1859-1959 COMMEMORAZIONI DEL CENTENARIO DEL RITO SIMBOLICO ITALIANO

di VIRGILIO GAITO e MASSIMO MAGGIORE

Collegio dei MM∴ AA∴ di Roma

Nel 1859 non esisteva in Italia una Comunione massonica nazionale. A somiglianza di quella che era la situazione politica delle varie regioni, quali già indipendenti, quali ancora soggette a dominazione straniera, anche nel campo massonico vi era disparìtà di Logge appartenenti a vari Riti e dipendenti, in maggioranza, dai Supremi Consigli di Francia e di altri Paesi.

Direttamente ispirato dai principi di libertà, uguaglianza e fratellanza, il sentimento unitario era stato vigorosamente propugnato dai nostri fratelli che, numerosi, non esitarono a tradurre il pensiero in azione e a sacrificare anche la vita nei moti, nelle battaglie, nei colpi di mano di cui è gloriosamente ricca la storia del nostro Risorgimento.

Tuttavia, per quanto la carica propulsiva spirituale fosse notevole in tutti i massoni italiani, le loro manifestazioni, anche nel campo profano, rimanevano autonome e risentivano della mancanza di un indirizzo comune, di un potere centrale coordinatore, a carattere nazionale, che desse effettivamente la dimostrazione del raggiungimento dell’unità nel nostro campo e costituisse buon auspicio per la riunione di tutti gli italiani in unico Stato indipendente. Di questo diffuso stato d’animo si resero interpreti alcuni massoni piemontesi che avevano la fortuna di vivere nel cuore della fucina del nuovo Stato italiano e potevano quindi operare con minori difficoltà e, perciò, con maggiore efficacia, specie dopo l’imprevisto voltafaccia di Napoleone III che aveva, per reazione, portato ad una revisione della politica cavourriana nei confronti della Francia, dalla quale si era sperato troppo.

Camillo Benso conte di Cavour
Camillo Benso conte di Cavour

Napoleone III
Napoleone III

Non bisogna infatti dimenticare che, in base agli accordi di Plombières, del luglio 1858, era prevista, in caso di sconfitta dell’Austria da parte dell’alleanza franco-italiana, la costituzione in Italia di tre regni: uno nell’Italia Settentrionale fino all’Isonzo, coi Ducati e le Romagne sotto i Savoia, uno nell’Italia Centrale sotto un principe italiano – ma Napoleone III pensava di mettervi il nipote Gerolamo Napoleone, candidato alla mano di Clotilde di Savoia – e uno nell’Italia Meridionale sotto i Borbone, mentre il Lazio sarebbe rimasto al Papa che avrebbe avuto la presidenza di una Confederazione Italiana da formarsi con gli Stati anzidetti. In compenso la Francia avrebbe avuto Nizza e la Savoia.

Clotilde di Savoia
Clotilde di Savoia

Gerolamo Napoleone
Gerolamo Napoleone

Questo piano era appoggiato, col loro importante giuoco di opinione pubblica, dalle Logge massoniche scozzesi del Piemonte e dalle poche del rimanente d’Italia all’obbedienza del Sovrano Gran Commendatore francese che era – guarda caso – Gerolamo Napoleone Buonaparte.

Ma è evidente che il disegno del Conte di Cavour non poteva trovare consenzienti vari altri nostri Fratelli dell’epoca, i quali, sia perché in parte seguaci delle idee repubblicane del Mazzini, non vedevano di buon occhio l’esistente Casa Savoia e quindi, a maggior ragione, il sorgere di nuovi regni, sia perché miravano tutti all’eliminazione di ogni barriera dalle Alpi alla Sicilia, e non riuscivano assolutamente a concepire che il tanto combattuto Sovrano Pontefice si mettesse alla guida del nuovo Stato confederato.

Tuttavia la lungimiranza politica di Camillo Cavour teneva conto anche di questi altri sentimenti dei massoni italiani cui, per il momento, non veniva dato seguito, al fine di guadagnare completamente alla causa italiana l’Imperatore ed i suoi ipercritici oppositori clericali francesi, sfavorevoli ad ogni avventura bellica e ostilissimi a qualsiasi menomazione dello Stato Pontificio.

Ma forse Cavour non si rese conto appieno del disegno di Napoleone III di far rivivere il progetto di Napoleone I, mirante alla costituzione in Italia di tanti Stati vassalli della Francia, tra i quali il Regno piemontese.

Sicché quando scattò il meccanismo dell’alleanza franco-italiana, gli avvenimenti precipitarono a ritmo così incalzante che né Cavour né Napoleone seppero indirizzarli nel senso desiderato.

Mentre infatti a Montebello, a Palestro, a Magenta gli alleati passavano di vittoria in vittoria e il Re di Sardegna con Napoleone poteva fare ingresso trionfale in Milano, a Firenze i mazziniani ed i liberali organizzavano il 27 aprile la grande manifestazione popolare che induceva il Granduca Leopoldo II a fuggire dalla Toscana.

Ed ecco che il piano di Napoleone III comincia a svilupparsi: il 23 maggio sbarca a Livorno Gerolamo Napoleone con un esercito francese. Il suo scopo è evidente: farsi proclamare principe dello Stato dell’Italia centrale.

Ma Bettino Ricasoli ed i nostri fratelli, anelanti all’Italia una e indipendente, vi si opposero fieramente.

Bettino Ricasoli
Bettino Ricasoli

La Battaglia di Montebello
La Battaglia di Montebello

Talché Napoleone III, specie dopo le sollevazioni di Parma, Modena, Bologna e delle Romagne, che invocarono ed ottennero l’amministrazione dei Commissari regi piemontesi, dovette subito accorgersi come ormai i tempi non fossero più adatti alla realizzazione dei suoi piani. E quindi, subito dopo la sanguinosa vittoria di Solferino e San Martino, che ormai apriva la strada di Venezia alla travolgente avanzata dei franco-piemontesi, egli si induceva a stipulare l’11 luglio quei preliminari di Villafranca che avrebbero posto un freno improvviso, e perciò più dolorosamente stridente, allo slancio verso l’unità cui era ormai sospinta tutta la Penisola.

