Il ruolo di una Sentinella dell’Ordine in un mondo travagliato dall’odio

ScultoreLM


Inizialmente avevo proposto al Presidente del nostro Collegio un altro argomento per la mia tavola, ma i recenti e dolorosissimi atti di terrorismo che sono avvenuti in Europa, in Francia e in tutto il mondo penso che ci impongano di riflettere cosa vuol dire essere Sentinella dell’Ordine nella società occidentale e nel mondo tutto.

Prendo spunto da un caso lavorativo che pochi mesi fa mi era stato sottoposto. Ponete solo come ipotesi che una città o una provincia stia sistematicamente perdendo i propri archivi del XX secolo. Non sto parlando degli archivi storici “istituzionali” (quelli per intenderci del comune e della provincia), ma degli archivi delle cooperative, delle società sportive e culturali, delle aziende e dei partiti politici. Bene, questo si verifica normalmente e sta avvenendo proprio ora anche nella vostra città. I motivi sono molteplici, ma non penso che sia ora il momento di analizzarli. Domandiamoci però cosa è un archivio? Un archivio è un giacimento culturale, è un insieme di informazioni, le più svariate, non mediate dal giudizio di nessuno. Neutre per loro stessa natura, informazioni pronte per essere analizzate e assemblate per rileggere il nostro passato.

Con gli archivi storici “non istituzionali” degli anni che vanno dagli anni ‘60 alla fine degli anni ’80 si può ricostruire la storia e il tessuto sociale del nostro passato recente e a mio avviso trovare un lume o fare un paragone per rileggere quanto sta succedendo nel nostro tempo. Quello però che mi interessa sottolineare ora è che riguardando la storia recente del nostro paese vediamo che questa è funestata dal terrorismo di diverse matrici: una eversione armata “rossa”, uno stragismo “nero”, c’è chi addirittura parla di un terrorismo di stato nei tristemente noti “anni di piombo”.

Come sapete, molti di voi sicuramente meglio di me, negli anni di piombo abbiamo avuto principalmente due modalità contrapposte di lotta armata eversiva connotate politicamente: una di matrice marxista leninista e l’altra di estrema destra. Entrambe le nebulose galassie politiche intendevano sovvertire lo stato democratico nato faticosamente dalle ceneri della seconda guerra mondiale. I primi (Brigate Rosse, Prima Linea) cercavano attraverso il terrorismo di innescare una rivoluzione comunista, gli altri (NAR, Ordine Nero, il Gruppo La Fenice) di instaurare in Italia un regime autoritario. A questi si aggiungeva la concreta eventualità, mai del tutto chiarita da parte della magistratura e dagli storici, di un terrorismo attuato da pezzi deviati dello Stato e di tentativi golpisti da parte di settori dell’esercito. Questi opposti estremismi armati  avevano come particolare sfondo una società che stava velocemente cambiando, percorsa da tensioni sociali, un conflitto ideologico violento generalizzato che vedeva coinvolti gran parte dei giovani di allora e un Paese che era certamente nella parte occidentale dello scacchiere mondiale, ma a un passo dalla cortina di ferro. Una Nazione di frontiera, involontario campo di battaglia durante la guerra fredda, che qualcuno ha definito a “sovranità limitata”. Chi fa parte della mia generazione immagina con fatica uno Stato in cui un golpe militare o una rivoluzione armata sono possibilità concrete. Rivoluzioni e Golpe che tra l’altro sono avvenuti in paesi nostri vicini o che comunque ora consideriamo a pieno titolo parte del “mondo occidentale”.

Riportiamo alla mente solo alcuni degli episodi delittuosi più importanti nella storia dello stragismo italiano. Non vi indicherò i mandanti né i responsabili. Responsabili o presunti tali perché in Italia, spiace ricordarlo, vi sono alcune verità storiche, alcune verità processuali e altri casi in cui non si conosce il responsabile e non si può avere né l’una né l’altra verità. Non vi citerò i rei perché in tutti i casi elencati i morti erano vittime innocenti, che si trovavano nel luogo dell’attentato per puro caso. Vittime che generalmente non erano in qualche modo ricollegabili con gli stragisti o con i loro antagonisti. Per cui per il tema che voglio affrontare non mi interessa sapere se son vittima delle brigate rosse piuttosto che dei NAR o di un segmento dello stato deviato. Morti innocenti come sempre capita alle vittime della strategia del terrore e come analogamente accade ora in Francia, in Egitto, in Kenia, in Nigeria, in Iraq, in Turchia o in tutti i luoghi che sono devastati dal terrorismo islamico, dove tra l’altro, anche a Parigi, molte vittime sono esse stesse mussulmane.

