Rinascita

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La storia del Rito Simbolico Italiano credo sia nota a tutti, almeno a grandi linee, mi limiterò, quindi, solo ad una breve introduzione, ricordando che l’evoluzione ricercata è dello stato di coscienza, non culturale.

Nasce nel 1859, l’8 ottobre a Torino, con la Loggia Madre Ausonia, che si limitava, o meglio si concludeva, coi tre gradi.  Dopo un inizio difficile il rito riprende forza nel 1873 grazie alla loggia Ragione di Milano. Nel 1876 furono presentati gli Statuti del Rito all’Assemblea di Milano, e viene aggiunta la dicitura Italiano, da questo momento in poi prosegue parallelamente con gli altri Riti. Altri dati storici sono rintracciabili nel sito del Rito quindi non mi dilungo ulteriormente.

Cito i primi due articoli dello Statuto del Nostro Rito e l’articolo 1 della premessa del 1980, non con intento pedagogico ma perché iniziando questo nuovo viaggio insieme è importante fare un punto nave, e li ritengo come nostra bussola:

Premessa) “Presupposti iniziatici del Rituale” art. 1 il R.·.S.·.I.·. ”Mentre si definisce Sentinella Dell’Ordine a sottolineare l’impegno di mantenere e di difendere le caratteristiche iniziatiche proprie della Libera Muratoria rifiuta qualsiasi cristallizzazione dell’evoluzione spirituale in tappe prefigurate o prestabilite che oltrepassino i gradi propri dell’Ordine…. Stabilisce che l’attribuzione del grado di Maestro presume il raggiungimento della perfezione massonica…

Statuto

art. 1) Il Rito Simbolico Italiano è una Fratellanza di Maestri Liberi Muratori, costituita in perfetta parità di doveri e di diritti per elevare la coscienza iniziatica e per collaborare alla diffusione dei principi massonici

art. 2) “il Rito Simbolico italiano non concede ai propri aderenti nuove iniziazioni ma richiede soltanto una promessa solenne di fedeltà ai principi ed alla autorità che presiede all’ordinamento rituale

Aggiungo qualche brevissima riflessione sui termini Rito e Simbolico.

Il rito si differenzia dal rituale per la sua valenza trasformativa e la sua irripetibilità, la trasformazione avviene vere, realiter, substantialiter, come nella Messa Cattolica.

Inoltre come spiega la Volpe al Piccolo Principe:

”Che cos’è un rito?” disse il Piccolo Principe.

”Anche questa è una cosa da tempo dimenticata”, disse la Volpe. ” E’ quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un’ora dalle altre ore. C’è un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedì ballano con le ragazze del villaggio. Allora il giovedì è un giorno meraviglioso! Io mi spingo sino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi i giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei mai vacanza”.

È ovviamente importante la sostanza, non l’apparenza o la durata, non necessitano ore e complicati rituali per ottenere il risultato, l’essenziale è invisibile agli occhi, prosegue il Piccolo Principe.

Il termine Simbolico deriva dal greco syun ballein e rappresenta l’unione perfetta, il nome prende spunto da due pezzi di creta spezzati e poi fatti coincidere, una unione perfetta senza differenze, il simbolo unisce, rende due cose uguali, dà un messaggio comprensibile, non criptico, quando non da’ più messaggi “muore” diventando segno, o allegoria. Il simbolo solitamente viene trasmesso attraverso un’immagine.

Vorrei condividere con Voi una leggenda Maori che narra come Te Rauparaha, l’alto capo dei Ngati Toa era inseguito dagli Ngati Tuwharetoa, arrivato da Te Wharerangi gli chiese protezione. Fu quindi nascosto in un pozzo e la moglie di Te Whararengi si sedette sopra di esso.

Va chiarificato che nessun uomo si sarebbe mai messo sotto i genitali femminili perché sconveniente, quindi l’accettare questa umiliazione è stata una prova, un sacrificio che ha permesso a Te Rauparaha di salvarsi; una assenza di yubris, di presunzione, accettare di non essere sopra agli altri, come nel nostro Rito, dove chi un giorno ha la massima carica, è il Re, può il giorno dopo essere di nuovo tra le colonne , e un altro fratello assume la sua carica.