E’ noto lo scoramento, unito all’irritazione, da cui furono presi gli italiani e, in particolare, Cavour che rassegnò immediatamente le dimissioni.

Invero, per lui, l’abbattimento non poteva essere più grave.

Tutto era andato per il meglio, fino allora: Toscana, Emilia e Romagna si erano ribellate ed avevano avuto commissari regi piemontesi; non solo, ma con le stragi di Perugia – il cui centenario va celebrato il 20 giugno di quest’anno – l’autorità del Pontefice in campo liberale era soffocata per sempre, ed il progetto di federazione con a capo il Pontefice era naufragato, lasciando dunque adito a maggiori speranze.

Ora invece, per effetto dell’armistizio di Villafranca, sembrava che Mazzini, il grande nemico (cioè il grande emulo sul piano della ricostruzione nazionale), avesse avuto ragione.

Ma pur dopo il ritiro dei Commissari regi piemontesi dalla Toscana, Emilia e Romagna, questi Stati, dando prova del pieno raggiungimento della coscienza unitaria, votarono ancora nell’agosto e nel settembre la loro annessione al Piemonte e, data. la temporanea impossibilità per esso di accettare l’unione, costituirono una Lega militare con un esercito di volontari che si opponesse al ritorno dei vecchi sovrani.

In questo clima quel gruppo di massoni piemontesi, di cui abbiamo fatto cenno, decise di fondare, a Torino, l’8 ottobre 1859 la R∴L∴ ” Ausonia ” che ebbe a fondatori: il Colonnello dell’esercito Livio Zambeccari, lo stenografo della Camera dei Deputati Filippo Delpino, l’avvocato Carlo Fiori, il medico Anfossi, il professore universitario Celestino Peroglio, l’operaio litografo Cordey, i commercianti Giuseppe Tolini e Vittorio Murano.

Vi aderirono subito alcuni altri fratelli di cui non occorre indicare la professione: Costantino Nigra, Giuseppe La Farina, Filippo Cordova, Luigi Kossut, Stefano Turr e, con loro, molti altri noti patrioti.

Questa Gran Loggia ” Ausonia ” praticava il rito primitivo ispirato direttamente alle Costituzioni di Anderson, per distinguersi dalle altre Logge in maggioranza, come si è detto, dipendenti dai Supremi Consigli di Francia e di altri Paesi.

Lo scopo evidente degli affiliati alla L∴ Ausonia era quello della costituzione di una Gran Loggia Nazionale completamente staccata dall’influenza francese e da ogni altra Obbedienza estera.

Questo scopo fu immediatamente compreso e apprezzato dal genio politico di Cavour che intuì, pur in presenza del pericolo dello isolamento più completo, la necessità di staccarsi radicalmente dalla Francia e dall’influenza francese in ogni modo e in ogni senso, a fare che il progetto di un Regno Napoleonico in Toscana tramontasse definitivamente.

La Massoneria che, all’epoca di Plombières, aveva costituito un’arma efficace nelle mani di Cavour per stringere i legami con la Francia, ora si rivelava altrettanto efficace poiché, col largo movimento di opinione che, allora più che oggi, le riusciva influenzare, poteva contribuire in modo notevole al distacco.

Fu così che, il 20 dicembre 1859, favorita anche da Cavour, la R∴ Ausonia si costituiva in Grande Oriente Italiano sotto la Gran Maestranza provvisoria del suo Venerabile, l’ottuagenario Filippo Delpino.

Un mese dopo, il 21 gennaio 1860, il Re di Sardegna conferiva nuovamente l’incarico di Primo Ministro a Camillo Cavour che poteva riprendere in pieno la sua meritoria opera di statista.

E’ inutile, a questo punto, voler discutere sull’appartenenza o meno di Cavour alla Massoneria, ma, non a caso, il nuovo Grande Oriente Simbolico, proponendo nel 1861 il nome del suo Gran Maestro, diceva che un solo nome poteva essere fatto per tanta autorità: quello di Camillo di Cavour; ma, questi essendo appena deceduto, si nominava Costantino Nigra.

Ed ecco, diremo fra parentesi, come si comprende che Nigra sia stato nello stesso tempo uno dei primi Gran Maestri italiani e poi, ambasciatore d’Italia in Francia, abbia sempre negato di essere stato… in funzione antifrancese!

Questo dunque è l’evento che celebriamo questa sera: l’evento che ha coinciso fortunosamente con la realizzazione dell’unità italiana e che, nell’imminenza ed in previsione di questa. aveva anticipato la riunione delle Logge italiane in una Comunità nazionale indipendente da ogni altra organizzazione.

Fu un’idea di lungimiranza politica quella che portò alla costituzione del primo Grande Oriente d’Italia: fu un’idea politica che fece ripudiare qualsiasi affiliazione a Riti che potevano sembrare in qualche modo dipendenti da organizzazioni straniere, ma, nello stesso tempo ed in felice sintesi, fu un’idea iniziatica che riportava la Massoneria alle Costituzioni di Anderson, che conoscono ed ammettono una sola gerarchia iniziatica: quella dell’Apprendista, del Compagno dell’Arte e del Maestro Libero Muratore.

Tutta la vita successiva di quello che poi diventò nel 1861 il Gran Consiglio Simbolico (che si fuse poi di nuovo col Grande Oriente d’Italia), la partecipazione alla Costituente dei 22 marzo 1864, le assemblee di Genova, di Napoli, di Firenze, di Roma ed infine del 23 maggio ‘74 in Roma, che formulava le Costituzioni generali dell’Ordine, nella perfetta parità dei due Riti, son tutta storia che discende dal principio informatore di quella creazione.