Simbolo LM

Alcune semplici (e terribili date):

12 dicembre 1969: attentato alla sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura in Piazza Fontana a Milano. 17 vittime e 88 feriti. Nello stesso giorno ci furono altre vittime per l’esplosione contemporanea di diversi ordigni in tutta Italia.

22 luglio 1970: Eccidio di Gioia Tauro. Un treno deraglia sui binari sabotati precedentemente da una bomba . 6 morti e 60 feriti.

28 maggio 1974: Strage di Piazza della Loggia a Brescia. 8 morti e 100 feriti.

4 agosto 1974: Strage del treno Italicus, in provincia di Bologna presso la Grande Galleria dell’Appennino a San benedetto Val di Sambro.  12 vittime e 105 feriti[6].

16 marzo 1978: Attentato di via Fani a Roma. Aldo Moro viene rapito e 5 uomini della scorta vengono uccisi. L’on. Moro verrà in seguito barbaramente giustiziato.

1 dicembre 1978: Agguato di Porta Romana a Milano. 3 morti.

3 maggio 1979: Strage di Piazza Nicosia a Roma. 2 morti, 1 ferito. La sede regionale della DC del Lazio evacuata e devastata dai terroristi.

2 agosto 1980: la bomba alla Stazione di Bologna. 85 persone uccise e circa 200 ferite.

23 dicembre 1984: Strage del Rapido 904, ancora presso la Grande galleria dell’Appennino a San Benedetto Val di Sambro. 17 persone persero la vita e oltre 260 rimasero ferite.

Un terrorismo diverso, ma principalmente radicato in Italia e con un’uguale metodologia, è quello delle mafie nostrane. Un terrorismo che ha una vita storica più lunga e forse ancora non terminata. Solo per ricordare alcuni terribili episodi vi ricordo la strage di Carini del 1982, l’eccidio di Pizzolungo del 1985 e le stragi di Capaci e di Via D’Amelio del 1992. Sto andando sicuramente fuori tema, ma è per rammentare a tutti noi che difficilmente possiamo rivendicare una assoluta estraneità da parte dell’Italia al fenomeno terrorismo.

Stiamo parlando di centinaia di morti solo in Italia, a cui si devono aggiungere le vittime del terrorismo internazionale o di regimi dittatoriali nello stesso periodo:  FARC e ELN in Colombia. l’IRA in Irlanda, la RAF in Germania, l’ETA nei Paesi Baschi. Emblematico il caso dell’OAS (Organisation Armée Secret) di matrice nazionalista francese che per spingere De Gaulle a mantenere il controllo dell’Algeria, in poco più di un anno, uccise 2700 persone in una devastante serie di attentati che cercarono senza successo di impedire la decolonizzazione dell’Algeria e che finirono per essere assolutamente controproducenti. Senza dimenticare poi che l’esercito francese nella parte iniziale del conflitto uccise all’incirca 460 mila civili algerini, combattendo una guerra “sporca” contro il FLN algerino che d’altronde usava metodi terroristici contro l’occupante francese. Casi di tortura e brutalità si verificarono da entrambe le parti, ma la sproporzione è evidente se si pensa che l’Esercito francese internò o deportò 2 milioni di algerini in diversi campi di concentramento o aree disabitate. Numeri ancora più notevoli se si considera che all’epoca risiedevano in Algeria circa 10 milioni di persone. L’attività criminale dell’OAS si pone alla fine del conflitto, quando ormai lo Stato transalpino ha rinunciato al dominio sull’Algeria ed è giunto ad accordi risolutivi con il FLN algerino. Per cui l’OAS è una sigla terrorista al di fuori di ogni cornice di legalità che arriverà addirittura a tentare di assassinare per ben

Vi prego poi di ricordare il terrorista norvegese, fondamentalista cristiano e massone (o meglio contro iniziato)  Breivik che il 21 Luglio 2011 trucidò barbaramente  70 ragazzi dai 14 ai 21 anni nell’isola di Utoya. Lui stesso si è definito anti-multiculturalista, anti-marxista, anti-islamista, e sionista. Si definisce inoltre, bontà sua, “salvatore del Cristianesimo” e “il più grande difensore della cultura conservatrice in Europa”. Ha motivato il suo gesto come un tentativo di salvare l’occidente dall’Islam: penso che sia l’Occidente che l’Islam non abbiano bisogno di siffatti liberatori dello stampo di Breivik o dei macellai dell’ISIS, sono convinto che ne faremmo tutti volentieri a meno.

