Tutto è relativo, anche il Relativismo Massonico

Il presente lavoro prende lo spunto da alcune considerazioni attorno ad una delle critiche che più frequentemente vengono rivolte alla Massoneria da diversi ambienti confessionali (e non solo), relative al fatto che il nostro Ordine si fonderebbe su una concezione filosofica di natura essenzialmente relativistica. Concezione per altro declinata, in ambito profano, con connotazioni fortemente antireligiose. E’, infatti, un dato di fatto incontrovertibile che dalla prima e forse più famosa bolla di condanna della Massoneria, emessa il 28 aprile 1738 da Papa Clemente XII, la  così detta: “In Eminenti [Apostolatus] (Nell’eminente Sede dell’Apostolato)”, fino ad arrivare alla recente “Dichiarazione sulla Massoneria” della “Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede”, datata 26 novembre 1983, ad opera del suo Prefetto, allora Cardinale Joseph Ratzinger e ripresa anche in un successivo articolo, apparso il 23 febbraio 1985 su “L’Osservatore Romano”, dal titolo: “Inconciliabilità tra fede cristiana e massoneria”, venga sempre rimarcata la tesi secondo la quale, nel migliore dei casi:

“[…] anche nel caso in cui non vi siano espliciti comportamenti ostili alla fede cattolica, il metodo massonico è comunque incompatibile con la stessa, in quanto si fonda su una concezione simbolica relativistica del tutto  inaccettabile per un cristiano […]”

A questo riguardo, si ritiene che tale assunto meriti di essere analizzato con attenzione anche per approfondire alcuni punti essenziali e fugare diversi equivoci di fondo che da sempre, nella plurisecolare tradizione della Moderna Libera Muratoria, sono stati utilizzati in maniera capziosa contro la nostra Istituzione da poteri statali, sotto regimi per lo più dittatoriali, e religiosi/temporali, in primis, ma non esclusivamente, dalla Chiesa Cattolica.

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