Così come fenomeno di assestamento costituzionale va vista la costituzione in Roma della Serenissima Gran Loggia di Rito Simbolico Italiano del 26 aprile ‘79 e così infine la Costituzione Massonica italiana del 1922 che stabiliva l’assoluta indipendenza dell’Ordine dai Riti.

Questo travaglio cinquantennale è consacrato nella Costituzione del 1922 ed è stato definitivamente riaffermato nella Costituzione del 1949, la quale è la base ed il presupposto necessario per i riconoscimenti stranieri della Gran Loggia d’Italia – Grande Oriente d’Italia, e che è condizione necessaria ed imprescindibile per cui i nostri massimi esponenti possono sedere nelle Assise internazionali.

Tutti questi fatti sono lo svolgimento logico e la riaffermazione giuridica delle premesse che furono stabilite nel 1859 e che furono elaborate nella Dichiarazione dei Principi del Rito del 26 dicembre 1861 in una Assemblea Costituente massonica che doveva chiudersi il 1° gennaio 1862.

Possono sembrare molto brevi e molto lunghi due anni per la elaborazione dei principi che, ancora con immutato vigore e freschezza, fanno da introduzione agli Statuti del nostro Rito, ma bisogna tener conto, per la brevità, del fatto che si trattava di uomini di elevato sentire e che agivano sotto la spinta del loro purissimo sentimento: e, per la lunghezza, della difficoltà di concretare in parole quei principi che potessero costituire, invece che un tentativo di unione fra tutte le Logge italiane, un pericolo di disunione per una possibile lesione di altri Riti già esistenti e seguiti dalla maggioranza dei Fratelli liberi muratori dei vari Stati italiani, che appena venivano ad essere riuniti nella nuova comunità nazionale.

Possiamo quindi, senza pericolo di essere smentiti da una strettissima cronologia, riportare al 1859, cioè a cent’anni or sono, anche la proclamazione dei Cinque Punti della Fratellanza che furono pubblicati e lanciati ai Templi di tutta Italia il 1° dell’anno 1862, e possiamo con questo riconoscere la maturazione politica e il sentimento e la determinazione che spinsero i primi simbolici d’Italia a creare il Rito Simbolico Italiano.

Non si può dunque celebrare il Rito senza parlare dei Cinque Punti della Fratellanza dei Liberi Muratori, e converrà che mi fermi un momento nel rammentarli a me ed a Voi, perché, nel ricordare la fondazione di questo Rito oggi tanto rigoglioso pur nel desiderato scarso e selezionato numero di Fratelli, non si può non indicare le basi e gli sviluppi iniziatici e filosofici, cioè quei fondamenti che fanno del Rito Simbolico Italiano un vero Rito e nei confronti di chi ne segue i principi, e nei confronti dei Fratelli che si sentono più portati a professare altri Riti.

Ma, prima di accennare ai principi fondamentali del nostro Rito. occorrerà dire brevemente, nel quadro storico di questa commemorazione, che, all’origine, come si è visto, esistevano solo Logge del Grande Oriente, espresso dalla elezione delle varie Logge.

Avvenuta la riunione nel Grande Oriente d’Italia di Logge professanti vari Riti, si costituirono le Logge Regionali e, come suprema autorità del Rito, nel 1879, la Serenissima Gran Loggia di Rito Simbolico Italiano; giustamente staccate, per effetto delle Costituzioni del 1922, le Logge dall’obbedienza rituale, furono costituite le Camere di Maestro Architetto che ripetettero, nella loro formazione, l’unione dei Fratelli Maestri di Rito Simbolico Italiano appartenenti a tutte le Logge della Valle.

Secondo quanto è affermato nelle premesse agli Statuti del Rito Simbolico Italiano, l’attribuzione del grado di Maestro presume il raggiungimento della perfezione massonica; quindi non vi è alcuna ulteriore iniziazione al momento dell’ingresso nelle Camere rituali superiori, le quali hanno solo una ragion d’essere organica e il lavoro rituale che ciascuna Camera compie non si differenzia in alcun modo.

D’altro canto, risiedendo la sovranità massonica esclusivamente nel popolo dei Maestri Liberi Muratori, i dettami e gli insegnamenti del Serenissimo Presidente del Rito non sono che l’espressione della volontà della Gran Loggia che, a sua volta, è l’espressione dell’Assemblea di tutti i fratelli Maestri Architetti, i quali periodicamente si riuniscono per eleggere i membri della Gran Loggia ed il Presidente. Quindi, tanto nell’ambito dei Collegi Maestri Architetti, quanto in tutte le Camere rituali, le cariche sono elettive e temporanee, dato che tutti i Fratelli simbolici hanno pari dignità e responsabilità ed il Serenissimo Presidente del Rito ha pari dignità all’ultimo giovane Maestro che è stato ricevuto in una Camera simbolica.

Per effetto di tali principi di fraternità e di democraticità assoluta, la nostra vita iniziatica, così come quella profana, viene resa veramente proficua e serena, ma, al tempo stesso, tali principi impongono ovviamente una oculata e accurata selezione dei Maestri che intendano entrare a far parte del Rito Simbolico Italiano.

Ed eccoci infine ai Cinque Punti della Fratellanza, base del nostro Rito.

Il primo di essi dà una definizione della Società dei Liberi Muratori: essa è una “unione di uomini liberi e di buoni costumi, affratellati da sentimenti di mutua stima e di amicizia, e diretti da principi velati da simboli ed illustrati da allegorie. Gli insegnamenti di questi principi e l’educazione particolare che ne scaturisce vengono compiuti nelle Logge con lo studio degli emblemi, delle Tradizioni e con la pratica delle Cerimonie proprie dell’Arte Reale. “

Il secondo Punto dichiara che la ” Libera Muratoria riconosce e venera un Essere supremo sotto il nome di Grande Architetto dell’Universo; ha per massime fondamentali: ” Conosci te stesso ” ” Ama il prossimo tuo come te stesso “.