La disamina dei casi che vi ho esposto fino ad ora non vanno intesi come un tentativo di giustificare i crimini odierni con i delitti del passato, anzi è mia opinione che il terrorismo dell’ISIS, o di organizzazioni analoghe, non abbia nessuna possibile logica se non quella del furore ideologico,  dell’estremismo e dell’odio più cieco e abbietto. Tutto ciò si pone in completa antitesi dai valori che la Massoneria proclama: “La Muratorìa diviene il Centro di Unione, e il mezzo per conciliare sincera Amicizia tra Persone che sarebbero rimaste ad una perpetua Distanza”. Così recitano le Costituzioni di Anderson nel 1723, e si riferiscono alle guerre di religione che hanno insanguinato l’Europa e che ancora lo faranno per alcuni anni. Senza scomodare i roghi di eretici e l’inquisizione della Chiesa cattolica volgiamo un attimo il nostro pensiero alle guerre che scoppiano tra Cattolici e Protestanti, La persecuzione dei primi sui secondi e viceversa, e la persecuzione di entrambi verso gli ebrei. La massoneria del primo XVIII secolo si pone come luogo di incontro per uomini di religione diversa. Confronto anziché scontro. Luogo di elaborazione culturale e sociale, di tolleranza e fratellanza a dispetto di religioni e idee politiche differenti. Si capisce quindi che un massone deve ripudiare il fanatismo politico e religioso e lo considera ributtante forse più di chiunque altro. A maggior ragione perchè il terrorismo non vuole altro che fomentare odio e paura, creare o ingigantire le distanze e le divisioni tra gli uomini e i popoli. Instillare in noi la paura, impedirci di vivere secondo le nostre idee, farci vedere nemici ogni parte e forse farci abbassare al livello dei regimi che dovremmo combattere, ma lo ammetto, questa è una mia opinione personale. Come dicevo non sto elencando una serie di crimini sanguinari per trovare una inesistente giustificazione al terrorismo dei giorni nostri, ma perché cerco di indagare i modi in cui la nostra società ha trovato gli anticorpi per combattere il terrorismo. E’ chiaro che l’ISIS, le BR o i NAR sono frutto di ideologie diversissime, differenti nelle cause e lontani nel tempo, ma il metodo del terrore è lo stesso, e forse gli stessi, o meglio simili, devono essere i metodi per combatterli.

Ritorniamo un secondo agli archivi e alla memoria con cui avevamo iniziato. Il tessuto sociale e la democrazia italiana, pur con terribili sbandamenti, durante gli anni di piombo sopravvisse. La società che era inizialmente divisa in maniera apparentemente insanabile seppe rifiutare la logica del terrorismo, degli estremismi e della paura. I settori della società che inizialmente erano per lo meno tiepidi nel denunciare la brutalità del terrore e che in alcuni casi davano addirittura sostegno (si pensi al collegamento iniziale con alcuni ambienti studenteschi e operai che ebbero le BR o, di converso, la simpatia che alcuni settori dello stato diedero inizialmente a quei fenomeni che portarono all’eversione nera o addirittura l’implicazione di pezzi deviati dello stessa repubblica) seppero poi riappropriarsi della logica del confronto democratico e questo tolse al terrorismo quel substrato culturale ambiguo dove trovava riparo e sostentamento. Un brodo culturale di ambiguità che una volta asciutto tolse linfa vitale ai terroristi e agli opposti estremismi. Fù un fenomeno complesso, uno sforzo delle parti sociali di allora che credo andrebbe ripercorso anche adesso.

Se come società occidentale tutta dobbiamo combattere l’estremismo islamico dovremmo perlomeno prenderci la briga di studiare il nostro nemico, cercare di analizzarne le ragioni profonde, i motivi che fanno sì che alcune persone scelgano di aderire a una causa sanguinaria oltre ogni misura, un organizzazione che si compiace di terrorizzare intere popolazioni e che si diletta nel far sì che i media occidentali mostrino barbare esecuzioni, (ricordate il pilota giordano bruciato vivo?) con il principale scopo di  seminare il terrore. Capirne soprattutto i collanti sociali e culturali interni che tengono assieme la compagine dell’ISIS, la sua capacità di creare uno Stato parodistico (parodistico se raffrontato con le Democrazie di stampo Occidentale). Stiamo parlando di uomini e donne che non sono tenuti assieme soltanto da una visione distorta della Religione, ma che hanno al loro interno usi, costumi,  si richiamano a un mito fondativo e a una tradizione culturale riletta e riadattata a loro uso e consumo. Spesso sono in realtà lontani e al di fuori del mondo islamico, ma si allontanano dalle loro famiglie spinti credo dalle motivazioni più disparate a cui non sono estranei il desiderio di una Causa Giusta a cui votare la propria Vita, una visione romantica del sacrificio e una ricerca deviata della Verità. E in questo penso che siano molto simili agli estremisti nostrani degli anni ’70.

