggio a gruppi politici più o meno fondamentalisti o tirannici, che, un domani, si potranno manifestare a noi ostili. Dovremmo, invece, considerare scenari di più ampio respiro, operando affinché nei paesi di provenienza dei profughi si possano creare migliori condizioni di sviluppo e di valorizzazione delle risorse locali. In questo modo si potranno creare, nei rispettivi paesi di origine, migliori condizioni per uno sviluppo sociale e culturale adeguato; sviluppo che permetta, alle popolazioni locali, di migliorare le proprie condizioni di vita nei rispettivi paesi di origine, e non alimentare un vago miraggio, in un’illusione di vita, in un paese, come il nostro, lontano, non solo geograficamente parlando e, a sua volta, afflitto da non pochi problemi nazionali.

Questa, Car:.mi e Ser:.mi FFr.. MM:.AA:., potrebbe essere una forma corretta di solidarietà massonica e di fratellanza. 

Letta nella Tornata del 12 02 2015 M:.A:.

Massimo A.