Coloro che intendano accusare il Rito Simbolico Italiano dell’ateismo, che è d’altronde bandito dai Principi di Anderson, come quelli che lamentino nella esposizione del Libro Sacro la violenta imposizione di un Dio personale, sono, come si vede, gli uni e gli altri fuori strada. Che questa prima parte del Secondo Punto coincida con l’insegnamento dei nostri più recenti Grandi Maestri nelle discussioni internazionali su questo argomento, sta a dimostrare come questo principio massonico, all’infuori da ogni professione di Riti, ne ha permeato la coscienza ed è stato da loro felicemente esternato ai loro colleghi di tutto il mondo.

Prosegue il secondo Punto: ” La Libera Muratoria propugna la libertà di coscienza ed il libero esame e perciò richiede da tutti i suoi adepti il rispetto delle opinioni altrui e vieta loro ogni discussione che possa turbare il lavoro e l’armonia delle Logge, le quali debbono essere un Centro permanente di Unione Fraterna tra persone buone, leali e probe, un Legame Segreto fra tutti coloro che sono animati da sincero amore per il Vero, il Bello, ed il Buono “.

Ed ecco definito in poche, ma scultoree frasi, il contenuto iniziatico del nostro Rito. Al Trinomio che profanamente e socialmente si esprime nei termini Libertà – Uguaglianza e Fratellanza, in questo numero perfetto di tre che è tesi, antitesi e sintesi, viene dato il significato umano di Bontà – Lealtà – Probità, di legame fra tutti coloro che sono animati da amore per la Verità, la Beltà e la Bontà.

Maggiore contenuto iniziatico e filosofico non si poteva dare al lavoro della nascente Libera Muratoria Italiana che nel 1859 – si ripete – è costituita dal nostro Rito.

Il lavoro delle nostre Camere Superiori consiste appunto nello studio delle significazioni da dare al Trinomio, nella esplicazione dei valori del Trinomio, nella propagazione dei principi del Trinomio fra noi simbolici, tra fratelli anche di altri Riti e tra gli uomini che si agitano nel mondo profano.

Fissato così il programma dei lavori del Rito, il Punto terzo ne chiarisce l’estensione.

Esso infatti dichiara: ” La libera Muratoria ha per scopo il perfezionamento morale dell’umanità, e per mezzo la diffusione e la pratica di una vera Filantropia; l’elevazione morale, intellettuale e materiale di tutti gli Uomini ai quali Essa aspira di estendere i legami di Amore e di Solidarietà fraterni che uniscono tutti i Liberi Muratori sulla superficie della Terra. Il Libero Muratore ha per divisa: ” Fa agli altri ciò che vorresti che da altri fosse fatto a te “.

Ma tanto non basta. Il problema sociale incombe, per gli uomini del 1859 quanto per gli uomini del 1959, e perciò il Punto terzo prosegue: ” Tenendo in più gran conto i valori morali, la Libera Muratoria non ammette privilegi di classi sociali, ed onora il Lavoro in tutte le sue forme; riconosce in ogni Uomo il diritto di esercitare senza ostacoli e senza restrizioni le facoltà sue purché non violi quelle degli altri, e sia in armonia coi supremi interessi della Patria e dell’Umanità. Essa crede che i Doveri ed i Diritti debbano essere uniformi per tutti, affinché nessuno si sottragga all’azione della Legge che li definisce: e che ogni uomo debba partecipare, in ragione del proprio lavoro, al godimento dei prodotti, risultato di tutte le forze sociali poste in attività “.

E’ appena necessario che io segnali a Voi come il gentiluomo del 1700 si è cambiato nel galantuomo di dopo la Rivoluzione Francese: come ai diritti si associno indissolubilmente i doveri e come la libertà indiscriminata della sfera di ciascuno non debba essere limitata che dalla sfera dei diritti altrui e come ogni uomo debba partecipare al godimento dei prodotti del proprio lavoro accomunato in un unico sforzo con il lavoro di tutti gli altri uomini.

Questo terzo Punto ha sapore rivoluzionario e marxista, o meglio supera in una felice sintesi le rivoluzioni e le definizioni di scuole storiche e filosofiche andando al nocciolo del problema e ponendo, non in posizione di preminenza, ma di parità con le altre libertà anche la libertà dal bisogno.

Affermate queste direttive di azione profana, il Punto quarto ritorna, come si attiene alla sua natura iniziatica, al programma particolare scolpito al punto secondo.

Abbiamo visto che in questo, al Trinomio vengono dati differenti valori e differenti, ma concomitanti, enunciazioni. Una enunciazione precisa, però, o una definizione di Bontà, Lealtà e Probità, di Verità e di Bellezza, potrebbe assumere un valore dogmatico per menti non avvedute, e perciò il Punto quarto proclama: ” La Libera Muratoria non riconosce alcun limite alla ricerca del Vero ed al Progresso Umano; essa ritiene che i sistemi etici, filosofici e politici non siano che delle manifestazioni e dei metodi differenti, ma pur concomitanti ad uno stesso fine, della Legge universale che presiede a tutte le sfere dell’esistenza. Perciò si interdice ogni politica d’azione esterna effettuata da Essa come corpo, ma lascia ai suoi Adepti ampia libertà d’azione nel mondo profano, secondo la loro coscienza, sul terreno religioso, filosofico e politico senza dar loro alcuna parola d’ordine”.

Esso è completato dal quinto Punto, che definisce. in una felice sintesi, di praticità e di simbolismo, quel che deve essere la Loggia e in che spirito la Loggia, come comunione, deve lavorare: ” Le Logge sono i luoghi particolari dove si riuniscono i Liberi Muratori e nei quali essi apprendono ad amare ed a servire la Patria e l’esercizio della loro arte della vita; ed a pensare, a volere ed a vivere come Uomini completamente formati e padroni di sé nello spirito della Patria e dell’Umanità. Risvegliare e fortificare questo spirito, contribuire con esso a perfezionare la Umanità nella persona di ogni Fratello, preparare e sostenere gli Uomini nella loro ascensione, tale è lo scopo dei lavori delle Logge “.