Ovviamente per noi accettare di sacrificare il nostro Io non è conseguenza di una fuga o del doversi salvare la vita, almeno a livello concreto! A livello metaforico e simbolico il maestro architetto fugge, dalla Presunzione e dalla Superbia, dalle scalate piramidali, da un elitarismo fine a se stesso. Forse questo non salva la vita ma la rende forse migliore, a sé e agli altri.

Del resto l”Umiliazione” e l’accettazione della propria inferiorità, l’abbassarsi, l’avere tolta una scarpa e scomposto il vestito, ci hanno accolto nell’Ordine col Rito di Iniziazione.

Torniamo al nostro fuggiasco, per meglio dire “Ricercatore”, quando gli inseguitori si avvicinarono lui pensava di essere morto (che in lingua Maori si dice Ka Mate), quando si allontanavano lui pensava di essere vivo (in maori Ka Hora) ciò si ripeté infatti gli inseguitori tornarono (Ka Mate) e andarono via (Ka Hora).

La morte e rinascita sono strettamente legati al nostro simbolismo che raggiunge l’apice nella cerimonia di innalzamento al grado di Maestro. La differenza è che qua il re viene cercato per essere ucciso, Hiram viene cercato per farlo rinascere.

La leggenda narra poi la titubante uscita dal pozzo e il rivedere il sole dopo questa nekyia e grazie ad un sacrificio egoico, anche qui siamo vicini a Iniziazione e passaggio in Camera di Mezzo, il neo Maestro, fatto uscire dalla Tomba che viene accolto non dal sole ma da una luce nuova. Anche l’aquila, uno dei simboli principali del nostro Rito ha un simbolismo simile, infatti vola verso il sole e dà morte e vita; la sua saggezza deriva dalla Resurrezione.

Questa leggenda viene messa in scena in una danza sacra che quasi tutti abbiamo visto. Questo il testo completo con la traduzione.

Testo originale:

Ringa pakia
Uma tiraha
Turi whatia
Hope whai ake
Waewae takahia kia kino

Ka mate! Ka mate! Ka Ora! Ka Ora!
Ka mate! Ka mate! Ka Ora! Ka Ora!
Tenei te tangata puhuru huru
Nana nei i tiki mai
Whakawhiti te ra
A upa…ne! A upa…ne!
A upane kaupane whiti te ra!
Hi!!!

Traduzione:

Batti le mani contro le cosce
Sbuffa col petto
Piega le ginocchia
Lascia che i fianchi li seguano
Sbatti i piedi più forte che puoi

Io muoio! Io muoio! Io vivo! Io vivo!
Io muoio! Io muoio! Io vivo! Io vivo!
Questo è l’uomo peloso
Che ha persuaso il Sole
E l’ha convinto a splendere di nuovo
Un passo in su! Un altro passo in su!
Un passo in su, un altro… il Sole splende!!!
Hi!!!

Il nome di questa danza è Haka è viene messo in scena dalla nazionale neozelandese di rugby, ritengo che oggettivamente trasmette a tutti la stessa forza ed energia.

È interessante come l’Haka viene considerata una danza di guerra, ciò a dimostrare la nostra tendenza a proiettare l’aggressività all’esterno, come ricorderete il nostro Rito non prevede, invece, spade o simbolismo marziali, anzi noi posiamo le spade e ci uniamo in catena, come i partecipanti all’Haka, tutti sono uguali, ed il leader è un primus inter pares. Il sentimento che trasmette è un’Armonia perfetta, tutti all’unisono compiono gli stessi gesti e pronunciano le stesse parole.

Concludo, cari Maestri Architetti, col sottolineare che la semplicità che ci contraddistingue non è superficialità, ma possibilità di crescere, senza vincoli imposti dall’esterno, senza dovere aspettare per dire la nostra, o dovere seguire percorsi prestabiliti.

M. G.

(Collegio Zancle )