Credo che abbiate capito quale sia il ruolo che io auspico per i Maestri Architetti. La dichiarazione dei principi del Rito Simbolico Italiano ci ricorda che “L’attribuzione del Grado di Maestro presume il raggiungimento della Perfezione Massonica”, mentre il terzo dei “Cinque punti della fratellanza” recita: “La Libera Muratoria ha per scopo il perfezionamento morale dell’Umanità, e per mezzo la diffusione e la pratica di una vera filantropia; l’elevazione morale, intellettuale e materiale di tutti gli Uomini ai quali Essa aspira di estendere i legami d’Amore e di Solidarietà fraterni che uniscono tutti i Liberi Muratori sulla superficie della Terra. Il Libero Muratore ha per divisa: Fa agli altri ciò che vorresti che da altri fosse fatto a te”. Come massoni perpetriamo il ricordo di un Uomo Buono, Hiram, che rifiutandosi di piegarsi all’ingiustizia e alla violenza ha preferito donare la propria vita. E come Sentinelle dell’Ordine siamo chiamati a riconoscere come la più alta delle iniziazioni massoniche la leggenda di Hiram e come tali a cercare di estendere i legami di fratellanza a tutta l’Umanità. Ispirandosi all’architetto del Tempio di Salomone, ai nostri principi e alle tradizioni della massoneria credo che dovremmo rispondere al fanatismo con il dialogo. Dialogo non con i terroristi, ma con tutte le parti interessate che vogliono il confronto, sia in Europa che in Medio Oriente, Islamici sunniti come sciiti. Senza cadere nella trappola che ci è stata tesa, che vorrebbe portarci a equazioni semplici dettate dal terrore: Il fanatico vede il mondo in bianco e nero, e desidera che la nostra società faccia altrettanto richiamandosi a una logica di forze contrapposte: Islam contro infedeli, crociati contro mussulmani, che diventa alle nostre latitudini islamico uguale a terrorista.

Tracing LM

Come singoli cosa possiamo fare? Intendo come semplici liberi muratori, cittadini che non possono incidere più di tanto nei fenomeni epocali che stanno cambiando il nostro modo di vivere. Ritorno a quanto detto: credo che la strada da seguire sia analoga a quella percorsa dalla società italiana negli anni ’70 – ’80 del secolo scorso. Fatta di ricerca di punti di incontro con chi ha fede o ideali diversi da te, eliminazione del brodo culturale in cui prolifera il fanatismo attraverso il dialogo e una vita sociale inclusiva. Ecco l’importanza di sodalizi culturali, ma anche di società sportive, e di quant’altro permetta di avere un patrimonio condiviso di esperienze e ideali che furono allora, come devono diventare ora, minimo comun denominatore di una vita insieme. Ma come allora serve anche l’esclusione più decisa e l’allontanamento del fanatico, dell’estremista, del violento e del prevaricatore.

Terminiamo, mi permetterete, con alcuni versi del Fratello senza grembiule Trilussa (Fece domanda, accettata, ma morì a quanto pare poco prima dell’iniziazione, in questo fu un po’ come un Voltaire nostrano! Solo un poco più sfortunato perchè il filosofo illuminista morì invece poco dopo l’iniziazione!).

E’ “La ninna nanna de la guerra”, del 1914. Ve ne recito soltanto un brano, mi perdonerete se, non essendo romano, non sono in grado di declamarla come si dovrebbe:

Ninna nanna, pija sonno
ché se dormi nun vedrai
tante infamie e tanti guai
che succedeno ner monno
fra le spade e li fucili
de li popoli civili
Ninna nanna, tu nun senti
li sospiri e li lamenti
de la gente che se scanna
per un matto che commanna;
che se scanna e che s’ammazza
a vantaggio de la razza
o a vantaggio d’una fede
per un Dio che nun se vede,
ma che serve da riparo
ar Sovrano macellaro.
Chè quer covo d’assassini
che c’insanguina la terra
sa benone che la guerra
è un gran giro de quatrini
che prepara le risorse
pe li ladri de le Borse.

Non so se sia più folle uccidere e morire per la Razza, per la Fede religiosa, per una qualsiasi idea politica o per la cupidigia del denaro. E non ne vedo la differenza.

Ho detto.

Fr. V. R., MA del Collegio Ravenna et Classis