Ecco, o Fratelli simbolici ecco, o Fratelli di tutti i Riti, l’avvenimento che oggi in concordanza con il centenario della guerra d’indipendenza del 1859, vogliamo celebrare.

Su queste basi il Rito ha potuto esprimere, nei migliori suoi uomini, un fermento vivificatore nella comunione massonica italiana e un’insostituibile funzione di potenziamento dell’Ordine, equilibrando l’altrettante utile e proficua opera del Rito Scozzese Antico ed Accettato.

Giosuè Carducci nel 1871
Giosuè Carducci nel 1871

Non ho bisogno di ricordare a Voi i nomi dei Fratelli nostri, passati all’Oriente Eterno, che hanno rivestito le azzurre sciarpe, gli azzurri grembiuli di Maestri nel Rito, ma, per seguire una tradizione massonica piena di significato e che vuole l’opera di chi è passato all’Oriente eterno ancora presente nello spirito dell’operaio che con certe forze la prosegue, prego il Fratello Presidente di invitare l’Assemblea ed alzarsi perché io accomuni, in questi pochi nomi, tutti i Fratelli del Rito Simbolico scomparsi; quelli dei fondatori: Giosué Carducci, Pirro Aporti, Malachia De Cristoforis, Armando Meoni, che non sciolse il Rito Simbolico Italiano a seguito dell’ordine di Mussolini, e quelli degli ultimi, di coloro che abbiamo ed avete conosciuto e stimato e che hanno messo nelle nostre povere mani gli strumenti dell’arte: Cipriano Facchinetti, Ottorino Maggiore, Eduardo Rinaudo.

Che la loro fede ed il loro esempio ci confortino è ci aiutino, o Fratelli, ad essere migliori e degni del nostro nome di Massoni.

VIRGILIO GAITO
(Orazione tenuta il 29 maggio 1959)

storia26

Collegio dei MM.·. AA.·. di Palermo

Cade quest’anno, in coincidenza con l’anniversario della II guerra d’indipendenza nazionale, il 1° centenario del Rito Simbolico Italiano.

Non esito a definire d’importanza storica la ricorrenza che oggi la R. L. Reg. ” Oreto ” celebra, perché la fondazione del Rito coincise, come vedremo, con la costituzione di una vera e propria Massoneria nazionale. Per la migliore comprensione di tale processo storico, ritengo opportuno premettere brevi cenni sulle organizzazioni mass∴ del periodo precedente, le quali, facendo capo a Gr. LL. estere, venivano costituite in Italia principalmente da viaggiatori o mercanti stranieri.

In nessun paese la Libera Muratoria ebbe più avventuroso sviluppo, mi riferisco evidentemente ai tempi moderni, in Italia.

E’ a Firenze che si trovano le prime tracce della L. M. introdottavi nel 1729 dalla Gr. L. d’Inghilterra (si ricordi che questa era stata fondata a Londra nel 1717 ed il Rito cosiddetto inglese non aveva il grado di compagno e quello di maestro era riservato ai soli Venerabili).

Parecchie LL∴ furono costituite in Toscana, particolarmente nella capitale ed a Livorno, città più esposte all’influsso inglese per ragioni di cultura e di traffici; tanto che nel 1731 fu costituita a Firenze una Gr. L. provinciale inglese.

La protezione di Francesco, duca di Lorena e più tardi imperatore d’Austria, che era stato iniziato all’Aja il 14 maggio 1731, favorì l’estendersi dell’Istituzione dalla Toscana agli altri stati dell’Alta Italia.

La Bolla di scomunica del 27-28 aprile 1738 (In eminenti…) provocò la chiusura di alcune LL∴, ma non arrestò l’estendersi dell’Istituzione.

Nel 1760 troviamo a Napoli una Gr∴L∴ provinciale con il titolo “Dello Zelo ” fondata dal Gr∴ Or∴ d’Olanda e praticamente il rito inglese, che si dichiarò indipendente nel 1790 sotto il nome di Gr∴L∴ Nazionale d’Italia, disciolta poi nel 1790 in seguito alla Rivoluzione francese (Acacia – Anno VII N. 71 – 28.2.1915, pag. 63).

A Palermo stessa, tra il 1762 ed il ‘63 troviamo istallata una L∴ col titolo distintivo S. Giovanni di Scozia filiazione di una Mère Loge St. Jean d’Ecosse sedente a Marsiglia, la quale riuscì a stabilire fino al 1739 Logge figlie in molte altre città del bacino del Mediterraneo (L. Azzurri in Lumen Vitae – Anno VI N. 2-3 – febbraio-marzo 1959, pag. 45).

Nello stesso periodo considerato, i partigiani degli Stuardi introdussero a loro volta in Italia, particolarmente a Torino ed a Chambery, da dove poi si diffuse anche a Napoli, una L∴
M∴ dagli alti gradi cosiddetta del sistema della Stretta Osservanza, la quale in molti casi riuscì a sostituire la L∴
M∴ di rito inglese. (Acacia, ivi – pag. 64).

Un nuovo periodo di sviluppo dell’Istituzione si può considerare quello relativo al governo napoleonico in Italia.

E’ noto che le armate francesi prima, e 1’ organizzazione del governo civile poi, favorirono la fondazione di LL∴. per motivi strettamente connessi alla politica napoleonica. La prima di queste LL∴ fu fondata ad Asti il 2.8.1801 col titolo ” La Bienfaisance “, poi venne quella di Nizza, quindi la terza di Milano il 29.9.1801 con il titolo distintivo ” L’hereuse rencontre “.

Piccolo Tempio portatile di una Loggia militare francese durante le campagne napoleoniche
Piccolo Tempio portatile di una Loggia militare francese durante le campagne napoleoniche

Queste LL∴ si diffusero rapidamente in Italia e, come si vede dagli stessi nomi prescelti, sempre sotto l’egida degli occupanti francesi.

La Gr∴L∴ Cisalpina lavorò a Milano col sistema dei tre gradi simbolici, ed a questo Rito appartennero le Off∴ che da essa si diffusero per la Lombardia e per l’Etruria. Ad essa appartennero tutti i migliori che dettero la loro opera per lo sviluppo civile del nuovo regno italico, e valga per tutti il nome di Gian Domenico Romagnosi, Gr∴Orat∴ della Gr∴ L∴ Cisalpina. (Acacia – Anno LV N. 30 – 30.10.1911 – pag. 51).

Nel 1805 si stabilì a Milano, introdottovi da Parigi, il Rito Scozzese Antico ed Accettato a 33 gradi e l’anno successivo quello di Mizraim a 90 gradi.

Il massimo splendore di questa L∴M∴, pur con tutte le ovvie riserve sul carattere politico pro-francese, fu raggiunto con la costituzione del Gr∴Or∴ d’Italia, fondato a Napoli il 24.6.1809 sotto gli auspici e la Gr∴M∴ del re Gioacchino Murat.

Murat in tenuta di Gran Maestro
Murat in tenuta di Gran Maestro

Questo periodo termina con la caduta di Napoleone. Seguiva il decreto di Pio VII del 15.8.1814 che, rinnovando gli antichi interdetti contro i LL∴MM∴, stabiliva contro di essi pene corporali ed infamanti, tosto imitato nel clima di restaurazione politica dal reggente di Milano, dal governatore di Venezia, dal duca di Parma, dal re di Sardegna, dall’imperatore di Austria, dal re di Baviera, dal granduca di Baden, dal re di Spagna ed, infine, dal re di Napoli.

Da quell’epoca si ebbe un vero letargo della Massoneria in Italia; e l’attività dei fratelli, che erano stati iniziati nell’epoca precedente, dovette svolgersi in forma del tutto irregolare nelle “vendite carbonare” ed altre organizzazioni e sette similari

Un acuto storico inglese del nostro Risorgimento, George Trevelyan Macaulay, riferendosi alla situazione negli stati pontifici negli anni precedenti la proclamazione della Repubblica romana, così la descrive:

“Sotto un tale regime, solo mezzo per promuovere idee di riforma nello stato e finanche per studiare liberamente la letteratura e scambiare pareri sui soggetti ordinari, erano le società segrete. Il talento italiano per questo genere di vita sotterranea non era inferiore al bisogno ed i Carbonari, i Framassoni e più tardi la Giovane Italia tennero vivi pensiero e mire politiche, con tendenza rivoluzionaria corrispondente, in violenza, al grado di repressione” (G. Trevelyan Macaulay – Garibaldi e la difesa della Repubblica romana, pag. 70).

Arriviamo così, dopo un periodo nel quale i patrioti si erano sacrificati a schiere, e tra essi erano sempre in prima linea coloro che avevano ricevuto la luce nel Tempio Mass∴, al 1859 senza che esistesse in Italia una Comunione Mass∴ nazionale.

Diventava quindi una necessità storica dar vita ad una L∴ M∴ nazionale e non è ardito supporre che, nel serrato gioco politico-diplomatico di quel momento, il genio di Cavour abbia anche intuito la necessità che la L∴M∴ si staccasse completamente dall’influenza estera, ed in particolare da quella francese.

Così come all’epoca di Plombières, la Mass∴ aveva costituito per Cavour un utile mezzo per stringere i legami con la Francia e persuadere l’incerto Napoleone III ad impegnarsi nella politica italiana, così nel periodo immediatamente successivo potrà diventare una grave preoccupazione per lo statista l’impegno già preso di costituire un regno dell’Italia centrale, regno da affidare al principe Gerolamo Napoleone, recente sposo della principessa Clotilde di Savoia.

Clotilde di Savoia e Gerolamo Bonaparte in una foto scattata dopo il matrimonio
Clotilde di Savoia e Gerolamo Bonaparte in una foto scattata dopo il matrimonio

Questo piano, già inserito nei più vasti accordi di Plombières, non poteva essere accettato a tutti i patrioti specie a quelli del Partito d’Azione ed a quelli dell’Italia centrale direttamente sacrificati, ma era stato caldeggiato dalle LL∴ Scozzesi del Piemonte e dalle altre poche del resto d’Italia, che si trovavano ancora all’obbedienza del Sovrano Gr∴ Comm∴ francese, il quale era allora proprio Gerolamo Napoleone.

Non deve quindi meravigliare l’esigenza sentita da più parti e da diverse correnti di venire finalmente alla costituzione di una L∴M∴ nazionale, staccata da qualsiasi obbedienza estera; e tale esigenza doveva farsi più forte in seguito alle vicende della guerra, alle delusioni seguite all’armistizio di Villafranca (11.7.1859) ed a tutto il lavoro rivoluzionario e diplomatico insieme, tendente a riunire le Legazioni e la Toscana al regno sardo.

L’iniziativa fu presa da Giuseppe La Farina e Carlo Emanuele Buscaglioni, i capi della famosa “Società Nazionale”, i quali si proposero di fondare in Torino una L∴ completamente indipendente dai Gr∴Or∴ stranieri, la quale rintracciando i FF∴ dispersi e costruendo Templi, potesse riannodare intorno a sé la Famiglia Mass∴ di Italia e coadiuvare il movimento di unità nazionale.

Non reputando prudente, sopratutto per non destare i sospetti e le gelosie del Partito d’Azione, esporsi essi capi della Società Nazionale, preferirono restarsene in disparte a farsi surrogare in quel compito da altre persone meno qualificate politicamente.

Così l’8 ottobre 1859 (e non come erroneamente si afferma dal Fr∴ nel Libro della Mass∴ Italiana nel 1861), venivano poste a Torino le basi dell’odierna Famiglia Mass∴ italiana per mezzo della R∴M∴L∴ “Ausonia” fondata appunto in quel giorno dai FF∴ Livio Zambeccari da Bologna, colonnello; Filippo Delpino, stenografo alla Camera dei Deputati; Carlo Fiori, avvocato; Sisto Anfossi, medico-chirurgo; Celestino Peroglio, professore universitario; Francesco Cordey, litografo; Giuseppe Tolino e Vittorio Mirano, commercianti. (Pietro Buscaglioni – La R∴M∴L∴ Ausonia e la spedizione dei Mille – Torino – Maggio 1915 pag. 6).

La nuova Off∴ adottò il Rito primitivo, cioè il Simbolico, che riconosce i primi tre gradi. che si chiamano appunto simbolici perché raccolgono tutti i simboli fondamentali della Mass∴ Universale.

Sono conservati in Torino i primi cinque verbali e due lettere riguardanti la fondazione della L∴ e facenti parte dell’archivio lasciato dal Fr∴ Felice Govean. Il primo verbale contiene la elezione a Ven∴ del Fr∴ Delpino, il proposito di rintracciare i FFr∴ dispersi in Italia, di far ricerca di qualche Fr∴ appartenente alla R∴L∴ “Unione dei cuori” di Genova, di cui qualcuno aveva vaga notizia.

Tra il 22 ottobre ed il 13 dicembre i lavori rituali rimasero interrotti, certamente per gli avvenimenti che maturavano nell’Italia Centrale, dove si recò il Fr∴ Livio Zambeccari per aiutare l’opera di Garibaldi.

Il 13 dicembre, ripresi i lavori, in una seduta di tale data si stabilì di scrivere al Fr∴ Rapallo di Genova per trattare la fusione della Mass∴ ligure con quella di Torino.

Così la R∴M∴L∴ “Ausonia” cominciava ad estendere la propria autorità su altre Off∴ fintanto che -data veramente memorabile – i FFr∴ torinesi, su proposta del Fr∴ Felice Govean. dichiaravano solennemente costituito il Gr∴Or∴ d’Italia, sotto il titolo distintivo di Gr∴Or∴ d’Ausonia, nominando Gr∴ M∴ Provvisorio lo stesso Fr∴Ven∴ Filippo Delpino; e proponendosi nello stesso tempo come programma:

“All’interno di costituire l’Italia libera ed una.

“All’estero di agevolare, per mezzo delle LL∴ e delle Associazioni Mass∴ sparse nel mondo, i rapporti internazionali; facilitare i commerci; abbattere i pregiudizi che dividono popolo da popolo; preparare la vera fratellanza degli uomini per mezzo di una grande confederazione dei popoli civili uniti fra loro”.

In quello stesso periodo di tempo la R∴M∴L∴ “Ausonia ” raggiunse il numero di circa 200 FFr∴ fra i quali vogliamo qui ricordare alcuni che ebbero notevole fama per varia attività nel mondo profano: Costantino Nigra, Luigi Kossuth e Stefano Turr, il ministro Filippo Cordova, i deputati Giuseppe La Farina; Pier Carlo Boggio, Michele Coppino, poi ministro della P.I., David Levi, Antonio Corrado, il commediografo Luigi Pietracqua, il giornalista Casimiro Teia.

Il 1° gennaio 1860 i membri dell’Ausonia, avendo trovato il locale adatto, potevano già inaugurare solennemente il loro Tempio ed il Ven∴ Delpino pronunciò un discorso intonato a sentimenti patriottici e liberali. (Notizie fornite dalla cortesia dell’Ill∴Fr∴ Gr∴M∴Agg∴ Onorario ad vitam Florio Foa di Torino).

Successivamente sempre più si diffuse tra i FF∴ l’idea di affidare la suprema carica dell’Ordine al Fr∴ Camillo Cavour, risultando da una circolare spedita dalla R∴M∴L∴ “Ausonia” Gr∴Or∴It∴ alle sue filiali il 12.6.1861, pochi giorni dopo la morte del grande statista: “che a Lui senza dubbio tutte le LL∴ avrebbero offerto il martello di Gr∴M∴ se la morte non lo avesse prematuramente rapito all’Italia”.

Camillo Benso conte di Cavour
Camillo Benso conte di Cavour

Come si è detto, la Gr∴L∴ d’Ausonia praticava il rito primitivo ispirato direttamente alle Costituzioni di Anderson. Per ragioni politiche fu deciso di ripudiare qualsiasi affiliazione a riti che potevano sembrare in qualche modo dipendenti da obbedienze straniere, ma nello stesso tempo fu una felice idea iniziatica riportare la L∴M∴ alle sue origini, che conoscono ed ammettono una sola gerarchia iniziatica: quella di apprendista, compagno e maestro.

Questo è dunque l’evento che celebriamo questa sera: l’evento che coincide fortunosamente con la realizzazione dell’unità italiana e che, nell’imminenza ed in previsione di questa, aveva anticipato la riunione delle LL∴ italiane in una Commissione nazionale indipendente da ogni altra organizzazione estera.

Ma non possiamo concludere questa nostra modesta fatica senza ricordare un documento che, per quanto porti la data ufficiale del 1° gennaio 1862, pure può ricollegarsi al travaglio creativo del 1859, cioè la Dichiarazione di principi del Rito.

Dalla prima Assemblea Costituente Mass∴ riunita a Torino dal 26.12.1861 al 1°.1.1862, fu diffuso ai Templi di tutta Italia questo fondamentale documento del nostro Rito, che a tanta distanza di anni ha conservato la freschezza ed attualità di allora e costituisce, ancora oggi, coraggiosa affermazione dei più moderni principi politici, sociali ed economici.

A quella dichiarazione di principi il Rito Simb∴ It∴ ha sempre tenuto fede ed essa costituisce ancora per noi la più pura espressione delle nostre idealità.

E’ difficile riassumere in poche parole i cinque punti della Fratellanza dei LL∴, ma essenziali sono:

Quelli che si riferiscono alla struttura interna. Il Rito Simb∴ segue il sistema più diffuso ed antico (1717), per il quale il lavoro mass∴ viene diviso in tre gradi, e cioè apprendista iscritto, compagno dell’arte, Maestro L∴M∴. Non ammette, non riconosce e non pratica gradi superiori a quello di Maestro, ritenendo che le conoscenze mass∴, differenti da quelle acquisite nei primi tre gradi, siano solo uno sviluppo di esse e che non possano assumere valore ed importanza di grado.

Il Rito Simb∴ riconosce ed adotta le Pietre Termini o Landmarks dei Liberi ed Accettati Muratori e le fa sue.

Quelli che si riferiscono ai contenuto spirituale. Principi sociali ispirati alla legge del progresso infinito; estendere a tutti gli uomini i legami di amore e solidarietà fraterna; nessuna distinzione di classi sociali; i valori morali sono superiori a quelli economici; nessuna limitazione alla ricerca del vero e del progresso sociale.

Quelli attinenti al vero contenuto politico. Indipendenza ed unità delle Nazioni e fraternità tra le stesse. Tolleranza di qualsiasi religione ed uguaglianza assoluta dei culti dinanzi alla legge dello stato.

Ed in conclusione il Rito Simb∴ ha un solo comandamento: il dovere; un solo dogma: il progresso.

Intende la libertà come diritto di ogni uomo di esercitare, senza ostacoli e senza restrizioni, le facoltà sue purché non violi quelle degli altri e sia in armonia coi supremi interessi della patria e dell’umanità; l’uguaglianza come parità di diritti e doveri, uniformi per tutti, affinché nessuno si sottragga all’azione della legge, ed ogni uomo partecipi, in ragione del suo lavoro, al godimento dei prodotti, risultato di tutte le forze sociali poste in attività; la fratellanza come amore reciproco, come tendenza che conduce l’uomo a fare per gli altri ciò che egli vorrebbe si facesse da altri per lui.

Sull’organizzazione del nostro Rito, data la sua semplicità, vi è poco da dire: essa si articola nei Collegi dei MM∴AA∴ e nelle Camere Rituali (LL∴REG∴ e Ser∴Gr∴L∴).

Ai Collegi dei MM∴AA∴ possono aderire tutti i FF∴MM∴, i quali intendano praticare questa forma rituale, senza che ciò, peraltro, costituisca iniziazione ad una grado superiore.

Le Camere Rituali non rispondono ad un bisogno di superiore perfezione mass∴. I componenti di esse rimangono MM∴, ai quali è temporaneamente affidata, attraverso l’elezione e la carica, la speciale funzione di integrazione, preparazione e direzione necessaria alla vita del Rito. La scelta di questi FF∴MM∴ si forma dal basso, cioè dalla massa dei FF∴MM∴riuniti nel Collegio dei MM∴AA∴.

Dai pochi cenni fatti risulta chiaro che le caratteristiche del nostro Rito si concretano:

1°) nelle limitazioni dei gradi al numero di tre, servendo essi da soli a tutto il simbolismo mass∴, che si perfeziona nel grado di M∴.

2°) nella eleggibilità di tutti i FF∴MM∴ a componenti delle Camere Rituali, necessarie all’attività dell’organizzazione.

3°) nella temporaneità della permanenza dei FF∴ nelle Camere Rituali. (O. Maggiore – Il R∴S∴I∴ nella Comunione Italiana – Palermo 1947 pagine 5-11).

Ill∴ e Car∴ FF∴ di tutti i Riti, questi sono gli avvenimenti ed i principi che oggi, in concordanza col centenario della seconda guerra di indipendenza nazionale, abbiamo voluto celebrare.

Su queste basi granitiche il Rito Simb∴ ha potuto esprimere, coi migliori suoi uomini, un fermento vivificatore della Comunione Italiana ed un’insostituibile funzione di potenziamento dell’Ordine, equilibrando l’altrettanto utile opera del Rito S∴A∴ ed A∴ (V. Gaito. Il centenario del R∴S∴I∴ Roma, maggio 1959).

Tali sentimenti mi sembra siano stati espressi nel modo più preciso dal Ser∴ Presidente del Rito Teresio Trincheri, nella seduta del 19.9.1911 in Roma per l’inaugurazione del nuovo vessillo della Ser∴Gr∴L∴di R∴I∴, per cui non mi resta che citare testualmente:

” FF∴ di Rito Scozzese, che onorate di Vostra ” presenza questa modesta, ma per noi cara e solenne cerimonia, non vogliate credere che, se abbiamo creduto doveroso in quest’ora rievocare i fasti del nostro Rito, sia in noi minore la deferenza per il venerando e glorioso ordinamento Vostro.

” Non mai come in questo momento, ci siamo sentiti a Voi così strettamente avvinti, non mai abbiamo sentito così vivamente, nella gioia di questa ora e nella solennità di questi giorni, che Voi e noi siamo parte di una sola, indissolubile famiglia “. (Acacia – Anno IV N. 30 – 30.10.1911 pag. 53).

La forza della nostra Istituzione deriva dalla coordinata energia delle volontà individuali, dal sentimento del dovere, dalla fede nei principi, dalla chiarezza degli scopi.

E’ nostro dovere, nel concludere questa celebrazione centenaria, riaffermare il giuramento dei padri, mantenere viva la fiamma dell’ideale, trasmetterla alle generazioni che vedranno pura e forte come l’abbiamo ricevuta dagli “operai attivi ma senza ricompensa ” che ci hanno preceduto.
MASSIMO MAGGIORE
(Orazione tenuta il 13 giugno 1959)